Il club dei Comuni virtuosi "Così tagliamo le bollette" Dalla corrente agli imballaggi: come ridurre ai minimi la spesa pubblica
di Michele Brambilla
inviato a Colorno (Pama)
Passare una mezza giornata con Marco Boschini è, come diceva Guareschi che era di queste parti, «bello e istruttivo», perché impari un sacco di cose. Ma non è facile. Anche senza dirti nulla, Boschini ti mette un po’ in soggezione. Guai se, uscendo da una stanza, ti dimentichi di spegnere la luce. Se proponi di prendere l’auto per un tragitto che si può tranquillamente percorrere a piedi. Se poi ti capita di andarci a pranzo insieme, guardati dal lasciare qualcosa nel piatto, o di spezzare un panino senza finirlo.
Marco Boschini è il coordinatore nazionale dell’Associazione dei Comuni Virtuosi, una specie di mondo parallelo che ha deciso di combattere i guasti dell’era contemporanea – dall’inquinamento alla crisi economica – reintroducendo nella vita quotidiana pubblica e privata l’uso di quella vecchia e sana virtù dei nostri nonni: la parsimonia. Trentasei anni, educatore in un doposcuola, Boschini è assessore a urbanistica, ambiente e patrimonio del suo paese, Colorno, novemila abitanti.
La sfida dei più piccoli
Nel maggio del 2005 è stato uno dei fondatori di questa associazione di comuni virtuosi: «All’inizio eravamo in quattro – racconta –: noi, Vezzano Ligure (La Spezia), Monsano (Ancona), Melpignano (Lecce). Lo stimolo è stata la convinzione che il modello di sviluppo di oggi, oltre a provocare disastri a livello planetario, ha ripercussioni sulla vita delle piccole comunità locali». E così è partita la sfida: vivere non proprio come gli Amish, ma insomma.
Oggi l’associazione raggruppa 48 Comuni in tutte le regioni italiane. L’idea rivoluzionaria è di cambiare il mondo partendo dalle piccole azioni quotidiane. Un’utopia? «Potranno anche ridere di noi - dice Boschini - ma la storia spesso è stata cambiata da piccoli gesti di persone semplici. Le faccio un esempio che dimostra che la nostra battaglia non è affatto vana. Noi abbiamo cominciato da anni a dire a tutti: quando fate la spesa, siete sicuri di avere bisogno di prendere i sacchetti di plastica del supermercato? E se invece facessimo come si faceva una volta, e cioè se si portasse qualche sacchetto di tela da casa? Bene: ci davano dei talebani, ma adesso il governo ha finalmente messo al bando le borse di plastica. Lei ha un’idea di quante borse di plastica usiamo ogni anno in Italia?».
E’ in queste cose che Boschini ti stende: sui numeri, sui fatti. Perché non solo nessuno di noi sa quante borse di plastica vengono usate (e poi buttate, a inquinare l’ambiente) ogni anno in Italia: ma nemmeno se lo potrebbe immaginare.
Un mare di plastica
«Ventiquattro miliardi!», si auto-risponde Boschini con l’aria di chi sa di stupire. «Sì, ven-tiquat-tro-mi-liar-di! Ha presente il danno per l’ecosistema? Ecco, questo è un esempio di rivoluzione partita dal basso e arrivata in alto». Portarsi da casa una borsa di tela da riutilizzare migliaia di volte: è solo una questione di abitudine. «A Capannori, cinquantamila abitanti, il nostro Comune più grande, in provincia di Lucca, un anno e mezzo fa hanno inaugurato il negozio Effecorta. Sa che cosa fanno in quel negozio? Vendono solo prodotti senza imballaggio. Alimentari, detergenti, cosmetici eccetera. Tutto sfuso, offerto in una lunga fila di contenitori in vetro. Uno va là con una scatola, si prende la pasta e i biscotti e se ne va a casa. Chi compra in quel negozio non produce rifiuti, capisce? Adesso molti stanno seguendo l’esempio».
