Ecco l’elenco completo di tutti gli impresentabili eletti nel nuovo Parlamento: uno Stato imbarazzante
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Il conteggio è imbarazzante. Tra indagati, condannati e pregiudicati il nuovo Parlamento non sarà poi tanto diverso da quello di ieri. Un esercito bipartisan (la stragrande maggioranza Pdl, ma tante ombre anche su Pd e Terzo Polo) formato da storici onorevoli in cerca di immunità, ma anche da new entry – per così dire - di tutto rispetto. E non si può nemmeno dire che li abbiano scelti gli elettori, visto che le nomine sono state in gran parte decise a tavolino dai leader dei partiti. Tanti, come vedremo, i personaggi legati alla criminalità. Ma non solo. Buona (si fa per dire) lettura.
di Carmine Gazzanni
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Fabrizio Di Stefano (deputato Pdl, circoscrizione Abruzzo): rinviato a giudizio per corruzione. Insieme a Paolo Tancredi (vedi sotto) avrebbe chiesto e ottenuto dall’imprenditore Rodolfo Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni.
Paolo Tancredi (deputato Pdl, circoscrizione Abruzzo): oltre quanto detto, Tancredi è stato rinviato a giudizio, sempre per corruzione, anche per un’altra vicenda. Nel 2006 avrebbe chiesto agli allora consiglieri comunali di Mosciano (Teramo) Martini e Piccioni di astenersi in Consiglio dalla votazione del cambio di destinazione d’uso di un terreno – dietro cui c’era l’interessamento di un imprenditore - in cambio di finanziamenti. Cristiano Artoni, l’imprenditore interessato, avrebbe poi girato due assegni da 2mila euro l’uno al marito di Pasqualina Piccioni, inquadrandoli come finanziamento al partito.
Giuseppe Galati (deputato Pdl, circoscrizione Calabria): indagato per corruzione in atti giudiziari e falso ideologico (la vicenda risale alla revoca della delega a condurre le inchieste “Poseidone” e “Why Not” all’allora Pm di Catanzaro Luigi De Magistris). Marito della leghista Carolina Lussana, ex onorevole, ma trombata a queste politiche.
Nicodemo Oliverio (deputato Pd, circoscrizione Calabria): imputato al Tribunale di Roma con altre 14 persone per bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale aggravata.
Demetrio Battaglia (deputato Pdl, circoscrizione Calabria): sebbene non sia mai stato iscritto nel registro degli indagati, per il futuro parlamentare sembrerebbe valere il detto “talis pater, talis filius”. Se infatti il padre ha ricevuto la misura di prevenzione per mafia, lui stesso figurava nel decreto di scioglimento del Comune di Reggio per le infiltrazioni della criminalità organizzata nel 1992. Il colonnello Angiolo Pellegrini, già collaboratore del giudice Borsellino, poi capo della Dia di Reggio Calabria, in un’aula di Tribunale a Reggio ha ricordato: “Nel 1989 Giorgio De Stefano ha sostenuto l’elezione dell’avvocato Demetrio Battaglia”. Giorgio De Stefano, appartenente dell’omonimo clan mafioso, è stato arrestato e condannato.
Lorenzo Cesa (deputato Udc, circoscrizione Calabria): arrestato nel 1993 e condannato in primo grado a 3 anni e 3 mesi per corruzione aggravata nello scandalo Anas (mazzette per 30 miliardi di lire) e poi salvato da un cavillo insieme al coimputato Prandini (condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi): nel 2003, la Corte d’appello di Roma si è resa conto che il Tribunale dei ministri che aveva rinviato a giudizio i protagonisti dello scandalo Anas non poteva svolgere funzione di gup. Così il processo è ritornato al punto di partenza e tutto è finito in prescrizione, perché gli atti sono stati poi giudicati inutilizzabili. Nel 2006 è di nuovo indagato per truffa “per avere ottenuto illecita erogazione di circa 5 miliardi di lire” dalla Ue e dalla Regione Calabria. L’inchiesta era in mano al pm Luigi De Magistris. Quando l’attuale sindaco di Napoli viene sollevato dal suo incarico, viene tutto archiviato.
