Nave dei veleni: una tragedia che continua

In base agli ultimi accertamenti il relitto scoperto lo scorso settembre al largo di Cetraro non risulta essere la nave Cunski e fino alla profondità di 300 m non si rivelano alterazioni della radioattività. Mentre le ricerche continuano a proseguire lungo la costa l’intera Calabria si mobilita alla ricerca di una verità nascosta da troppo tempo.

di Salvina Elisa Cutuli



Lo scorso settembre una grande nave mercantile è stata trovata ad una profondità di 480 m sul fondale antistante Cetraro

Lo scorso settembre una grande nave mercantile è stata trovata ad una profondità di 480 m sul fondale antistante Cetraro, territorio in provincia di Cosenza, dal sottomarino telecomandato della nave che la Regione Calabria sta utilizzando per fare luce sulla vicenda delle imbarcazioni trasportanti materiali radioattivo e tossico fatte affondare nel Tirreno. Dalle prime foto scattate in quell’occasione risultava che la stiva della motonave fosse piena, non si sa però di quale materiale, e sulla prua si intravedevano dei fusti oltre a due contenitori visibili anche all’esterno della motonave stessa.

Un primo sospetto ricadeva sulla nave Cunski, imbarcazione che avrebbe trasportato 120 contenitori di materiale tossico e che avrebbe fatto parte di un gruppo di navi fatte sparire grazie all’aiuto della cosca Muti di Cetraro, secondo le informazioni ricavate dalle dichiarazioni spontanee del pentito Francesco Fonti.

Proprio ieri è arrivato il tanto atteso verdetto sull’identità dell’imbarcazione ritrovata il mese scorso. Dalle prime analisi dichiara il ministro Prestigiacomo "è emerso che fino alla profondità di 300 metri non si rilevano alterazioni della radioattività. L'accertamento che il relitto in fondo al mare non sia il Cunski e il mancato rilevamento di radioattività fino a 300 metri che, ribadisco non esclude la possibilità che si tratti in ogni caso di una 'nave dei veleni', deve indurre alla prudenza ed alla responsabilità quanti fino ad ora hanno procurato, senza avere riscontri attendibili, paura e allarme sociale, con gravissime ripercussioni economiche per la Calabria".

Il ministro ha continuato sostenendo “questi primi esiti delle ricerche non escludono la possibilità che i fusti contenuti nel relitto possano contenere rifiuti pericolosi o radioattivi e per questo il programma di indagini della 'Mare Oceano' proseguirà col prelievo di sedimenti dai fondali, di carotaggi in profondità e col prelievo di campioni dai fusti".




Il Ministro è stato chiamato in causa per lo svolgimento delle ricerche sulle navi dei veleni

Dubbi sul fatto che il relitto individuato al largo di Cetraro fosse quello della Cunski, come riferito da Fonti, sono stati sollevati in più articoli dal giornale Gazzetta del Sud che, basandosi sui registri navali internazionali, ha ricostruito la storia della Cunski. La nave infatti nel 1991, anno in cui il pentito dice di averla fatta affondare, non si chiamava più così, ma Shahinaz e sarebbe stata dismessa nel 1992 nel porto indiano di Alang, la terza struttura al mondo per le demolizione di navi.

Tra le altre dichiarazioni Francesco Fonti aveva parlato dell'acquisto di tre navi da parte della 'ndrangheta per gestire il traffico illecito dei rifiuti radioattivi.

Uno dei nomi forniti è quello di un sommergibile affondato nel 1941, un altro nome non risulta mai iscritto ed il terzo corrisponde a 12 navi, molte delle quali dismesse prima del 1994.

E mentre le indagini continuano, la Calabria si mobilita. Sabato scorso un lungo e poderoso corteo ha attraversato le strade della città di Amantea per chiedere alle istituzioni di far luce sull’intera questione, mentre i sindaci del Tirreno cosentino chiedono al Governo di dichiarare lo “stato di emergenza” per il relitto al largo di Cetraro.

L’assessore all’ambiente della regione Calabria dichiara "L'ho saputo da voi giornalisti. E questo dà l'idea della collaborazione che c'è con il Governo". "Bene la Prestigiacomo perché specifica che le ricerche continueranno e bene che il ministro stesso ammetta che la nave su cui si sta lavorando possa purtroppo contenere materiale nocivo. Ma penso che a questo punto, davanti all'evidenza che non si tratti della Cunski, il governo dovrebbe dare l'ordine di monitorare tutta la zona, alla ricerca di altre navi".




E' necessario monitorare tutta la zona alla ricerca di altre navi

"Ribadisco” - ha sostenuto Greco – “un punto cruciale: la Regione Calabria vuole avere una parte dei campioni raccolti in modo da poter effettuare delle analisi indipendenti. Questo è un punto fondamentale e su questo il Governo non ci ha ancora risposto. Del resto che la collaborazione con il Governo non sia soddisfacente lo dimostra il fatto che ho saputo dell'annuncio della Prestigiacomo dalle agenzie di stampa". Anche il sindaco di Cetraro, Giuseppe Aieta, ha avuto da che dire sulla questione "Io quella nave la voglio fuori dai fondali. Poi la farò diventare un museo, a futura memoria".

Non è tardata ad arrivare la replica del sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia che ha dichiarato ''è francamente incomprensibile l'atteggiamento delle Istituzioni Regionali calabresi che sembrano palesemente contrariate dalla notizia che i rilievi effettuati per conto del Ministero dell'Ambiente, dal Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera e sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia escludono che il relitto a largo di Cetraro sia della Nave Cunsky e che a 300 metri di profondità non risultano tracce di radioattività".



Sabato scorso un lungo e poderoso corteo ha attraversato le strade della città di Amantea

Non si capisce infatti perché l'Assessore all'Ambiente della Regione Calabria voglia continuare a creare allarme nella popolazione con evidenti ricadute già determinatesi sulla vita economica calabrese. Chiedere, come fa un Assessore, un'analisi indipendente sui reperti significa implicitamente mettere in dubbio la correttezza e l'opera dei Magistrati inquirenti, del Ministero dell'Ambiente e della Guardia Costiera. Tutto ciò da' il quadro del profilo morale istituzionale di chi pone in essere tale comportamento".

Speriamo che questa accesa diatriba tra le istituzioni si interrompa al più presto per il bene di tutti, perché qui ad andarci di mezzo sono i cittadini tutti e il loro diritto alla verità, una verità purtroppo nascosta ormai da tanti anni.

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