E l’ultimo spenga la luce
E’ solo questione, appunto, di abitudini. Come spegnere la luce quando non serve: «A Laveno Mombello, sul lago Maggiore, in un istituto tecnico un professore ha lanciato il progetto “I guardiani della luce”. A turno, ogni mese uno studente è responsabile del controllo degli sprechi. Se vede che c’è il sole, apre la tenda e preme l’interruttore. Così in aula, in palestra eccetera. Sa quanto hanno risparmiato sulla bolletta, senza modificare gli impianti? Il cinquantacinque per cento».
Il risparmio al camposanto
Si risparmia sui vivi e sui morti: «A pochi viene in mente quanto si spreca, ad esempio, per le luci votive dei cimiteri. Sono quasi tutte lampadine tradizionali. Noi a Colorno le abbiamo sostituite con quelle a led, spesso alimentate con l’energia solare, e risparmiamo il 90 per cento. E l’acqua minerale? In quasi tutte le mense scolastiche dei nostri Comuni l’abbiamo rimpiazzata con quella “del sindaco”, che poi è quella del rubinetto».
Acqua eccellente e controllata - garantisce l’assessore -, «che solo al nostro piccolo Comune permette di evitare l’acquisto di 200 mila bottigliette di plastica l’anno. Bottigliette che prima vengono trasportate da camion che inquinano, e poi finiscono nella spazzatura. Ecco, pensate a operazioni del genere a Milano e Napoli... pensate se così facessero tutti... provate a moltiplicare risparmi e benefici». Ma possibile che non ci abbia pensato nessuno, nei grandi Comuni? «Molti non lo sanno. E se qualcuno glielo dice, non cambiano per pigrizia».
L’obiettivo
Come tutti i rivoluzionari, anche Boschini ha un obiettivo che pare folle: «Vogliamo arrivare a produrre zero rifiuti». Zero rifiuti? Viene il dubbio che sia il caso di chiamare un’ambulanza. «Mi rendo conto che sembra impossibile – spiega – ma per esempio a Colorno abbiamo introdotto la raccolta differenziata porta a porta. Non ci sono più i cassonetti in giro, solo le campane per il vetro. Ogni famiglia ha almeno quattro bidoncini: per la carta, la plastica, l’organico e l’indifferenziata. Così si ricicla quasi tutto. I risparmi? Il cittadino è portato a non comperare ciò che ha sperimentato essere inutile, e paga anche meno tasse per i rifiuti. Il Comune risparmia sull’inceneritore e crea posti di lavoro per la raccolta porta a porta. Guardi: la principale obiezione che ci fanno è che un mondo che consuma meno ha anche meno posti di lavoro. Ma noi abbiamo calcolato che se tutti i Comuni facessero la raccolta differenziata porta a porta, si creerebbero trecentomila posti di lavoro. Lei dice: rifiuti zero è impossibile. Ma nel nostro Comune di Ponte nelle Alpi, nel Bellunese, la raccolta differenziata è già arrivata al 90 per cento. La media nazionale di produzione annua di rifiuti pro capite è 600-650 chili. In molti nostri Comuni, siamo sotto i 40 chili».
L’addio al Pd
Marco Boschini era del Pd: era perché se n’è andato poco fa. «Le nostre iniziative – dice – vengono boicottate da tutti i partiti, anche a sinistra». Non sarà che siete dei rompiballe? «Lo siamo sicuramente per una classe dirigente che è inadeguata, impreparata culturalmente per capire la portata della sfida. Pensi che Camigliano, in provincia di Caserta, è stato commissariato perché troppo virtuoso». Possibile? «E’ così. Aveva ridotto i rifiuti del 70 per cento, e non aveva bisogno di aderire al consorzio provinciale come la nuova legge prevede. Così hanno commissariato solo l’unico Comune che non aveva monnezza in giro. Siamo noi i pazzi, o qualcun altro?».
