Edilizia e ambiente, una potenzialità enorme di economia e lavoro
Dal Web
L'edilizia è in crisi? Beh, potrebbe uscirne se la si smettesse di ostinarsi sulla cementificazione selvaggia e ci si concentrasse sul recupero ecologico dell'esistente. Formando tecnici e personale e ottenendo risparmi e posti di lavoro.
di Paolo Ermani
Le case e gli edifici italiani registrano consumi fra i più alti d’Europa e non è difficile capire il perché. La cementificazione selvaggia, che ha contribuito a dare soldi e potere alle varie caste politiche e costruttori di ogni sorta (basti pensare a dove ha iniziato il suo percorso il palazzinaro Berlusconi), non tiene in nessun conto la qualità degli edifici e men che meno il contenimento energetico.
I cementificatori costruiscono tanto, male e in fretta, incassano e poi spariscono. Case che se fossero state costruite con i piedi sarebbero state costruite meglio, che in inverno si trasformano in ghiacciaie e in estate diventano dei forni, con l’ovvio risultato di bollette salatissime. Case che si pagano fior di quattrini, ma delle cui prestazioni non interessa granchè. La casa si compra perché è in centro, perché è vicino al posto di lavoro, perché è in città, perché si pensa che sia un buon investimento e il più delle volte ci si ritrova con un'abitazione di scarsa qualità, magari con i bagni firmati e la cucina di marca ma che consuma troppo e ha bisogno di costante manutenzione. Ma tanto al costruttore non interessa nulla, la cosa importante è trovare i polli che la comprano, poi sono affari loro.
E così l’italiano, che sa tutto del Fantacalcio, dei vip dello spettacolo, dei reali d’Inghilterra e degli smartphone, è di una ignoranza abissale rispetto a quello che gli toglie i soldi dalle tasche. Ciò accade anche perché le persone non si informano e nemmeno hanno occasione di farlo poiché non c'è l'interesse a che le persone siano informate; non lo fanno le scuole né le amministrazioni pubbliche, che pure avrebbero tutti i vantaggi ad agire in questa direzione. Formando utenti e cittadini consapevoli infatti si avrebbero anche consumi minori e conseguenti costi minori come amministrazioni.
La formazione poi dovrebbe essere fatta anche ai tecnici e alle maestranze, che di interventi sul risparmio energetico ne sanno poco e nulla. Geometri, architetti e ingegneri hanno poche conoscenze in merito al contenimento energetico e alla bioedilizia, cioè all’uso di materiali ambientalmente compatibili. Quello che questi tecnici normalmente dicono a quei pochi clienti che magari vorrebbe fare qualcosa in merito, è che sistemi del genere non funzionano o costano troppo. Questo accade per mascherare il fatto che non ne sanno nulla e non vogliono fare la fatica di informarsi e formarsi.
Ma anche qualora i tecnici fossero preparati, c’è da superare lo scoglio delle maestranze, cioè chi è adibito a installare i sistemi in questione. Provate a spiegare a un muratore tradizionale come applicare sistemi di contenimento energetico e, cosa ancora più difficile, in bioedilizia. Verrete guardati come marziani che cercano di parlare una lingua che non esiste sulla terra; e anche le maestranze, come i tecnici, la prima cosa che dicono, senza nemmeno conoscere niente di quello di cui si sta parlando, è che non funziona. Si tratta della tipica chiusura ed è la stessa che hanno i contadini tradizionali nei confronti del biologico, perché sono convinti che senza chimica non possa crescere nemmeno una pianta di rosmarino.
Eppure c’è una richiesta di lavoro molto alta di personale specializzato nella posa di materiale edile anche per il contenimento energetico, che non è esattamente la stessa cosa della posa di materiale tradizionale. Migliaia sono le richieste delle ditte edili che cercano personale in questa direzione e non lo trovano. E meno male che gli immigrati ci tolgono il lavoro… Non è difficile imparare queste nuove tecniche soprattutto se si è già del mestiere, ma se si è chiusi a priori diventa una fatica immane anche far passare concetti che sono banali.
Quindi, in un paese in cui si dice ci sia disoccupazione sono migliaia i posti di lavoro che vanno inevasi nel comparto edile. La cosa è ancora più incredibile se si pensa che l’edilizia è un settore in crisi. E meno male che è in crisi perché abbiamo già cementificato qualsiasi cosa e, a meno di cementificare anche il Mar Mediterraneo e tutti i fiumi e laghi che abbiamo, è stato già praticamente ricoperto tutto il resto.
Eppure il comparto edile, smettendo di cementificare, potrebbe uscire dalla crisi ed essere un volano enorme di occupazione proprio nella riqualificazione energetica degli edifici, non solo quelli costruiti in passato ma anche negli ultimi anni, sempre in maniera scandalosa. Ci sarebbero guadagni da ogni parte, da parte dei cittadini, da parte dello Stato, delle amministrazioni pubbliche locali, dei tecnici, delle maestranze, delle ditte, delle banche che potrebbero finanziare questi interventi con la sicurezza del ritorno dato dal risparmio energetico. Si otterrebbero risparmi di soldi, meno inquinamento e centinaia di migliaia di lavoratori impegnati per anni, tenendo presente il disastroso stato del patrimonio edilizio italiano. Non c’è alcun intervento economico, ambientale e occupazionali che possa portare più vantaggi di questo e vale più di finanziarie varie, tagli a destra e sinistra, contenziosi con l’Europa e sprechi di denaro pubblico assortiti.
Basterebbe semplicemente e finalmente agire, con convinzione, chiarezza e volontà. O forse si stanno aspettando davvero gli extraterrestri che ci dicano loro come fare perché pare che noi da soli proprio non ci vogliamo arrivare.
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