In città l’automobile ha fallito le sue promesse pubblicitarie e di mobilità

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L’automobile ha certamente la sua utilità, particolarmente in aree geografiche poco popolate e con abbondanti strade ben mantenute (vantaggio che però si paga con incidenti stradali più pericolosi e più mortali), ma ha chiaramente fallito la sua promessa di libertà e mobilità nei contesti urbani, promessa continuamente replicata in innumerevoli campagne pubblicitarie ancor oggi, con grande enfasi su libertà, economia e facilità di parcheggio… sì, se trovi il posto.
Da cento anni, dove circolano anche solo poche migliaia di automobili, si crea traffico, inquinamento, rumore e congestione urbana:
  1. Non c’è mai stata un’epoca d’oro in cui nelle città c’erano le auto ma non c’era traffico e congestione: con l’automobilismo di massa il traffico urbano è sempre stato congestionato. Salvo i pionieri del secolo scorso, gli automobilisti si sono sempre lamentati del traffico.
  2. In tutto il mondo non esiste una sola città che abbia risolto brillantemente il problema della mobilità urbana con l’auto privata (chi conosce casi di eccellenza può citarli nei commenti). Le poche città che hanno poco traffico hanno raggiunto l’obiettivo perché hanno escluso l’auto dai loro centri e ne hanno grandemente limitato accesso  e velocità nelle periferie.
Ovunque, in tutte le città del mondo, in Europa, negli Usa, in Cina, in India, in Asia, nel Medio Oriente, in Africa, quando nelle città la gran parte dei cittadini si sposta con l’auto privata ci sono sempre trafficocongestione urbana, problemi insolubili di parcheggio, inquinamento, morti e feriti da incidenti stradali.
Ecco i motivi per cui l’auto privata è un mezzo di trasporto generalmente inadatto ai contesti urbani:
L'automobile farà prosperare il mezzogiorno 1928
Altre promesse fallite in pieno.
  1. È ingombrante. Mediamente trasporta 1,2 persone occupando 25 metri quadri per il parcheggio (12,5 di spazio per lo stazionamento, più gli spazi di manovra per entrare e uscire), mentre quando è in movimento occupa da 15 a 100 metri a seconda della velocità di spostamento (più va veloce e maggiori devono essere le distanze di sicurezza fra ogni automobile e il veicolo che la precede e segue: le distanze di sicurezza rappresentano una occupazione di spazio, per quanto dinamica).
  2. Occupa enorme spazio pubblico per circolare. Ogni automobile ha bisogno di almeno tre posti auto per poter circolare: casa, lavoro, negozio. E questo è il minimo. Ovviamente lo stesso posto auto può essere usato a turno da più automobile, ma è impossibile ottimizzarli in modo da avere un rapporto auto-parcheggi 1:1. E infatti non esiste città al mondo in cui le automobili non abbiano problemi di parcheggio (qui il caso di Los Angeles, dove ci sono 3,3 posti auto per ciascuna vettura, ma senza aver risolto i problemi di parcheggio).
  3. È una divoratrice di risorse. I costi di costruzione e manutenzione di strade adatte a un traffico automobilistico molto intenso sono enormi. E infatti quasi nessuna città del mondo riesce ad evitare strade senza buche o senza rifare l’asfalto periodicamente, laddove piste ciclabili e marciapiedi possono essere costruiti (se le auto non ci parcheggiano sopra) a costi molto più bassi e con manutezione molto più limitata. Inoltre la dispersione urbana generata dal modello di mobilità automobilistica (grandi periferie, quartieri dormitorio di villette, quartieri commerciali di palazzi per uffici) amplifica le distanze di percorrenza media, aumentando i tempi di spostamento e relativi costi.
  4. È rumorosa. Per quanto i motori moderni siano diventati silenziosi (soprattutto all’interno dell’abitacolo, va notato), resta una fonte di rumore ineliminabile: il rotolamento dei pneumatici sull’asfalto o peggio sul pavè. È un rumore estremamente fastidioso, anche se ci si abitua, perché arriva lontano, aumenta e poi va via, in modo nervoso e irregolare, tenendo inconsciamente in allarme il sistema nervoso. Anche chi è abituato e pensa di non accorgersene, è disturbato dal rumore irregolare del traffico auto sotto la finestra. È stato accertato che il rumore del traffico peggiora l’incidenza di malattie cardiache.
  5. È molto pericolosa. Ogni anno a livello mondiale ci sono 1,2 milioni di morti per incidenti d’auto. A livello nazionale nessuno stato moderno tollererebbe un simile livello di morti e feriti se fosse generato dalla criminalità. Per fare un esempio in Italia ci sono circa 3.400 morti e circa 250.000 feriti ogni anno. I morti per violenza e crimine nel 2015 sono stati 468, ovvero meno di un settimo dei morti per incidente stradale. L’automobile è talmente pericolosa per i pedoni ma anche per i passeggeri che richiede un’enorme numero di dispositivi di sicurezza per circolare (cinture, airbag, abs, metodi costruttivi speciali per volante, cruscotto, muso eccetera). Tutte le auto costruite prima del 1980, infatti, erano vere e proprie bare a quattro ruote, per gli standard moderni.
  6. E soprattutto, in città è L-E-N-T-A. In città la velocità media delle auto va da 8 km/h nelle ore di punta a 16 km/h negli altri orari (dati di Lega Ambiente citati anche da Confcommercio). Le auto dotate di scatola nera assicurativa secondo le rilevazioni vanno a velocità medie inferiori ai 20 km/h. In città si può andare più veloci solo di notte e a ferragosto quando la città è deserta. Ma questa velocità si paga con un più alto rischio di incidenti. A cosa serve tutta questa costosa tecnologia se alla fin dei conti con il tuo suv da 2,5 tonnellate vai poco più veloce di una bicicletta?
  7. Per trasportare le persone è molto meno efficiente dei trasporti pubblici urbani. Per comprenderlo basta fare questo esperimento: se togli le auto dalle strade i trasporti pubblici di superficie e i taxi migliorano miracolosamente le prestazioni. Se togli il trasporto pubblico (come succede quando c’è una giornata di sciopero) la città si paralizza in un ingorgo colossale. È evidente che, nel trasporto persone, anche aziende pubbliche disastrate come quelle di alcune città italiane sono più efficienti del mezzo privato.
L’unico motivo per cui l’automobile viene ancor oggi così sovvenzionata dai governi è l’enorme giro d’affari che alimenta: il lavoratore che va al lavoro in macchina e la mamma che porta i figli a scuola con l’utilitaria (alla velocità di una bicicletta: in media trascorrono un’ora al giorno in auto per fare meno di dieci km) pagano la macchina, la benzina, i costi di manutenzione, le tasse per fare le strade, le tasse per sovvenzionare le industrie automobilistiche e quindi mantiene un enorme sistema autoreferenziale industriale-politico che provoca enormi costi sociali.

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