inviato a Colorno (Pama)
Passare una mezza giornata con Marco Boschini è, come diceva Guareschi che era di queste parti, «bello e istruttivo», perché impari un sacco di cose. Ma non è facile. Anche senza dirti nulla, Boschini ti mette un po’ in soggezione. Guai se, uscendo da una stanza, ti dimentichi di spegnere la luce. Se proponi di prendere l’auto per un tragitto che si può tranquillamente percorrere a piedi. Se poi ti capita di andarci a pranzo insieme, guardati dal lasciare qualcosa nel piatto, o di spezzare un panino senza finirlo.
Marco Boschini è il coordinatore nazionale dell’Associazione dei Comuni Virtuosi, una specie di mondo parallelo che ha deciso di combattere i guasti dell’era contemporanea – dall’inquinamento alla crisi economica – reintroducendo nella vita quotidiana pubblica e privata l’uso di quella vecchia e sana virtù dei nostri nonni: la parsimonia. Trentasei anni, educatore in un doposcuola, Boschini è assessore a urbanistica, ambiente e patrimonio del suo paese, Colorno, novemila abitanti.
La sfida dei più piccoli
Nel maggio del 2005 è stato uno dei fondatori di questa associazione di comuni virtuosi: «All’inizio eravamo in quattro – racconta –: noi, Vezzano Ligure (La Spezia), Monsano (Ancona), Melpignano (Lecce). Lo stimolo è stata la convinzione che il modello di sviluppo di oggi, oltre a provocare disastri a livello planetario, ha ripercussioni sulla vita delle piccole comunità locali». E così è partita la sfida: vivere non proprio come gli Amish, ma insomma.
Oggi l’associazione raggruppa 48 Comuni in tutte le regioni italiane. L’idea rivoluzionaria è di cambiare il mondo partendo dalle piccole azioni quotidiane. Un’utopia? «Potranno anche ridere di noi - dice Boschini - ma la storia spesso è stata cambiata da piccoli gesti di persone semplici. Le faccio un esempio che dimostra che la nostra battaglia non è affatto vana. Noi abbiamo cominciato da anni a dire a tutti: quando fate la spesa, siete sicuri di avere bisogno di prendere i sacchetti di plastica del supermercato? E se invece facessimo come si faceva una volta, e cioè se si portasse qualche sacchetto di tela da casa? Bene: ci davano dei talebani, ma adesso il governo ha finalmente messo al bando le borse di plastica. Lei ha un’idea di quante borse di plastica usiamo ogni anno in Italia?».
E’ in queste cose che Boschini ti stende: sui numeri, sui fatti. Perché non solo nessuno di noi sa quante borse di plastica vengono usate (e poi buttate, a inquinare l’ambiente) ogni anno in Italia: ma nemmeno se lo potrebbe immaginare.
Un mare di plastica
«Ventiquattro miliardi!», si auto-risponde Boschini con l’aria di chi sa di stupire. «Sì, ven-tiquat-tro-mi-liar-di! Ha presente il danno per l’ecosistema? Ecco, questo è un esempio di rivoluzione partita dal basso e arrivata in alto». Portarsi da casa una borsa di tela da riutilizzare migliaia di volte: è solo una questione di abitudine. «A Capannori, cinquantamila abitanti, il nostro Comune più grande, in provincia di Lucca, un anno e mezzo fa hanno inaugurato il negozio Effecorta. Sa che cosa fanno in quel negozio? Vendono solo prodotti senza imballaggio. Alimentari, detergenti, cosmetici eccetera. Tutto sfuso, offerto in una lunga fila di contenitori in vetro. Uno va là con una scatola, si prende la pasta e i biscotti e se ne va a casa. Chi compra in quel negozio non produce rifiuti, capisce? Adesso molti stanno seguendo l’esempio».
