2012 termina l'era dell'oro, inizia l'adattamento
“L’era dell’adattamento” è un documentario che invita cittadini di tutto il mondo ad agire per rivoluzionare il sistema economico e sociale in cui viviamo.
È disponibile gratuitamente sulla rete il documentario sui cambiamenti climatici che invita a ‘resettare’ il sistema. Si tratta di “L’era dell’adattamento”, prodotto dalla campagna Global Reboot (resettaggio globale), che invita cittadini di tutto il mondo ad agire per rivoluzionare il sistema economico e sociale in cui viviamo.
La tesi è piuttosto semplice. I cambiamenti climatici non vanno visti come un problema isolato, cui trovare delle soluzioni tecniche. Non si tratta solamente di diminuire le emissioni o di inventare qualche tecnologia che salvi l’umanità. Si tratta invece della prova ultima che dimostra la totale insostenibilità del sistema economico e sociale che ci governa. Questo modello di sviluppo, fondato sul dogma della crescita a tutti i costi, ha prodotto povertà crescente, ingiustizie sociali e conflitti insanabili. E ora minaccia addirittura di estinguere il genere umano.
Partendo da questa constatazione, “L’era dell’adattamento” lancia un messaggio: perché non trasformare la lotta ai cambiamenti climatici in un’opportunità per cambiare radicalmente il sistema che ci ha portato a questo punto?
Secondo gli autori, bisogna rifuggire dal techno-fix (la soluzione tecnica), perché rischierebbe di distrarre l’attenzione dal vero problema, che è l’ingiustizia profonda del nostro modello economico. Non è un caso, infatti, che siano proprio le grandi compagnie petrolifere e i colossi dell’energia a cavalcare la fiducia nella risposta tecnologica ai cambiamenti climatici.
Bisogna anche stare attenti al cosiddetto green-wash, cioè la propaganda falsamente ecologista che oggi imperversa nel marketing sociale delle grandi imprese multinazionali. Come esempio, il documentario analizza l’ipocrisia del carbon offsetting, una procedura che consente di investire in energie rinnovabili e riforestazione per ‘compensare’ i propri comportamenti inquinanti. Questi programmi di compensazione non solo forniscono una scusa per continuare a consumare come se niente fosse, ma rischiano addirittura di aggravare ulteriormente i cambiamenti climatici. Infatti, mentre il comportamento consumistico porta ad una emissione di gas serra nell’immediato, le iniziative di compensazione (se fatte bene) potrebbero riuscire a compensare solo nel lungo termine.
Infatti, si consuma anidride carbonica per costruire un pannello solare o una turbina eolica e si arriva ad un bilancio positivo solo dopo alcuni anni. L’assorbimento di anidride carbonica attraverso gli alberi è un processo ancora più lungo (richiede decenni). E chi le controlla queste foreste? Perché se si lasciano decomporre o vanno a fuoco, l’anidride carbonica torna nell’atmosfera. Quindi l’offsetting ci consente di continuare a inquinare oggi, senza sapere che solo tra molti anni potrebbe cominciare a funzionare. Nel frattempo andiamo a dormire tranquilli, con la coscienza a posto. Mentre i gas serra aumentano.
La continua esitazione da parte dei nostri governanti e la crescita di false tecnologie hanno ritardato la presa di coscienza dei cittadini. Che continuano a sperare in qualche soluzione, anche se è ormai evidente che il clima sta già cambiando. Non si tratta del 2050, del 2100. È una realtà attuale, che si fa sentire ogni giorno di più. Così, mentre i giornali parlano di mitigazione degli effetti, gran parte dei governi del mondo stanno investendo in politiche di adattamento. Senza che i cittadini se ne rendano conto. Già qualche anno fa, alcuni documenti dell’UE ammettevano che i cambiamenti climatici causeranno la più grande ondata di rifugiati verso l’Europa, con un impatto superiore a quello della seconda guerra mondiale.
Quindi, bisogna adattarsi e in fretta. Ma l’adattamento proposto dalla politica è una strategia difensiva. Erigere barriere, spostare intere popolazioni, rafforzare le abitazioni, chiudere i confini. È un adattamento dettato dalla paura e votato alla filosofia del si salvi chi può. Invece, il documentario prodotto da Global Reboot propone un adattamento ‘positivo’, che nasca dalla consapevolezza che questo modello di società non ha mai funzionato e va rivoluzionato. Bisogna arrivare a capire che le disuguaglianze globali, l’instabilità economica e la devastazione dell’ambiente sono tutte facce della stessa medaglia di una società votata al suicidio.
L’adattamento deve quindi diventare una scelta consapevole per costruire un nuovo essere umano, capace di vivere in armonia con i propri simili e con il proprio ecosistema. Un cittadino del mondo, che diventi pienamente cosciente degli effetti disastrosi delle politiche adottate finora. Soltanto una rivoluzione complessiva del nostro sistema economico e sociale può favorire l'adattamento necessario a rispondere alle sfide del futuro.
