Sporco petrolio, il dossier. E domenica un sì per fermare le trivelle

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La lunga scia della corruzione, dell'inquinamento e del malaffare: Legambiente ha presentato il dossier sui numeri e le storie dell'altra faccia del petrolio, l'oro nero. E domenica 17 aprile si vota sulle trivelle: votare sì al referendum significa fermarle.

Il settore delle estrazioni di petrolio e gas è in assoluto tra i più a rischio corruzione, con un tasso del 25% di corruzione percepita (dato Trasparency). Petrolio, gas e risorse minerarie costituiscono tuttora i settori a maggior rischio corruzione del mondo (dati Ong Global Witness). In un campione di 427 casi di corruzione registrati tra il 1999 e la fine del 2014, quelli riguardanti i settori citati rappresenterebbero da soli il 19% del totale. L’alta propensione alla corruzione nel settore delle estrazioni di gas e idrocarburi è, infatti, dovuta principalmente alla sproporzione tra la forza contrattuale ed economica messa in campo dagli operatori economici titolari e/o gestori degli impianti e la debolezza politica ed economica dei territori dove questi impianti insistono concretamente. Meccanismo perverso che alimenta disuguaglianze e ingiustizie sociali con enormi danni a carico dell’ambiente.
In Italia, prendendo in esame i principali scandali degli ultimi due anni e mezzo, sono state almeno 97 le persone indagate (e in alcuni casi già condannate) per reati ambientali e sanitari e 92 quelle sotto indagine per reati legati a corruzione, truffa e frode fiscale, per un totale di 189 persone, tra cui molti alti dirigenti e funzionari.
Sporco petrolio (scarica qui il dossier), il dossier di Legambiente,  racconta l’altra faccia dell’oro nero. Alcune storie emblematiche tra illegalità, corruzione e inquinamento ambientale. Dal più recente caso del Centro Oli di Viggiano e dei casi collegati di Tempa Rossa (Pz) e Augusta (Sr), alla vicenda relativa alla piattaforma Vega A al largo delle coste di Pozzallo (Rg), fino alla storia della Raffineria di Gela; dall’inchiesta sulla raffineria di Cremona a quella di Livorno, senza tralasciare indagini e sentenze su siti meno noti ma ugualmente coinvolti dall’illegalità che spesso caratterizza la filiera del petrolio.
«Andare a votare il 17 aprile significa dare un segnale chiaro e inequivocabile sulla politica energetica che vogliamo – ha dichiarato la presidente nazionale di Legambiente Rossella Muroni commentando il dossier - Partecipare al referendum non significa solo voler porre un limite alla durata delle concessioni di ricerca ed estrazione di petrolio e gas entro le 12 miglia: vuol dire indicare quale futuro desideriamo per i cittadini e i territori di questo Paese; vuol dire spingere verso un futuro pulito, libero dalle pastoie dell’illegalità, dei rischi e dell’inquinamento che caratterizzano la filiera del petrolio. Per questo invitiamo tutti i cittadini ad andare a votare e a votare Sì. Affinché il nostro Paese prenda con decisione la strada che ci porterà fuori delle vecchie fonti fossili, innovi il nostro sistema produttivo, combatta con coerenza l’inquinamento e la febbre del Pianeta, rispettando gli impegni che il Governo ha preso alla COP21 di Parigi a fine 2015».
Domenica 17 aprile si vota per il referendum: un sì per fermare le trivelle!
I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23. Ecco il testo del quesito:
«Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?».

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