Il video-appello delle mamme NoPfas ai ministri europei: «Fermate questi veleni»
Dal Web
https://youtu.be/nM-PSV64Hlo
Sono arrivate alla Camera dei Deputati, hanno incontrato il ministro dell'Ambiente Sergio Costa poi hanno presentato alla stampa il loro video-appello in cui trenta famiglie chiedono ai ministri europei di fermare l'avvelenamento delle acque dovuto ai Pfas, gli acidi perfluoroalchilici, dramma che nel solo Veneto colpisce 350mila famiglie ogni giorno.
I Pfas, gli acidi perfluorolchilici, sono sostanze chimiche note da anni, ma sulle quali non venivano eseguiti controlli e che secondo diversi studi causano danni irreversibili all'organismo. Il Veneto è stato particolarmente colpito a causa soprattutto della presenza di un'azienda chimica che si è rivelata altamente inquinante, la Miteni. Proprio ieri, 15 gennaio, si sono chiuse le indagini preliminari condotte dalla magistratura vicentina che ha portato a tredici indagati tra manager e tecnici dell'azienda.
Nelle province di Vicenza, Verona e Padova le persone interessate sono circa 350mila, pari alla popolazione che ha usato l’acqua inquinata, proveniente da acquedotti e pozzi artesiani. I magistrati vicentini contestano i reati di avvelenamento delle acque e “disastro innominato”, per fatti accaduti fino al 2013. Ma è già aperto un filone per i fatti accaduti in epoca successiva.
Intanto, qualche giorno fa il comitato Mamme No Pfas, che nei mesi scorsi si era spinto fino a Bruxelles per far sentire la propria voce ai vertici dell'Unione Europea, ha presentato il video-appello dal titolo Recast Directive Quality of WATER, contenente gli interventi di 30 mamme che parlano a ciascun Ministro dell’Ambiente europeo portando le loro testimonianze di cosa significhi vivere con la consapevolezza di avere sostanze tossiche nel sangue, assunte attraverso l’alimento primo e fondamentale: l’acqua. Il video è anche stato inviato ai deputati del consiglio dell’Unione Europea.
https://youtu.be/nM-PSV64Hlo
«Le Mamme no Pfas, quali rappresentanti di una vasta popolazione veneta che vive in prima persona quotidianamente gli effetti della contaminazione, chiedono ai deputati italiani e al Ministro Costa un coraggioso e doveroso intervento normativo nazionale che regolamenti le sostanze perfluoroalchiliche non aspettando che tali norme, ci vengano imposte dall’Europa - hanno detto durante la conferenza stampa alla Camera dei Deputati - Riteniamo che l’attuale versione della Direttiva sulle Acque per il consumo umano redatta a livello comunitario non garantisca e protegga la salute e l’ambiente: i limiti posti per i composti perfluoroalchilici a catena lunga sono molto più elevati di quelli della Regione Veneto e per i Pfas a catena corta non viene posta soglia alcuna. Questa nuova generazione di Pfas è documentato essere anch’essa pericolosa e bioaccumulabile».
«La mancanza di limiti nazionali crea un buco normativo che mette in grossa difficoltà la Procura della Repubblica - hanno aggiunto le Mamme No Pfas - L’adulterazione dell’acqua è già un reato in Italia, quello che manca è la correlazione tra inquinamento e patologia. In futuro altre zone d’Italia in prossimità di cartiere, industrie di zincatura e coloritura di tessuti potrebbero avere l’acqua inquinata da Pfas ed essere impotenti come lo siamo noi ora: senza riferimenti di norma chiari mancano gli strumenti per colpire i responsabili di simili contaminazioni. I limiti a zero pfas saranno l'unica scelta possibile per garantire l'innocuitá di queste sostanze».
«La nostra è un'emergenza sanitaria senza precedenti in Italia, e lo Stato ha il dovere di proteggere la popolazione per prevenire queste situazioni - hanno proseguito - Da due anni chiediamo che siano posti dei limiti nazionali e il Ministro Costa, nell'incontro con i gruppi No Pfas del Veneto dell' 11 settembre 2018, li aveva promessi davanti a vari gruppi e associazioni. La regione Veneto li ha stabiliti nel 2017. L’Italia, che nella Regione Veneto ha potuto toccare con mano la preoccupante pericolosità di queste sostanze, dovrebbe aver già provveduto a fissare i suoi limiti nazionali, diventando esempio credibile per le altre nazioni europee. Ovviamente i limiti che chiediamo sono pari a ZERO perché un limite diverso implica che continueremo giorno dopo giorno ad accumulare queste sostanze di sintesi nel sangue e nei tessuti che il nostro corpo scambia per ormoni e possono causare tante patologie correlate».
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