Come funziona l’Ocean Array Cleanup
Il sistema ideato da Boyan e dalla sua società, l’Ocean Cleanup, si basa su una serie di lunghi bracci galleggianti posizionati sulla superficie dell’acqua. Proprio come le spiagge raccolgono la nostra plastica, questi “boom” possono raccogliere passivamente i rifiuti e convogliarli verso la parte centrale. Una volta al mese circa, una barca andrebbe a raccoglierli.
Un’ulteriore miglioria introdotta dal gruppo di ricerca di Slat ha fatto sì che invece di attaccare i bracci al fondo dell’oceano, questi rimanessero “sospesi” ma legati alle ancore che galleggiano in profondità. Ciò consentirà ai bracci di muoversi lentamente, ma non al punto da impedire loro di svolgere il lavoro di pulizia.
“Le forze che spostano la plastica sono le stesse che muovono i sistemi di pulizia, in altre parole, dove va la plastica, vanno automaticamente anche i sistemi di pulizia”. Geniale, come tutte le idee semplici.
Il sistema sarà a impatto zero visto che per l’accumulo della plastica si affiderà completamente alle correnti oceaniche naturali e non richiederà una fonte di energia esterna. Tutta l’elettronica utilizzata sarà alimentata dall’energia solare.
Secondo i modelli della Ocean Cleanup, il dispositivo potrebbe ripulire il 50% del Great Pacific Garbage Patch in 5 anni. Combinando la pulizia con la riduzione della produzione sulla terraferma, potremmo tornare ad avere oceani liberi dalla plastica entro il 2050.
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