Life Agricolture: patti green tra agricoltori e istituzioni contro il cambiamento climatico

 Dal Web

Per la protezione dell’ambiente, specie e biodiversità

Life agricolture promotori

Il progetto Life agriCOlture «Livestock farming against climate change problems posed by soil degradationin the Emilian Apennines», promosso dai Consorzi di Bonifica dell’Emilia Centrale, Burana, Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano e Centro Ricerche produzioni animali, ha l’obiettivo di applicare e testare protocolli di utilizzazione di buone pratiche, indicate dalla ricerca scientifica quali utili nella salvaguardia del carbonio organico del suolo e strumenti di management sostenibile della risorsa suolo (modelli organizzativi e di governance).

Al fine di rendere più sostenibile le forti pratiche agricole del versante nord del territorio appenninico e di stimolarne l’adozione in altri territori europei e favorirne la continuità di uso.

 È stato proposto e finanziato dal programma Life UE. LIFE è il programma dell’Unione europea mirato alla protezione dell’ambiente, intesa come habitat, specie e biodiversità, come utilizzo efficiente e sostenibile delle risorse naturali, protezione ambientale e governance ambientale a salvaguardia della salute, lotta alle emissioni inquinanti e al cambiamento climatico, miglioramento delle politiche, della governance e introduzione di sistemi più efficaci in ambito ambientale.

Life Agricolture Semina su Sodo

Aronne Ruffini, dirigente del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale ha lanciato una innovativa proposta green per il mondo rurale, presentata, nell’ambito del progetto Life AgriCOlture.

Possiamo utilizzare i suoli per contribuire a contenere le emissioni di gas clima alteranti. Nel concreto proponiamo – ha spiegato Ruffini – un patto fra agricoltori e istituzioni per una agricoltura conservativa del suolo nell’Appennino tosco emiliano”.

Mantenendo la sostanza organica il più possibile nel terreno potremo stoccare di fatto il carbonio e non immetterlo in atmosfera – ha aggiunto Giuseppe Vignali, direttore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano -. Questo progetto va nella direzione di una nuova governance dei servizi agro-ambientali-climatici: l’idea di protocolli firmati tra i diversi attori è estremamente importante”.

Luca Filippi e Aronne Ruffini a Bruxelles

“Col progetto Life AgriCOlture avviato a settembre 2019 in Appennino – ha commentato Luca Filippi, coordinatore dello stesso – ci impegniamo in questa direzione. Oggi ci troviamo in un contesto nel quale, a differenza di 50 anni fa, si perde costantemente suolo e sostanza organica anche a seguito di erosioni o rimboschimento. Intendiamo promuovere la riduzione delle lavorazioni del suolo con tecniche di agricoltura conservativa. Da qui i protocolli agronomici di buona gestione del suo agrario che stiamo adottando in 15 aziende dimostrative di Reggio, Parma e Modena. Esse prevedono, inoltre, di migliorare la gestione dei reflui zootecnici, di attuare un miglioramento fondiario con drenaggi, la sistemazione di strade sterrate, la rimozione di massi, la pulizia e il rimodellamento dei fossi di scolo, i tagli selettivi per il contenimento della vegetazione”.

Saranno i ‘protocolli applicativi di buone pratiche per la gestione del suolo e degli strumenti di contabilizzazione’ la base per una nuova proposta di governace. 

Un patto tra istituzioni e agricoltori che prenderanno parte al progetto.

 L’obiettivo è prevedere una remunerazione – ad esempio con contratti di filiera – per gli stessi agricoltori che operano per la mitigazione del cambiamento. 

La strategia prevede di estendere a nuove aziende, oltre ai 15 agricoltori di partenza dell’Appennino, le pratiche che si stanno adottando, grazie proprio ai patti.

 “È chiaro che dovremo prima di tutto dimostrare che il sistema funziona – ha aggiunto Filippi -, che già c’è disponibilità di operatori specializzati e, quindi, la stessa Unione Europea condivide il progetto”.

Appena la pandemia lo consentirà si faranno nuovi incontri con gli agricoltori, tavoli con istituzioni e associazioni.

 Prevedendo l’istituzione di un fondo di sussidiarietà che andrà a contabilizzare i diversi impegni: cosa si impegnano a fare gli agricoltori, i partner del progetto attuale (con interventi sulle viabilità e dissesti), e le istituzioni, con possibili sgravi. Saranno comprese nel patto le risorse di imprese già impegnate a ridurre le emissioni.

 Si stanno organizzando per il prossimo anno due giornate internazionali a Reggio Emilia per la stipula dei patti.

Intanto proseguono in questi giorni gli studi sui campi prova montani sugli effetti dell’agricoltura conservativa.

IL PROGETTO LIFE IN PILLOLE

  • 4 anni di progetto (2019 – 2023)
  • 1.515.000 euro di budget (di cui 833.000 euro dall’UE)
  • 15 aziende coinvolte
  • 3 le province in cui si svolge: Reggio Emilia, Parma, Modena
  • 15 i campi prova


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