LAVORO 2.0: Nel mondo dei Robot nessuno paga le tasse

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Prosegue in questi giorni il dibattito su automazione, lavoro e tassazione, introdotto nelle scorse settimane dal fondatore di Microsoft Bll Gates.
DIGITALIZZAZIONE E LAVORO – Venerdì scorso la Commissione Europea ha respinto la proposta di tasse sui robot. Per il vicepresidente Ansip “Troppo spesso si dice che con la digitalizzazione delle industrie i robot prenderanno il posto dei lavoratori, io credo invece che aiuterà le persone a lavorare anche a casa o quando viaggiano. È stato sempre così: il progresso crea più lavoro di quanto ne distrugga”.
LA TASSA SUI ROBOT – Ma il dibattito su lavoro, tasse e automazione non sembra placarsi. Nelle scorse settimane il fondatore di Microsoft, Bill Gates, aveva proposto una posizione molto avanzata in termini di costo del lavoro e salvaguardia dell’occupazione: “Se un lavoratore guadagna 50.000 dollari in una fabbrica, il suo reddito è tassato. Se il robot svolge lo stesso lavoro, si potrebbe pensare si tassarlo”.
I RISCHI PER L’OCCUPAZIONE – Il timore è che l’aumentare dell’automazione possa mettere a rischio nei prossimi anni otto milioni di posti di lavoro solo negli USA. Le occupazioni più a rischio, secondo chi critica il processo di automazione della produzione, sarebbero quelle meno retribuite. Un processo quindi che, oltre a de-umanizzare il processo produttivo, potrebbe concorrere anche all’ampliamento del divario tra ricchi e poveri.
IL CAPITALE UMANO – “Non ritengo che le aziende che producono robot si arrabbierebbero se fosse imposta una tassa”, ha spiegato Bill Gates, anche perché i ricavi che arriverebbe nell’abbassamento del costo del lavoro sarebbero certamente superiori. Per il fondatore di Microsoft l’automazione non è un processo da stigmatizzare, in quanto potrebbe liberare forza lavoro per tutte quelle occupazioni in cui il ‘capitale umano’ è impossibile da sostituire.
QUANTO PESA L’AUTOMAZIONE – Si devono però analizzare alcuni dati. Sarebbero circa il 5% le occupazioni che ad oggi potrebbero essere totalmente sostituite da robot. Una percentuale che sembra piccola, e che forse sarebbe facilmente riassorbita in tutte quelle occupazioni che non possono prescindere dall’intelletto e dalla presenza dell’uomo. Ma se si considera anche che il 45% delle attività potrebbe essere automatizzata con delle tecnologie non ancora attuali ma già sperimentate, i conti più difficilmente tornano.
Leonardo Mancini

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