L’ultimo respiro dei ghiacciai dei Pirenei: il 93% è già scomparso, l’allarme degli esperti

 Dal Web 

Gli esperti avvertono che il tempo per salvare questi giganti di ghiaccio sta finendo. Nel 2025 l’"anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai" potrebbe servire come ultimo appello per l’azione

Riccardo Liguori

Una lingua di ghiaccio che si assottiglia, stretta tra le rocce come in un’ultima, disperata lotta per la sopravvivenza.

 È l’immagine del Petit Vignemale, uno degli ultimi ghiacciai dei Pirenei, destinato a scomparire nel giro di pochi anni.

 La sua agonia, documentata da glaciologi e guide alpine, è il riflesso tangibile del cambiamento climatico.

Una scomparsa accelerata

Dal XIX secolo, il 93% della superficie glaciale dei Pirenei è già andato perduto. 

Tra il 2020 e il 2023, secondo uno studio franco-spagnolo pubblicato su Spinger Nature, i ghiacciai hanno registrato una perdita di superficie del 40%, passando da 238 a 143,2 ettari.

Nello stesso periodo, otto di essi sono stati declassati a semplici lastre di ghiaccio a causa della loro frammentazione

Anche lo spessore medio si è ridotto, con una perdita annua di 2,52 metri, tre volte superiore rispetto al decennio precedente.

“Le estati calde e gli inverni sempre più secchi stanno accelerando il processo,” ha spiegato al giornale online Vert Pierre René

Per gli esperti, la sopravvivenza dei ghiacciai è ormai improbabile nel medio termine. 

“Entro quindici anni, forse anche prima, non ci saranno più ghiacciai nei Pirenei,” avverte il glaciologo.

Un ecosistema in pericolo

La perdita dei ghiacciai non è solo una questione estetica o simbolica :

ha conseguenze, a catena, sugli ecosistemi montani. 

La loro scomparsa porterà a una riduzione della biodiversità, alterando equilibri naturali che si sono sviluppati per millenni.

Pierre Bogino, guida alpina che da anni osserva il cambiamento delle montagne, ha espresso la sua preoccupazione :

 “La montagna è sempre più grigia

Osserviamo la perdita di elementi significativi del paesaggio in pochissimo tempo”. Anche le professioni legate all’alta montagna stanno subendo un impatto diretto: percorsi storici su ghiaccio si sono trasformati in ghiaioni instabili, aumentando il rischio di frane e riducendo la sicurezza degli alpinisti.

La memoria glaciale: un monito per il futuro

Pierre René ha dedicato vent’anni della sua vita a studiare i ghiacciai dei Pirenei, cercando di preservarne la memoria. Con la sua associazione Moraine, ha documentato l’evoluzione di questi giganti bianchi attraverso mappe, fotografie e tabelle. “I ghiacciai sono lo specchio del clima,” sottolinea. La loro scomparsa rende visibili gli effetti del cambiamento climatico, troppo spesso ignorati.

Nonostante la loro importanza, i ghiacciai dei Pirenei non sono stati monitorati con la stessa attenzione di quelli alpini. 

Le loro piccole dimensioni hanno portato a un disinteresse scientifico, lasciando lacune nei dati. 

Oggi, grazie al lavoro di Pierre René e di altri ricercatori, queste lacune stanno lentamente colmandosi, ma il tempo è contro di loro.


Uno sguardo al futuro

Il 2025 è stato proclamato dalle Nazioni Unite come “anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai”, un tentativo di sensibilizzare il mondo sull’urgenza di agire. 

Tuttavia, per i Pirenei potrebbe essere già troppo tardi

La speranza è che questa crisi possa servire da monito, spingendo a salvare altri ghiacciai in monti meno esposti.

I ghiacciai sono simboli, informatori”, ha concluso René.

 “La loro scomparsa è un enorme dettaglio in mezzo ai cambiamenti climatici globali, ma deve servire a scuotere le coscienze”.








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