Più liberi per la qualità della democrazia
L'APPELLO. Pubblichiamo il testo elaborato all’assemblea che si è tenuta ieri alla Camera dagli operatori dell’informazione no-profit e politica.
Con tali risorse gran parte di questo mondo della comunicazione non sopravviverà al 2011 con gravi danni economici e sociali e con l’impoverimento del pluralismo nel sistema dell’informazione. Verrebbe sancito il fatto che soltanto i possessori di capitali possono manifestare liberamente il proprio pensiero. Scompariranno testate locali che raccontano la vita delle comunità, essenziali per garantire un’informazione pluralistica nella provincia italiana. E chiuderanno testate nazionali, anche di grande valore culturale, riducendo il controllo, libero ed indipendente, del potere centrale e diffuso, cancellando la possibilità di dare presenza e voce a forze sociali rilevanti ed a orientamenti politici e culturali largamente presenti nella società italiana, con danno grave per la democrazia e per la ricerca dialettica di una verità possibile.
Con la chiusura di un centinaio di testate si brucerà un giro d’affari che sfiora il mezzo miliardo di euro che ricadrà pesantemente anche sull’indotto, già in grande difficoltà. Si porranno problemi per l’occupazione diretta ed indiretta che riguarderanno circa 4000 lavoratori con un onere per lo Stato, in termini di ammortizzatori sociali, valutabile pari, se non superiore all’impegno richiesto per il rifinanziamento del Fondo, senza contare i danni per le casse previdenziali. Limitandosi soltanto ai quotidiani, l’offerta informativa, che è già modesta e calante, perderebbe più di 400.000 copie diffuse giornalmente. La cancellazione di oltre cento testate, sarebbe una sciagura per un bene comune quale è l’informazione pluralista di questo Paese e non sarebbe un vantaggio neppure per il risanamento dei conti pubblici.
E’ per questo motivo che chiediamo al Governo ed al Parlamento di provvedere, in occasione della stesura della prossima “Legge di Stabilità”, a rifinanziare il Fondo Editoria di quel minimo indispensabile necessario per evitare la sciagurata prospettiva della chiusura dell’editoria di idee, cooperativa e non profit. E deve essere questa anche l’occasione per introdurre, come ripetutamente sollecitato, ulteriori norme di rigore allo scopo di evitare che il sostegno pubblico finisca a soggetti e testate che gettano discredito sull’intero settore.
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