E l’ultimo spenga la luce
E’ solo questione, appunto, di abitudini. Come spegnere la luce quando non serve: «A Laveno Mombello, sul lago Maggiore, in un istituto tecnico un professore ha lanciato il progetto “I guardiani della luce”. A turno, ogni mese uno studente è responsabile del controllo degli sprechi. Se vede che c’è il sole, apre la tenda e preme l’interruttore. Così in aula, in palestra eccetera. Sa quanto hanno risparmiato sulla bolletta, senza modificare gli impianti? Il cinquantacinque per cento».
Il risparmio al camposanto
Si risparmia sui vivi e sui morti: «A pochi viene in mente quanto si spreca, ad esempio, per le luci votive dei cimiteri. Sono quasi tutte lampadine tradizionali. Noi a Colorno le abbiamo sostituite con quelle a led, spesso alimentate con l’energia solare, e risparmiamo il 90 per cento. E l’acqua minerale? In quasi tutte le mense scolastiche dei nostri Comuni l’abbiamo rimpiazzata con quella “del sindaco”, che poi è quella del rubinetto».
Acqua eccellente e controllata - garantisce l’assessore -, «che solo al nostro piccolo Comune permette di evitare l’acquisto di 200 mila bottigliette di plastica l’anno. Bottigliette che prima vengono trasportate da camion che inquinano, e poi finiscono nella spazzatura. Ecco, pensate a operazioni del genere a Milano e Napoli... pensate se così facessero tutti... provate a moltiplicare risparmi e benefici». Ma possibile che non ci abbia pensato nessuno, nei grandi Comuni? «Molti non lo sanno. E se qualcuno glielo dice, non cambiano per pigrizia».
L’obiettivo
Come tutti i rivoluzionari, anche Boschini ha un obiettivo che pare folle: «Vogliamo arrivare a produrre zero rifiuti». Zero rifiuti? Viene il dubbio che sia il caso di chiamare un’ambulanza. «Mi rendo conto che sembra impossibile – spiega – ma per esempio a Colorno abbiamo introdotto la raccolta differenziata porta a porta. Non ci sono più i cassonetti in giro, solo le campane per il vetro. Ogni famiglia ha almeno quattro bidoncini: per la carta, la plastica, l’organico e l’indifferenziata. Così si ricicla quasi tutto. I risparmi? Il cittadino è portato a non comperare ciò che ha sperimentato essere inutile, e paga anche meno tasse per i rifiuti. Il Comune risparmia sull’inceneritore e crea posti di lavoro per la raccolta porta a porta. Guardi: la principale obiezione che ci fanno è che un mondo che consuma meno ha anche meno posti di lavoro. Ma noi abbiamo calcolato che se tutti i Comuni facessero la raccolta differenziata porta a porta, si creerebbero trecentomila posti di lavoro. Lei dice: rifiuti zero è impossibile. Ma nel nostro Comune di Ponte nelle Alpi, nel Bellunese, la raccolta differenziata è già arrivata al 90 per cento. La media nazionale di produzione annua di rifiuti pro capite è 600-650 chili. In molti nostri Comuni, siamo sotto i 40 chili».
L’addio al Pd
Marco Boschini era del Pd: era perché se n’è andato poco fa. «Le nostre iniziative – dice – vengono boicottate da tutti i partiti, anche a sinistra». Non sarà che siete dei rompiballe? «Lo siamo sicuramente per una classe dirigente che è inadeguata, impreparata culturalmente per capire la portata della sfida. Pensi che Camigliano, in provincia di Caserta, è stato commissariato perché troppo virtuoso». Possibile? «E’ così. Aveva ridotto i rifiuti del 70 per cento, e non aveva bisogno di aderire al consorzio provinciale come la nuova legge prevede. Così hanno commissariato solo l’unico Comune che non aveva monnezza in giro. Siamo noi i pazzi, o qualcun altro?».
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