Luigi Cesaro (deputato Pdl, circoscrizione Campania): alle spalle un arresto nel 1984 nell’ambito di un blitz contro la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo (condannato a cinque anni in primo grado, venne poi assolto per insufficienza di prove). Negli anni Novanta, in seguito allo scioglimento del comune di Sant’Antimo per infiltrazioni mafiose, i carabinieri di Napoli, in un’informativa, scrivono che Cesaro (allora assessore provinciale) “è solito associarsi a pregiudicati di spicco della malavita organizzata operante a Sant’Antimo e dintorni”. Anni duemila, stesso discorso. Nel 2008 a fare il suo nome è il collaboratore di giustizia Gaetano Vassallo che indica in Cesaro “un fiduciario del clan Bidognetti” per la questione rifiuti (per intenderci, lo stesso clan legato, secondo i magistrati, ai Casalesi e al suo referente politico, Nicola Cosentino). E, infine, ecco l’ennesima inchiesta: dal 2011 è ufficialmente sotto indagine per i suoi rapporti con i Casalesi.
Massimo Paolucci (deputato Pd, circoscrizione Campania): pur non essendo mai stato indagato, di lui parla la giornalista e ora senatrice Pd Rosaria Capacchione su Il Mattino del 20 novembre 2011: “Il ricordo di quella giornata campale è il ricordo di una resa. Fu in quei mesi del 2003 [...] che gli uomini dello Stato incontrarono la camorra. Una riunione ufficiale, con i dirigenti del commissariato di Governo, e i commissari di Governo erano Massimo Paolucci e Giulio Facchi, che scesero a patti con un gruppetto di imprenditori in odor di mafia che quei buchi avevano disponibili. [...] Le discariche [...] erano piuttosto illegali, e appartenevano a Cipriano Chianese, a Gaetano Vassallo, a Elio e Generoso Roma: nomi di uomini poi diventati assai noti alle cronache giudiziarie che trattavano di ecomafia”. Insomma, Paolucci sarebbe stato protagonista di una vera e propria trattativa Stato-camorra per la gestione dei rifiuti.
Paolo Russo (deputato Pdl, circoscrizione Campania): ex presidente della commissione parlamentare di inchiesta sui rifiuti in Campania, è stato indagato dalla Dda di Napoli per concorso esterno in associazione mafiosa, nell’ambito di indagini sulla camorra del nolano per i suoi rapporti con un imprenditore vicino, secondo gli inquirenti, ai clan della zona. Ma alla fine la Procura ha chiesto l’archiviazione, almeno per questa accusa. Russo resta però indagato nello stesso procedimento per violazione della legge elettorale.
Gianluca Pini (deputato Lega, circoscrizione Emilia Romagna): indagato per millantato credito. Avrebbe richiesto e ottenuto la cifra di 15mila euro da parte di un avvocato forlivese in cambio dell’impegno ad assicurargli la promozione all’esame per l’abilitazione alla professione. Pini, dall’estate scorsa, è indagato anche per appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposta. Avrebbe usato lo scudo fiscale per far rientrare in Italia dalla Repubblica di San Marino 400mila euro precedentemente sottratti al fisco.
Renata Polverini (deputata Pdl, circoscrizione Lazio): ex governatrice della regione assurta – a giusta ragione – a emblema degli sperperi locali, tanto che anche la Corte dei Conti ha aperto un’istruttoria sui presunti sperperi di denaro pubblico da parte della Regione Lazio: i magistrati contabili stanno analizzando casi di finanziamenti (per un totale di svariati milioni di euro) effettuati dalla Polverini e dai suoi uomini per le cosiddette “spese di comunicazione” della Regione. Tante, poi, anche le inchieste giornalistiche. Come quella portata avanti daL’Espresso (scandalo affittopoli), che ha smascherato come la Polverini, nonostante i lauti guadagni suoi e di suo marito, vivesse in una casa popolare sull’Aventino.