Trovate il tutto su: www.globalreboot.org
È disponibile gratuitamente sulla rete il documentario sui cambiamenti climatici che invita a ‘resettare’ il sistema. Si tratta di “L’era dell’adattamento”, prodotto dalla campagna Global Reboot (resettaggio globale), che invita cittadini di tutto il mondo ad agire per rivoluzionare il sistema economico e sociale in cui viviamo.
La tesi è piuttosto semplice. I cambiamenti climatici non vanno visti come un problema isolato, cui trovare delle soluzioni tecniche. Non si tratta solamente di diminuire le emissioni o di inventare qualche tecnologia che salvi l’umanità. Si tratta invece della prova ultima che dimostra la totale insostenibilità del sistema economico e sociale che ci governa. Questo modello di sviluppo, fondato sul dogma della crescita a tutti i costi, ha prodotto povertà crescente, ingiustizie sociali e conflitti insanabili. E ora minaccia addirittura di estinguere il genere umano.
Partendo da questa constatazione, “L’era dell’adattamento” lancia un messaggio: perché non trasformare la lotta ai cambiamenti climatici in un’opportunità per cambiare radicalmente il sistema che ci ha portato a questo punto?
Secondo gli autori, bisogna rifuggire dal techno-fix (la soluzione tecnica), perché rischierebbe di distrarre l’attenzione dal vero problema, che è l’ingiustizia profonda del nostro modello economico. Non è un caso, infatti, che siano proprio le grandi compagnie petrolifere e i colossi dell’energia a cavalcare la fiducia nella risposta tecnologica ai cambiamenti climatici.
Bisogna anche stare attenti al cosiddetto green-wash, cioè la propaganda falsamente ecologista che oggi imperversa nel marketing sociale delle grandi imprese multinazionali. Come esempio, il documentario analizza l’ipocrisia del carbon offsetting, una procedura che consente di investire in energie rinnovabili e riforestazione per ‘compensare’ i propri comportamenti inquinanti. Questi programmi di compensazione non solo forniscono una scusa per continuare a consumare come se niente fosse, ma rischiano addirittura di aggravare ulteriormente i cambiamenti climatici. Infatti, mentre il comportamento consumistico porta ad una emissione di gas serra nell’immediato, le iniziative di compensazione (se fatte bene) potrebbero riuscire a compensare solo nel lungo termine.
Infatti, si consuma anidride carbonica per costruire un pannello solare o una turbina eolica e si arriva ad un bilancio positivo solo dopo alcuni anni. L’assorbimento di anidride carbonica attraverso gli alberi è un processo ancora più lungo (richiede decenni). E chi le controlla queste foreste? Perché se si lasciano decomporre o vanno a fuoco, l’anidride carbonica torna nell’atmosfera. Quindi l’offsetting ci consente di continuare a inquinare oggi, senza sapere che solo tra molti anni potrebbe cominciare a funzionare. Nel frattempo andiamo a dormire tranquilli, con la coscienza a posto. Mentre i gas serra aumentano.
La continua esitazione da parte dei nostri governanti e la crescita di false tecnologie hanno ritardato la presa di coscienza dei cittadini. Che continuano a sperare in qualche soluzione, anche se è ormai evidente che il clima sta già cambiando. Non si tratta del 2050, del 2100. È una realtà attuale, che si fa sentire ogni giorno di più. Così, mentre i giornali parlano di mitigazione degli effetti, gran parte dei governi del mondo stanno investendo in politiche di adattamento. Senza che i cittadini se ne rendano conto. Già qualche anno fa, alcuni documenti dell’UE ammettevano che i cambiamenti climatici causeranno la più grande ondata di rifugiati verso l’Europa, con un impatto superiore a quello della seconda guerra mondiale.
Quindi, bisogna adattarsi e in fretta. Ma l’adattamento proposto dalla politica è una strategia difensiva. Erigere barriere, spostare intere popolazioni, rafforzare le abitazioni, chiudere i confini. È un adattamento dettato dalla paura e votato alla filosofia del si salvi chi può. Invece, il documentario prodotto da Global Reboot propone un adattamento ‘positivo’, che nasca dalla consapevolezza che questo modello di società non ha mai funzionato e va rivoluzionato. Bisogna arrivare a capire che le disuguaglianze globali, l’instabilità economica e la devastazione dell’ambiente sono tutte facce della stessa medaglia di una società votata al suicidio.
L’adattamento deve quindi diventare una scelta consapevole per costruire un nuovo essere umano, capace di vivere in armonia con i propri simili e con il proprio ecosistema. Un cittadino del mondo, che diventi pienamente cosciente degli effetti disastrosi delle politiche adottate finora. Soltanto una rivoluzione complessiva del nostro sistema economico e sociale può favorire l'adattamento necessario a rispondere alle sfide del futuro.
Trovate il tutto su: www.globalreboot.org
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