Nucleare pulito e sostenibile? Un’utopia
In Italia il governo propone il ritorno all’energia dell’atomo puntando soprattutto sui reattori modulari di piccole dimensioni, i cosiddetti Small modular reactor.
Ma, come spiegano gli esperti che abbiamo intervistato, «sarebbe un problema ancora maggiore per le scorie e la sicurezza.
Inoltre non si tratta di energia rinnovabile».
Come spiegano il fisico Vittorio Marletto e il chimico Vincenzo Balzani, «sarebbe un problema ancora maggiore per le scorie e la sicurezza. Inoltre non si tratta di energia rinnovabile».
Facciamo il punto.
Nel nostro paese si è tentato più volte di far rientrare dalla finestra il nucleare che, con i referendum del 1987 e del 2011, era stato fatto uscire dalla porta.
E l’attuale governo pare proprio voler accelerare i passi e le decisioni per riaprire un capitolo che la maggior parte dei cittadini riteneva di avere chiuso.
Nel settembre dello scorso anno si è tenuta, al Ministero dell’ambiente, la prima riunione di quella che è stata definita Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile; questa modalità di linguaggio è stata poi riproposta più e più volte, sempre proponendo all’attenzione dell’opinione pubblica formule come «nuove tecnologie sicure del nucleare innovativo».
E sono entrati in scena gli Small modular reactor (Smr), i reattori nucleari modulari di piccole dimensioni.
E l’1 luglio scorso il governo ha inviato alla Commissione europea il testo definitivo del Pniec, il Piano nazionale integrato energia e clima, in cui è stata inserita un’intera sezione sul nucleare, da cui si vorrebbe ricavare al 2050 l’11% dell’energia elettrica totale richiesta, con una possibile proiezione verso il 22%.
Sul numero di luglio della rivista Terra Nuova trovi un ampio approfondimento sui rischi, i problemi ancora irrisolti e gli interessi che stanno dietro a una scelta che di rinnovabile non ha nulla, come spiegano bene gli esperti che abbiamo intervistato.
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