Antonio Angelucci (deputato Pdl, circoscrizione Lombardia): rinviato a giudizio per truffa aggravata ai danni della Regione Lazio per un giro di degenze e presunte prestazioni gonfiate. Secondo l’accusa, la truffa ammonterebbe a 163 milioni di euro. Non solo. La famiglia Angelucci è stata sanzionata anche dall’AgCom per aver percepito illegittimamente 34 milioni di euro dallo Stato (dal 2006 al 2010), violando la legge sui contributi pubblici all’editoria.
Umberto Bossi (deputato Lega Nord, circoscrizione Lombardia): condannato in via definitiva a 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito (processo Enimont); a 1 anno per istigazione a delinquere a danno di Gianfranco Fini (aveva invitato i leghisti a cercare “casa per casa i fascisti” ed aveva specificato che per fascisti intendeva anche gli esponenti di Alleanza Nazionale che aveva definito, tra le altre cose, “il fetore peggiore del Parlamento”); a 1 anno e 4 mesi per vilipendio alla bandiera poi indultati (nel 1997 aveva detto: “quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo”; e ancora: “ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore”); oggi è indagato per truffa ai danni dello Stato (scandalo dei fondi pubblici).
Davide Carlo Caparini (deputato Lega, circoscrizione Lombardia): resistenza a pubblico ufficiale. Il reato, però, è caduto in prescrizione.
Ignazio Abrignani (deputato Pdl, circoscrizione Marche): indagato per dissipazione post-fallimentare. Avvocato, ex capo della segreteria di Claudio Scajola, è indagato a Milano nelle indagini sulla bancarotta della Cit, l’agenzia di viaggi dello Stato di cui era commissario straordinario. La Cit, peraltro, era stata acquista dall'imprenditore campano Gerardo Soglia (pure lui candidato con il Pdl al Senato. Ma non ce l’ha fatta).
Raffaele Fitto (deputato Pdl, circoscrizione Puglia): condannato solo pochi giorni fa (14 febbraio) a 4 anni per corruzione, abuso d'ufficio e finanziamento illecito insieme all'imprenditore Giampaolo Angelucci del gruppo Tosinvest (3 anni e 3 mesi). Secondo le tesi dell’accusa, tra le altre cose, una società del gruppo Tosinvest finanziò con una dazione di 500 mila euro transitata dall’Udc verso la lista elettorale “La Puglia Prima di tutto” facente capo all’area politica di Raffele Fitto alle elezioni regionali del 2005. Secondo il pm si tratta in sostanza di un illecito finanziamento, in cambio dell‘appalto settennale da 198 milioni di euro per la gestione di undici Residenze Sanitarie Assistite in Puglia.
Elvira Savino (deputata Pdl, circoscrizione Puglia): indagata per concorso in riciclaggio. Accusata di aver fatto da prestanome fino al 2008 a un bancarottiere (Michele Labellante) ritenuto il cassiere dei potenti clan mafiosi Di Cosola e Parisi (Sacra Corona Unita). Avrebbe poi fatto anche pressioni verso due ministeri per favorire un progetto di edilizia universitaria gestito dalle stesse cosche.
Mauro Pili (deputato Pdl, circoscrizione Sardegna): indagato per peculato e, solo tre giorni fa, iscritto nel registro degli indagati per falso nello stesso filone di indagini della Procura di Cagliari che ha portato all’arresto del presidente cagliaritano Massimo Cellino (il quale peraltro era stato visitato dall’onorevole un giorno prima dell’arresto. Ma cosa si siano detti resta un mistero).
