Negozi online e distributori automatici italiani chiusi per ferie: un pasticcio firmato M5S
Il disegno di legge che vuole regolare la liberalizzazione delle aperture straordinarie si è dimenticato di aggiungere e-commerce e distributori automatici agli esercizi che non dovranno rispettare le nuove norme: se il Senato approva il testo attuale i siti dovranno chiudere 12 giorni l'anno.
Siti di e-commerce italiani e distributori automatici
dovranno chiudere per 12 giorni all’anno:
sembra uno scherzo, ma leggendo tra le
pieghe del disegno di legge già approvato alla Camera
e ora in discussione al Senato le due categorie
rientrerebbero di diritto nella nuova regolamentazione
degli orari dei negozi. La questione è piuttosto semplice:
la liberalizzazione degli orari dei negozi voluta dal
Governo Monti non avrebbe avuto i risultati previsti,
anzi, molti piccoli negozi nei centri commerciali hanno
dovuto chiudere perché non riuscivano in alcun modo a
gestire le aperture domenicali. Entra quindi in gioco il
disegno di legge firmato dal grillino
Michele Dell’Orco insieme ad una fornita flotta
di deputati del M5S: questo DDL prevede la sostituzione
di un paio di articoli della precedente legge regolando
di fatto aperture e chiusure.
Secondo il nuovo decreto i negozi sarebbero tenuti al
“rispetto degli orari di apertura e di chiusura,
l'obbligo della mezza giornata di chiusura
infrasettimanale dell'esercizio
nonché quello di chiusura domenicale e festiva,
ad eccezione dei seguenti giorni :
dovranno chiudere per 12 giorni all’anno:
sembra uno scherzo, ma leggendo tra le
pieghe del disegno di legge già approvato alla Camera
e ora in discussione al Senato le due categorie
rientrerebbero di diritto nella nuova regolamentazione
degli orari dei negozi. La questione è piuttosto semplice:
la liberalizzazione degli orari dei negozi voluta dal
Governo Monti non avrebbe avuto i risultati previsti,
anzi, molti piccoli negozi nei centri commerciali hanno
dovuto chiudere perché non riuscivano in alcun modo a
gestire le aperture domenicali. Entra quindi in gioco il
disegno di legge firmato dal grillino
Michele Dell’Orco insieme ad una fornita flotta
di deputati del M5S: questo DDL prevede la sostituzione
di un paio di articoli della precedente legge regolando
di fatto aperture e chiusure.
Secondo il nuovo decreto i negozi sarebbero tenuti al
“rispetto degli orari di apertura e di chiusura,
l'obbligo della mezza giornata di chiusura
infrasettimanale dell'esercizio
nonché quello di chiusura domenicale e festiva,
ad eccezione dei seguenti giorni :
1) il 1º gennaio, primo giorno dell'anno;
2) il 6 gennaio, festa dell'Epifania;
3) il 25 aprile, anniversario della Liberazione;
4) la domenica di Pasqua;
5) il lunedì dopo Pasqua;
6) il 1º maggio, festa del lavoro;
7) il 2 giugno, festa della Repubblica;
8) il 15 agosto, festa dell'Assunzione della beata Vergine Maria;
9) il 1º novembre, festa di Ognissanti;
10) l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione;
11) il 25 dicembre, festa di Natale;
12) il 26 dicembre, festa di santo Stefano
Il “pasticcio” nasce dalle categorie che sarebbero
escluse da questa nuova regolamentazione:
bar e ristoranti, ovvero coloro che somministrano alimenti
e bevande, e tutte
“Le tipologie di attività di cui all'articolo 13, comma 1,
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114”,
ovvero, recuperando il decreto,
“le rivendite di generi di monopolio;
gli esercizi di vendita interni ai campeggi,
ai villaggi e ai complessi turistici e alberghieri;
gli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio
lungo le autostrade, nelle stazioni ferroviarie,
marittime ed aeroportuali; alle rivendite di giornali;
le gelaterie e gastronomie; le rosticcerie e le pasticcerie;
gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori,
piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi,
nastri magnetici, musicassette, videocassette,
opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe,
cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale,
nonché le stazioni di servizio autostradali,
qualora le attività di vendita previste dal presente comma
siano svolte in maniera esclusiva e
prevalente, e le sale cinematografiche”.
escluse da questa nuova regolamentazione:
bar e ristoranti, ovvero coloro che somministrano alimenti
e bevande, e tutte
“Le tipologie di attività di cui all'articolo 13, comma 1,
del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114”,
ovvero, recuperando il decreto,
“le rivendite di generi di monopolio;
gli esercizi di vendita interni ai campeggi,
ai villaggi e ai complessi turistici e alberghieri;
gli esercizi di vendita al dettaglio situati nelle aree di servizio
lungo le autostrade, nelle stazioni ferroviarie,
marittime ed aeroportuali; alle rivendite di giornali;
le gelaterie e gastronomie; le rosticcerie e le pasticcerie;
gli esercizi specializzati nella vendita di bevande, fiori,
piante e articoli da giardinaggio, mobili, libri, dischi,
nastri magnetici, musicassette, videocassette,
opere d'arte, oggetti d'antiquariato, stampe,
cartoline, articoli da ricordo e artigianato locale,
nonché le stazioni di servizio autostradali,
qualora le attività di vendita previste dal presente comma
siano svolte in maniera esclusiva e
prevalente, e le sale cinematografiche”.
