La contaminazione da PFAS delle acque potabili italiane

 dal web

Secondo la prima mappa realizzata da Greenpeace, è positivo quasi l'80% dei campioni raccolti


L' organizzazione ambientalista Greenpeace Italia, tra settembre e ottobre 2024 ha raccolto campioni in 235 città di tutte le Regioni e le province autonome nell’ambito dell’indagine indipendente “Acque Senza Veleni”.

Grazie ai campioni raccolti, Greenpeace ha realizzato la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia (scarica qui il documento).

I PFAS sono sostanze pericolose molto utilizzate nell’industria, presenti in molti prodotti, dalle pentole antiaderenti, agli indumenti impermeabili, e perfino in alcuni imballaggi alimentari.

 I PFAS e i loro derivati sono fortemente indiziati per loro effetto negativo sull’ambiente e sulla salute.

L’analisi dei campioni dimostra una diffusa presenza di questi composti pericolosi: le molecole più diffuse sono risultate, nell’ordine, il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), seguito dal composto a catena ultracorta TFA (in 104 campioni, il 40% del totale, presente in maggiori quantità in tutti quei campioni in cui è stato rilevato) e dal possibile cancerogeno PFOS (in 58 campioni, il 22% del totale).

I dati raccolti da Greenpeace

Livelli elevati si registrano in Lombardia e in numerosi comuni del Piemonte, del Veneto, dell’Emilia-Romagna, della Liguria, della Toscana, della Sardegna e Umbria.

Nonostante l’Italia ospiti alcuni dei più gravi casi di contaminazione dell’intero continente europeo, a oggi i controlli sui PFAS nelle acque potabili sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche.

Secondo le evidenze raccolte da Greenpeace Italia con la campagna “Acque senza veleni” «Milioni di persone nel nostro Paese hanno ricevuto nelle loro case acqua contaminata da alcuni PFAS classificati come cancerogeni, la cui presenza è considerata inaccettabile in molte altre nazioni».

Nell’ambito delle sue analisi indipendenti, Greenpeace Italia ha inoltre verificato la presenza nelle acque potabili italiane del TFA, la molecola del gruppo dei PFAS più diffusa sul pianeta, per cui nel nostro Paese non esistono dati pubblici.

 Il TFA è una sostanza persistente e indistruttibile ancora oggetto di approfondimenti scientifici che, per le sue stesse caratteristiche, non può essere rimossa mediante i più comuni trattamenti di potabilizzazione.

«È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, alcuni dei quali riconosciuti come cancerogeni, e la contaminazione diffusa delle acque potabili italiane, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza, fallendo nel proteggere adeguatamente la salute pubblica e l’ambiente», afferma Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

«Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS. Azzerare questa contaminazione è un imperativo non più rinviabile.

 Il governo Meloni deve rompere il silenzio su questa crisi: la popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti».

Da tempo Greenpeace Italia ha lanciato una petizione che chiede al nostro governo di mettere al bando l’uso e la produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure e già disponibili nella quasi totalità dei settori industriali.








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