Chi uccide i fiumi toscani?

E' un vero e proprio allarme fiumi e in questo momento la situazione in Toscana è drammatica. Interventi disastrosi distruggono ecosistemi e mettono a rischio la sicurezza idraulica del territorio. E purtroppo la Toscana non è l'unica Regione dove tali scempi si stanno moltiplicando...

di Martino Danielli 


E' un vero e proprio allarme fiumi e in questo momento la situazione in Toscana è drammatica. Interventi disastrosi distruggono ecosistemi e mettono a rischio la sicurezza idraulica del territorio. E purtroppo la Toscana non è l'unica Regiove dove tali scempi si stanno moltiplicando...
Stiamo provocando con le nostre mani uno dei più gravi danni al sistema idraulico naturale. Il reticolo di torrenti, ruscelli, fiumi che si snodano a meandri nella piatta pianura padana, o che precipitano in forre e gole delle montagne e colline del centro Italia sono oggetto, da oltre cinquant’anni di un attacco feroce fatto di canalizzazioni, briglie, dighe, cementificazioni e addirittura, in molti casi, di interramenti, che significa che il fiume viene fatto passare in canali sotterranei artificiali.
All’attacco umano, che si prefigge insensatamente di tenere sotto controllo una delle forze più potenti della natura, ovvero l’acqua, cercando di costringerla in spazi forzati e di impedirne il naturale andamento, si è contrapposta la realtà delle cose.
Da quando l’opera di distruzione dei fiumi è cominciata, si sono moltiplicati gli eventi catastrofici, che hanno colpito la popolazione e l’economia di intere zone.
E tuttavia si continua ad ignorare questa realtà, a non conoscere e non capire che cosa sono e come funzionano i corsi d’acqua. Si vedono i fiumi come semplici elementi del paesaggio da tenere sotto controllo, e non come ecosistemi dalla struttura complessa, in continuo mutamento e sorretti da un equilibrio dinamico molto fragile.
Ma l'ignoranza in tema fluviale è sempre stata funzionale al lucro di persone senza scrupoli, pronte ad arricchirsi a scapito della sicurezza dei territori. Dopo la grande cementificazione d'Italia, che ha portato ai tragici eventi che si ripetono ogni anno con interi paesi costruiti in aree alluvionali, oggi i fiumi subiscono l'enorme pressione del nuovo sistema delle imprese coinvolte nel mercato dell'energia da biomasse.
Avete capito bene. Infatti, tra le energie alternative risultano esserci le centrali termoelettriche a biomasse, che a seconda della dimensione hanno bisogno di grandi quantità di materia vegetale per poter funzionare (ed essere economicamente remunerative).
Come al solito in Italia, grazie ad amministratori compiacenti e poco lungimiranti, c'è chi riesce a trasformare una opportunità di contrasto al drammatico problema dei cambiamenti climatici in una speculazione inaccettabile: è lecito alimentare una centrale termoelettrica a biomassa, a bilancio CO2 teoricamente neutro, al costo della distruzione diretta di un ecosistema?
La cosiddetta “ripulitura” dei corsi d'acqua sta comportando in più parti la distruzione completa di tutta la vegetazione riparia, anche secolare, che le rive dei fiumi, gli argini e le naturali casse di espansione ospitano.
Oggi si taglia quella vegetazione che l’evidenza, l’esperienza, le indicazioni in normativa e, se non bastasse, numerosi studi scientifici dimostrano necessaria per la funzionalità ecologica del fiume, oltre ad essere utilissima nello smorzare la furia delle piene, nel depurare le acque dagli inquinanti, nel proteggere le sponde dall’erosione.
Macchine potentissime radono al suolo tutto, dai pioppi e dagli ontani di trenta metri di altezza fino ai cespugli, riducendoli poi in trucioli e schegge; smuovono la terra che poi le piogge porteranno via producendo frane e smottamenti.
Tutto questo è cronaca di questi giorni anche in provincia di Siena, come ha denunciato il WWF, per una serie di interventi autorizzati dalla Provincia e dal nuovo Consorzio di Bonifica Toscana Sud, che negli ultimi tre anni hanno abbattuto la vegetazione su oltre 50 km di fiumi e torrenti.
“Siamo molto preoccupati” – dichiara Tommaso Addabbo, presidente del WWF Siena. “Da un lato c'è lo Stato, che legifera e recepisce direttive comunitarie che imporrebbero il raggiungimento di un “buono stato ecologico” degli ecosistemi d’acqua dolce entro il 2015, come previsto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE. Dall'altro non solo non si procede in modo deciso a sanare i danni del passato, ma in molti casi si persevera nella distruzione della naturalità, in un quadro amministrativo sconcertante”.
“Per la sicurezza del territorio sono necessari interventi pianificati e selettivi, mirati esclusivamente a garantire la stabilità idraulica del sistema, preservando l'integrità delle sponde e la funzionalità ecologica del fiume, come chiesto dalla normativa. Alcuni enti l'hanno finalmente recepito, e stanno modificando, seppur lentamente, i loro progetti in tal senso. Altri enti, come recentemente fatto sul fiume Arbia dal Consorzio di Bonifica Toscana Sud, mettono ancora in atto la distruzione totale”.
“Ma il problema non è da addebitarsi ai soli Consorzi di Bonifica. Anche le Province hanno le loro responsabilità con concessioni di taglio rilasciate a privati, praticamente senza alcuna prescrizione, con risultati disastrosi”.

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