In Svizzera è morto un ghiacciaio di nome Pizol e in centinaia l’hanno ricordato con una cerimonia

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Un deserto di sassi è quello che rimane del ghiacciaio del Pizol, in Svizzera, la cui scomparsa è stata ricordata con una cerimonia a cui hanno partecipato oltre 200 persone. Una sorte che rischiano tutti i ghiacciai delle Alpi, e oltre.
Ci troviamo di fronte alla prospettiva, reale, di un futuro senza ghiacciai alpini a causa dei cambiamenti climatici. Quest’estate ha fatto notizia soprattutto il Cervino, una delle montagne più famose delle Alpi, e del mondo, perché lo scioglimento dei suoi ghiacciai ha provocato un’alluvione senza precedenti nella località di Zermatt, in Svizzera, e la perdita del permafrost sta causando lo sgretolamento delle rocce e quindi la trasformazione della sua forma iconica. Ed è proprio in Svizzera, la cui geografia è dominata dalle vette alpine, che questi mutamenti stanno lasciando il segno non solo sul paesaggio, ma anche nell’immaginario delle persone.

Il ghiacciaio del Pizol ricordato in una cerimonia

A meno di 300 chilometri dal Matterhorn (il nome tedesco del Cervino) si è tenuta la prima cerimonia per commemorare la scomparsa di un ghiacciaio svizzero, quello del Pizol, che si trova a 2.700 metri nelle Alpi Glaronesi, vicino al confine con l’Austria e il Lichtenstein. Il 22 settembre, nel pieno della Climate action week (settimana dedicata a iniziative sul clima in tutto il mondo), tra 200 e 250 persone hanno affrontato un breve trekking e 400 metri di dislivello positivo per vedere coi loro occhi cosa rimane di un ghiacciaio quando muore, e per partecipare a una cerimonia in cui si sono susseguiti diversi interventi accompagnati da musiche tradizionali alpine. Un evento che ha ricordato il funerale al ghiacciaio Okjökull in Islanda del 18 agosto, anche se gli organizzatori della cerimonia svizzera assicurano che i preparativi sono iniziati mesi prima che venissero a conoscenza dell’analoga iniziativa islandese.


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