Se il lavoro ci fa ammalare, troviamo la via d'uscita
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Stress, superlavoro ma anche disoccupazione disperante: facce diverse di una radice comune, cioè una prospettiva di vita incentrata su ciò che, troppo spesso, non ci rende felici, non ci permette di realizzarci. Come uscirne? Cambiando prospettiva e facendosi aiutare da chi ha gli strumenti per fornire i giusti e concreti suggerimenti. Per questo il 22 e 23 giugno si tiene in Umbria il corso "Cambiare vita e lavoro. Istruzioni per l'uso". L'opportunità che può fare la differenza.
Troppo lavoro, stress da lavoro, lavoro frustrante, insoddisfazione ma anche disoccupazione: sono tutte facce diverse di una radice comune, cioè una prospettiva di vita incentrata su ciò che, troppo spesso, non ci rende felici, non ci permette di realizzarci, non ci fa essere noi stessi, non ci permette di riconoscere ed esprimere ciò che realmente siamo e come vorremmo vivere. L'Oms ha persino classificato queste problematiche come sindrome, riconoscendo un quadro di generale malessere in cui versano milioni di individui. Come uscirne? Come salvarsi presente e futuro? «Sicuramente con un grosso lavoro su di se e con l'appoggio di chi può aiutarci a vedere la vita e le cose sotto una nuova luce e da una differente prospettiva» spiegano Paolo Ermani e Alessandro Ronca, che il 22 e 23 giugno terranno un workshop, giunto ormai alla sua trentanovesima edizione, su come cambiare vita e lavoro e individuare la propria strada, anche al di là degli schemi e dei preconcetti.
«Il lavoro, così come viene affrontato e vissuto oggi, influisce moltissimo sulla vita delle persone, quindi spesso modificando quel fattore si modifica anche la propria vita nel suo complesso» spiega Ermani. «Chi ci contatta per confrontarsi con noi e, attraverso il corso, ottenere strumenti di cambiamento lo fa perché è demotivato dal lavoro che fa, oppure vuole fare un lavoro maggiormente in linea con i propri ideali e aspirazioni, oppure ancora vuole riprendere un sogno o una passione che si è trovato a dover abbandonare per questioni contingenti che ora sono diventati un'oppressione. C'è poi chi sul posto di lavoro non trova più motivazioni o stimoli, magari vede ciò che fa come qualcosa di noioso o ripetitivo, oppure ha dei superiori ottusi che mortificano talento e voglia di fare».
Ed è proprio durante il corso, che si terrà il 22 e 23 giugno in Umbria, in provincia di Terni nella splendida cornice del Parco dell'Energia Rinnovabile, che viene offerto un panorama molto vasto di alternative e proposte.
«Partendo dall’esperienza concreta di ciò che abbiamo affrontato e modificato nella nostra vita, affrontiamo e analizziamo insieme ai partecipanti le paure che possono esserci nel fare una scelta così importante come cambiare lavoro o andarsene a cercare uno ad hoc, senza accettare passivamente la prima cosa che capita» spiega Ermani. «Vengono dati spunti, consigli, idee per realizzare i propri sogni facendoli diventare realtà concreta, senza voli pindarici e mantenendo i piedi per terra, confrontandosi con tutte le problematiche, partendo da quella del denaro e del sostentamento. Discutiamo e forniamo strumenti per trasformare il lavoro in un'attività che sia appagante per se stessi e allo stesso tempo non nociva per gli altri e per l’ambiente. Il tutto si analizza anche attraverso gli esempi di innumerevoli persone che hanno concretizzato il cambiamento e che ora sono molto più soddisfatte e realizzate di quando facevano qualcosa che non sentivano veramente loro».
«I commenti positivi e l’altissimo gradimento dimostrato dalle centinaia di persone intervenute finora alle precedenti edizioni del corso sono una conferma che la strada segnata è quello giusta e che dà preziose indicazioni per rinascere davvero».
«La prospettiva che vediamo cambiare più spesso nei partecipanti? Beh, si lasciano alle spalle la visione del lavoro come mezzo imposto solo per guadagnare denaro e quindi comprare ciò di cui il sistema ci riempie, soffocando le nostre menti e i nostri cuori» prosegue Ermani. «Per non parlare poi di cosa è diventato oggi il lavoro: competizione, concorrenza spietata, autorizzazione a calpestare chiunque per arrivare più lontano e fare “carriera”. Poi ci si chiede assai raramente se il nostro lavoro arreca conseguenze ad altri o all’ambiente, qualsiasi scrupolo viene soffocato. Si trascurano i familiari e gli affetti, si chiudono nel cassetto aspirazioni, capacità, desideri. E così si creano eserciti di persone frustrate e infelici».
«Eppure un lavoro e un'attività che ci permettono di realizzarci, che abbiamo scelto senza obblighi o costrizioni, che ci permette di essere noi stessi e risuona con ciò che siamo, può essere qualcosa di sano, appagante, positivo. Non è vero che cambiare è impossibile; lo è solo se è la nostra stessa mente a censurarci».
«Il lavoro dovrebbe darci un'utilità individuale o generale che oggi purtroppo traduciamo essenzialmente e in maniera quasi religiosa in un'utilità strettamente economica spesso per consuetudine e necessità, ma trascurando l'intrinseca felicità di fare ciò per cui si è naturalmente portati, che può avere una vera utilità per gli altri e soprattutto per il pianeta» spiega Alessandro Ronca. «E, si badi, non sono un ecologista che marcia con i cartelloni, ho fatto invece dell'ecologia una componente costante della mia vita poiché ritengo che la conservazione di questo pianeta e la riduzione della nostra impronta ecologia possa essere attivata nella nostra quotidianità senza sacrifici, con ciò che acquistiamo, consumiamo e anche nel lavoro che facciamo».
«In questo modo, anche la felicità e la serenità ne ha un grande beneficio e nel nostro corso per cambiare vita e lavoro racconto ai partecipanti proprio come questa scelta abbia contribuito a cambiare e migliorare la mia vita e come tutti possiamo attivarci subito per uscire dall'insoddisfazione e dal disagio. Chi sta male in ciò che fa e chi non ha ciò che vorrebbe fare troveranno grandi benefici nel nostro corso al PeR».
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