Francantonio Genovese (deputato Pd, circoscrizione Sicilia): indagato per abuso d’ufficio nell’inchiesta sulle delibere di affidamenti di servizi a Feluca spa, società che si occupa della rete internet del comune di Messina.
Francesco Saverio Romano (deputato Pdl, circoscrizione Sicilia): è stato di recente assolto per concorso esterno in associazione mafiosa, nel processo che in primo grado è stato celebrato con il rito abbreviato. Di lui, però, parla un pentito, Francesco Greco, secondo il quale Romano sarebbe stato sponsorizzato direttamente dall’ex boss Bernardo Provenzano.
Matteo Bragantini (deputato Lega, circoscrizione Veneto): condannato in appello per propaganda razziale. Tutto nasce nel 2004 quando il tribunale di Verona lo condanna insieme ad altri cinque leghisti veronesi per la raccolta firme contro un campo nomadi abusivo.
SENATO -
Domenico Scilipoti (senatore Pdl, circoscrizione Calabria): il Peones non è solo l’eterno riciclato (insieme all’amico Razzi, anche lui rieletto in Abruzzo), ma è anche indagato per produzione di documenti falsi in merito a debiti contratti non onorati. In sede civile, infatti, è stato condannato al risarcimento di 230mila euro. Come ricostruito in una passata inchiesta da Infiltrato.it, poi, sarebbe stato in affari con una cosca ‘ndranghetista. Vicino, poi, amovimenti di estrema destra (il programma dei Responsabili faceva il verso al programma fascista di Gentile) e alla setta religiosa del Movimento Olistico Transnazionale.
Antonio Caridi (senatore Pdl, circoscrizione Calabria): condannato in primo grado con il governatore Giuseppe Scopelliti per una vicenda di mancata bonifica a sei mesi. Il suo nome però compare, oltre che nei verbali del pentito Giovanbattista Fracapane, anche nelle carte della Dda di Genova che stava indagando sulla cosca Raso-Gullace-Albanese. Il capo della Direzione distrettuale antimafia di Genova Vincenzo Scolastico, infatti, nel ricostruire le attività illecite del boss Carmelo Gullace, “leader per tutto il nordovest” del clan Raso-Gullace-Albanese che detta legge in Liguria, scrive in un dossier consegnato alla Commissione parlamentare antimafia: “L’indagine ha consentito di documentare l’alacre attività di sostegno svolta, nell’ultimo voto regionale, da esponenti della cosca, anche con palesi intimidazioni, a favore del candidato Antonio Stefano Caridi”.
Antonio Gentile (senatore Pdl, circoscrizione Calabria): accusato più volte di aver avuto l’appoggio elettorale della ‘ndrangheta alle politiche del 1992 (correva per il Psi), pur non essendo – è bene precisarlo – mai stato indagato. Anche l’ex sindaco di Cosenza Giacomo Mancini ha dichiarato che nel 1992 Antonio Gentile era scortato da un “nutrito stuolo di personaggi molto noti alla giustizia”. In effetti, il potere clientelare ed affaristico coltivato da Gentile sembrerebbe davvero enorme.
Lucio Barani (senatore Pdl, circoscrizione Campania): a processo per abuso d’ufficio da sindaco di Aulla per aver favorito una discarica abusiva. Barani, però, è famoso soprattutto per due iniziative: nel suo comune fece costruire un monumento a Bettino Craxi e ai “martiri di Tangentopoli” e, non contento, fece installare cartelli con su scritto “Aulla, comune de-dipietrizzato”.
Rosaria Capacchione (senatrice Pd, circoscrizione Campania): la giornalista antimafia è indagata per calunnia ai danni di Luigi Papale, l’ufficiale della Guardia di Finanza che stava indagando sulle acrobazie societarie e finanziarie del fratello Salvatore e della sua impresa.
