Come stanno davvero le cose sulle trivelle nello Ionio

Dal Web
Il governo ha dato il via libera a nuove concessioni petrolifere. Si torna a discutere sulle trivelle con botta e risposta tra ambientalisti/No Triv e la componente M5s del governo.

di Cecilia Bergamasco

È di nuovo polemica attorno al tema delle trivelle che periodicamente attira l’attenzione e fa infervorare gli animi tra i sostenitori e i contrari. Ma questa volta la situazione è più complessa, da un lato restano sempre gli ambientalisti e il Coordinamento nazionale No Triv che denuncia il governo di aver autorizzato concessioni esplorative nelle aree del mar ionio di Puglia, Basilicata e Calabria. Dall’altra parte c’è la componente “pentasetellata” del governo che sostiene di aver semplicemente adempiuto a decisioni prese dal precedente governo e ribadisce la sua contrarietà alle trivelle. La componente leghista, invece, rimane silente e lascia gestire la patata bollente al Movimento 5 Stelle. Ma vediamo come stanno le cose.

I decreti che autorizzano l’esplorazione alla ricerca di idrocarburi 

Sul Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse del 31 Dicembre 2018, edito dal ministero dello Sviluppo economico, sono stati pubblicati tre decreti relativi al Conferimento del permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi convenzionalmente alla società Global med, per un periodo di sei anni, relativamente a tre aree:
  1. permesso F.R43.GM,ubicato nel Mare Ionio, zona marina “F” con un’estensione del permesso di ricerca pari a 729,5 kmq
  2. permesso F.R44.GM,ubicato nel Mare Ionio, zona marina “F” con un’estensione del permesso di ricerca pari a 744,6 kmq
  3. permesso F.R45.GM,ubicato nel Mare Ionio, zona marina “F” con un’estensione del permesso di ricerca pari a 744,6 kmq
Nel testo del decreto si autorizza l’uso degli airgun e nello specifico si legge: “l’Airgun è ad oggi considerata la tecnica più efficace per lo studio delle caratteristiche geologiche del sottosuolo marino, non solo ai fini della ricerca di idrocarburi ma anche a scopi scientifici e di protezione civile”; “si riscontra l’assenza di una correlazione provata del tipo causa-effetto degli impatti degli Airgun sui mammiferi marini”.
Dal tempo del referendum contro le trivelle ci cono movimenti che chiedono lo stop delle concessioni alle esplorazioni petrolifere. ©Greenpeace

Le reazioni degli ambientalisti e del Coordinamento No Triv

Netta le reazione del coordinamento che per voce di uno dei suo fondatori, il costituzionalista Enzo di Salvatore, in un post su Facebook ha scritto: “Per ben sei mesi il Governo non ha autorizzato alcuna ricerca petrolifera né alcuna (nuova) attività estrattiva. Ora ha ceduto. Il bello è che tutto ciò che si opponeva ai governi precedenti è riproposto dal governo attualmente in carica: il fatto che sia autorizzata la ricerca con l’airgun (quando con una sua proposta il M5S avrebbe voluto che l’utilizzo di tale tecnica fosse reato); il fatto che siano prorogati titoli già scaduti (quando il governo Monti e il governo Renzi furono aspramente criticati proprio per questo); il fatto che il limite dei 750 kmq previsti dalla legge sia, nei fatti, aggirato dal momento in cui si accordano ad una stessa multinazionale due permessi contigui, ciascuno dei quali non è superiore ai 750 kmq (ma la somma fa quasi 1.500 kmq)”.

Cosa dice il ministro dell’Ambiente Costa

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, con un comunicato stampa e successivamente in un post su Facebook, spiega che nella vicenda lui non ha nessun ruolo e che “da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò”.
Costa ribadisce di non essere diventato ministro dell’Ambiente per riportare l’Italia al Medioevo economico e ambientale e che i permessi rilasciati in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell’Ambiente del precedente governo.

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