Nel 2020 caldo record. Allarme Onu: «Fallimento suicida sul clima»

 Dal Web 

Il 2020 è destinato a passare alla storia non solo come l'anno della pandemia di Covid-19 ma anche come uno dei tre anni più caldi mai registrati. Dodici mesi segnati da temperature così roventi da poter persino superare il record stabilito nel 2016. Il cambiamento climatico avanza senza sosta ed il riscaldamento globale appare inarrestabile.



Il 2020 è destinato a passare alla storia non solo come l'anno della pandemia di Covid-19 ma anche come uno dei tre anni più caldi mai registrati. 

Dodici mesi segnati da temperature così roventi da poter persino superare il record stabilito nel 2016. 

Il cambiamento climatico avanza senza sosta ed il riscaldamento globale appare inarrestabile.

È il messaggio che ci dà in sostanza il Rapporto 2020 sullo stato del clima globale presentato a Ginevra da Petteri Taalas, segretario generale dell'Organizzazione mondiale della meteorologia dell'Onu (Wmo).

Nelle stesse ore in cui è stato divulgato il Rapporto, il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha denunciato il fallimento "suicida" nella lotta al riscaldamento globale e affermato che la ripresa dalla pandemia di coronavirus potrebbe essere l'occasione per l'umanità di salvare il pianeta.

"L'umanità sta dichiarando guerra alla natura, questo è un suicidio.

 L'anno prossimo abbiamo l'opportunità di arrestare la distruzione e iniziare la guarigione. 

La ripresa dal Covid e il risanamento del nostro pianeta devono essere due facce della stessa medaglia", è stato l'appello di Guterres.

Da parte sua, Taalas ha messo in guardia sul fatto che "c'è almeno una possibilità su 5 che da ora al 2024 l'aumento della temperatura superi temporaneamente la fatidica soglia di 1,5° C dell'accordo di Parigi".

 Dal momento che le colonnine di mercurio segnano record continui di anno in anno, "il decennio 2011-2020 sarà il più caldo in assoluto mai registrato, con i sei anni più caldi a partire dal 2015", sempre secondo le valutazioni del Wmo.

 Gli esperti dell'Onu hanno fatto sapere anche che il calore degli oceani "è a livelli mai visti e oltre l'80% dell'oceano globale ha subito un'ondata di caldo marino durante il 2020, con ripercussioni diffuse per gli ecosistemi marini che già soffrono di acque più acide a causa dell'assorbimento di anidride carbonica (Co2)".

Nonostante il blocco del Covid-19, si osserva nel Rapporto, le concentrazioni atmosferiche di gas a effetto serra hanno continuato a salire, impegnando il pianeta ad un ulteriore riscaldamento per molte generazioni a venire a causa della lunga durata della Co2 nell'atmosfera.

Il caldo più torrido ha colpito l'Asia settentrionale, in particolare l'Artico siberiano, dove le temperature erano di oltre 5°C sopra la media. 

Il caldo siberiano ha raggiunto il suo picco alla fine di giugno con 38,0°C registrati a Verkhoyansk il 20 di giugno, provvisoriamente la temperatura più alta mai osservata a nord del Circolo Polare Artico.

Altra cattiva notizia è che il ghiaccio marino artico ha raggiunto il suo minimo annuale a settembre, classificandosi al secondo posto tra i meno estesi degli ultimi 42 anni, mentre la Groenlandia ha continuato a perdere massa anche se a un ritmo più lento. 

Al quadro dipinto dal Wmo, già di per sé preoccupante, si aggiunge il fatto che la stagione degli incendi che ha devastato vaste aree dell'Australia, della Siberia, della costa occidentale degli Usa e del Sud America, è stata la più attiva negli ultimi 18 anni.

 L'Unione Internazionale per la conservazione della natura (Iucn) ha rincarato la dose e denunciato che i cambiamenti climatici sono la più grande minaccia al patrimonio naturale dell'Unesco (252 siti naturali) come i ghiacciai e le zone umide ed hanno messo la Grande Barriera Corallina australiana in condizioni "critiche".

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