Vincenzo Cuomo (senatore Pd, circoscrizione Campania): non è indagato. Tuttavia la sua elezione, come detto oggi da Infiltrato.it, fa sorgere più di un dubbio di opportunismo: parente del clan camorristico Zaza, il suo nome spunta anche nella documentazione che portò allo scioglimento per mafia del comune di Portici nel 2003. Quando Cuomo era vicesindaco.
Claudio Fazzone (senatore Pdl, circoscrizione Lazio): indagato per abuso d’ufficio dopo la scoperta di lettere di raccomandazione (peraltro scritte su carta intestata della Regione e normalmente protocollate) in cui si segnalavano persone da spostare o assumere alla Asl inviate da Fazzone quando era Presidente del Consiglio Regionale del Lazio.
Bruno Astorre (senatore Pdl, circoscrizione Lazio): ex presidente del consiglio regionale laziale, faceva parte dell’ufficio di presidenza nel quale si deliberavano gli stanziamenti. Sulla questione, ora, è in corso una inchiesta della Corte dei conti.
Salvatore Sciascia (senatore Pdl, circoscrizione Lombardia): condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto, nella sua qualità di manager Fininvest (capo dei servizi fiscali del gruppo Berlusconi), alcuni ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza affinchè ammorbidissero le verifiche fiscali.
Roberto Calderoli (senatore Lega, circoscrizione Lombardia): indagato per ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. I reati, però, sono andati prescritti. È stato indagato per truffa anche dal Tribunale dei ministri, ma i senatori hanno votato contro l’autorizzazione a procedere. La questione riguardava “artifici e raggiri” per andare e tornare in giornata da Roma a Cuneo su un aereo di Stato.
Alfredo Messina (senatore Pdl, circoscrizione Lombardia): indagato per favoreggiamento in bancarotta fraudolenta dell’Hdc del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi. Nel 2004 Crespi avrebbe chiesto a Mediaset di restituirgli 500 mila euro da lui anticipati a Telelombardia e Antenna3 per risarcirli del danno subìto dalla fornitura di programmi a Italia 7 Gold da parte di Mediaset. Per risolvere la cosa, secondo l’accusa, Messina avrebbe poi pagato parte di quella somma come tangenti a Crespi in contanti a Lugano e in nero.
Giancarlo Serafini (senatore Pdl, circoscrizione Lombardia): ex capo carpentiere nei cantieri dell’Edilnord a Milano 2 negli anni ‘70 e ‘80, assessore all’Economato nella giunta di Ombretta Colli, Consigliere Regionale della Lombardia, tesoriere di Arcore al posto di Giuseppe Spinelli, infine ora senatore. Su di lui, però, l’ombra di un patteggiamento per corruzione.
Jonny Crosio (senatore Lega, circoscrizione Lombardia): rinviato a giudizio per turbativa d’asta, concussione, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. La vicenda risale al 2010, quando Crosio era assessore provinciale alla viabilità: l’accusa, rivolta anche ad altri amministratori locali, è di aver fatto pressioni su piccoli proprietari, minacciandoli di esproprio, per far vendere i loro appezzamenti di terreno, a prezzi inferiori al dovuto, alla ditta Galperti, per agevolare la costruzione della strada di Bema.
Roberto Formigoni (senatore Pdl, circoscrizione Lombardia): indagato dalla Procura di Milano per corruzione e finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sulla sanità privata in Lombardia in cui risulta implicato il faccendiere Daccò, amico di Formigoni. Le accuse della Procura riguarderebbero un illecito finanziamento elettorale di oltre mezzo milione di euro ricevuto da un’azienda sanitaria privata in vista della campagna di Formigoni per le elezioni regionali italiane del 2010 in cui è stato rieletto per un quarto mandato consecutivo alla guida della regione; le accuse ipotizzano, inoltre, il reato di corruzione per la somma dei molteplici benefit di ingente valore patrimoniale (vacanze, soggiorni, utilizzo di yacht, cene di pubbliche relazioni a margine del Meeting per l'amicizia fra i popoli di Rimini, condizioni favorevoli nella vendita di una villa in Sardegna a un coinquilino di Formigoni nella comunità laicale dei Memores Domini) messi a disposizione del governatore lombardo dal mediatore Daccò. Come se non bastasse, il 13 febbraio scorso, sempre per la stessa inchiesta, gli viene contestato anche il reato di associazione a delinquere.