Dove sono i siti web
e i distributori automatici?
Siti di e-commerce e distributori automatici
rientrerebbero quindi nella prima categoria,
ovvero nei negozi per i quali c’è obbligo di chiusura.
Un buco normativo probabilmente, e speriamo che
qualcuno al Senato se ne accorga prima di apporre la firma:
da tempo si prova a mettere sullo stesso livello
negozi online e negozi fisici,
ma ovviamente la cosa non è possibile, anzi,
spesso il negozio online è
la soluzione scelta da molti negozi fisici
per allargare il loro bacino di utenza
e tenere aperto 24 ore su 24.
rientrerebbero quindi nella prima categoria,
ovvero nei negozi per i quali c’è obbligo di chiusura.
Un buco normativo probabilmente, e speriamo che
qualcuno al Senato se ne accorga prima di apporre la firma:
da tempo si prova a mettere sullo stesso livello
negozi online e negozi fisici,
ma ovviamente la cosa non è possibile, anzi,
spesso il negozio online è
la soluzione scelta da molti negozi fisici
per allargare il loro bacino di utenza
e tenere aperto 24 ore su 24.
Una situazione che giustamente sottolinea anche Roberto Liscia,
presidente di Netcomm,
Consorzio del Commercio Elettronico Italiano:
“Il settore dell’eCommerce non può essere soggetto ad una
regolamentazione in tal senso, poiché per sua natura
è un’attività eseguibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Inoltre, sempre per definizione,
il commercio elettronico attiene a transazioni che non si svolgono
in un punto di vendita fisico, con conseguente impossibilità
di applicazione di tale proposta normativa”
presidente di Netcomm,
Consorzio del Commercio Elettronico Italiano:
“Il settore dell’eCommerce non può essere soggetto ad una
regolamentazione in tal senso, poiché per sua natura
è un’attività eseguibile 24 ore su 24 e 7 giorni su 7.
Inoltre, sempre per definizione,
il commercio elettronico attiene a transazioni che non si svolgono
in un punto di vendita fisico, con conseguente impossibilità
di applicazione di tale proposta normativa”
Confcommercio approva invece le nuove
regolamentazioni, definendole in linea con l’Europa:
“Le nuove disposizioni lasciano intatta la libertà
degli esercenti di restare aperti anche 24 ore al giorno.
Quello che verrebbe introdotto è soltanto l'obbligo
di chiusura nelle 12 festività nazionali 6 delle quali
potrebbero tuttavia essere sostituite dagli esercenti
con altrettanti giorni a loro libera scelta.
Ci sembra una regolamentazione minima,
ragionevole e assolutamente compatibile
con i principi e le prassi prevalenti in Europa
in materia di libertà di concorrenza.
Inoltre gli accordi territoriali previsti dalle nuove
disposizioni e con i quali si potrebbero finalmente
coordinare gli orari di tutti i servizi pubblici
e privati restano assolutamente facoltativi.
Confcommercio pertanto non ravvisa in queste norme
alcun passo indietro nel processo di liberalizzazione che,
questo sì, resta difficoltoso in altri settori,
non certo per il commercio“.
regolamentazioni, definendole in linea con l’Europa:
“Le nuove disposizioni lasciano intatta la libertà
degli esercenti di restare aperti anche 24 ore al giorno.
Quello che verrebbe introdotto è soltanto l'obbligo
di chiusura nelle 12 festività nazionali 6 delle quali
potrebbero tuttavia essere sostituite dagli esercenti
con altrettanti giorni a loro libera scelta.
Ci sembra una regolamentazione minima,
ragionevole e assolutamente compatibile
con i principi e le prassi prevalenti in Europa
in materia di libertà di concorrenza.
Inoltre gli accordi territoriali previsti dalle nuove
disposizioni e con i quali si potrebbero finalmente
coordinare gli orari di tutti i servizi pubblici
e privati restano assolutamente facoltativi.
Confcommercio pertanto non ravvisa in queste norme
alcun passo indietro nel processo di liberalizzazione che,
questo sì, resta difficoltoso in altri settori,
non certo per il commercio“.
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