Antonio D’Alì (senatore Pdl, circoscrizione Sicilia): rinviato a giudizio per i suoi presunti rapporti con Matteo Messina Denaro, boss numero uno della mafia e superlatitante.
Antonio Fabio Scavone (senatore Pdl, circoscrizione Sicilia): rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e truffa per un appalto di 1,7 milioni di euro. A questo si aggiunge una condanna della Corte dei Conti per danno erariale quando era Direttore Generale dell’ASP 3 di Catania: risarcimento da 371mila euro.
Giuseppe Lumia (senatore Pd, circoscrizione Sicilia): indagato per diffamazione. È stato infatti querelato dal suo ex addetto stampa.
Altero Matteoli (senatore Pdl, circoscrizione Toscana): imputato per favoreggiamento verso l’ex prefetto di Livorno, che avrebbe avvertito di indagini e intercettazioni in corso su uno scandalo di abusi edilizi all’isola d’Elba, consentendo a lui e ad altri indagati di inquinare le prove e di distruggere carte e addirittura computer, con gravi danni per le indagini. Il processo, però, è stato bloccato dalla Camera.
Denis Verdini (senatore Pdl, circoscrizione Toscana): Imputato a Perugia per tentativo di associazione a delinquere e corruzione sugli appalti del G8 e post terremoto. Imputato a Roma per violazione della legge sulle società segrete (processo P3), per avere ”costituito, organizzato e diretto un’associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento, diffamazione e violenza privata”. Il suo nome, poi, spunterebbe anche nelle intercettazioni (34 in tutto) riguardo un’altra società segreta, la P4 di Bisignani e Papa.
Linda Lanzillotta (senatrice Lista Monti, circoscrizione Umbria): i partiti, praticamente, li ha girati tutti. Da giovanissima ha militato nel gruppo maoista Unione dei Comunisti Italiani, è stata ministro Pd, poi è passata all’Api di Rutelli e oggi è impegnata a sostegno dell’Agenda Monti. Ebbene, sulla Lanzillotta pende una condanna della Corte dei Conti (confermata in Cassazione) per danno erariale al risarcimento di 40 mila euro. I fatti risalgono a quando era assessore al bilancio del Comune di Roma, nella giunta guidata dal sindaco Rutelli, per alcune consulenze ritenute ingiustificate, relative alla privatizzazione della Centrale del Latte.
Silvio Berlusconi (senatore Pdl, tutte le circoscrizioni): anche se guardassimo (per questioni di spazio) solo ai processi in corso, mettendo da parte i prescritti e quelli terminati dopo la creazione di leggi ad hoc, rimarrebbe comunque tanta carne al fuoco. Condannato in primo grado a 4 anni per frode fiscale(processo Mediaset ): fondi neri per centinaia di milioni con l’acquisto a prezzi gonfiati di film USA attraverso una serie di società off-shore; a processo per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile (processo Ruby); a processo per rivelazione di segreto d’ufficio: è accusato di aver ricevuto e girato a Il Giornale la bobina rubata di una intercettazione sul caso Unipol, non trascritta e coperta da segreto istruttorio. E proprio stamattina, secondo quanto si è appreso, Berlusconi sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Napoli per corruzione e finanziamento illecito ai partiti. L’indagine riguarda l’erogazione di somme di denaro, quantificate in tre milioni di euro, al senatore Sergio De Gregorio in relazione al suo passaggio al Pdl.
Alcuni dati potrebbero essere cambiati rispetto a quelli riportati e nel caso saremo pronti a rettificarli essendo molti i processi in corso. Altri ancora possono essere subentrati.
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