Perchè il no alle trivelle in mare è in difesa dello sviluppo del Sud e della Puglia
La generale opposizione che si sta manifestando alla ipotesi della cosiddetta ricerca del petrolio in Adriatico è lontana dalla classica "union sacre' " che in altre epoche ha unificato il "sudismo piagnone" contro progetti di modernizzazione del Mezzogiorno. Anzi si può dire che almeno su un tema così dirimente la situazione si è capovolta
La domanda è: che succede se trivelliamo il mare? Succede che compromettiamo immagine attrattiva ed ecosistema marino, attività della piccola pesca e politiche di ripopolamento delle risorse alieutiche, servizi turistici. Succede che compromettiamo l’integrazione di questa dimensione con il resto del territorio e con quel che di nuovo si viene organizzando . La Puglia rischierebbe dunque di divenire fenomeno di moda passeggera e di perdere il requisito di unicità. Alle ciminiere dell’Ilva si sostituiranno le torri delle attività estrattive nel mare. Sarebbe una condanna, un’altra condanna. Questa volta non per colpa del “sudismo immobile”. Per questo il no alle trivelle è un sì al modello di cui siamo protagonisti e che ci ha aperto al mondo.
Le aree di ricerca petrolifera al largo del Brindisino. Sotto, la situazione dei permessi rilasciati dal governo in Italia e la nociva tecnologia di ricerca con l'airgun
articolo condiviso
La generale opposizione che si sta manifestando alla ipotesi della cosiddetta ricerca del petrolio in Adriatico è lontana dalla classica “union sacre’ “ che in altre epoche ha unificato il “sudismo piagnone“ contro progetti di modernizzazione del Mezzogiorno. Anzi si può dire che almeno su un tema così dirimente la situazione si è capovolta . Associazioni economiche e di interesse, movimenti di opinione e intellettuali, istituzioni rappresentative, comunità ecclesiastiche sono impegnate da un lato a incoraggiare una prospettiva di nuovo sviluppo già in atto, dall’altro il governo si attarda in una lettura della Puglia e del Sud guidata dalla categoria dell’arretratezza.
“Siete contrari alle trivelle perché nostalgici del tempo che fu o perché difendete ‘la bellezza’ del mare e della vostra terra come fattore di contemplazione estetica e perciò elitaria e premoderna.” Eppure basta esibire i dati relativi ai flussi turistici per smentire l’assunto. E non parlo solo dei numeri che pure sono assai determinanti , ma del carattere della domanda. Quella del viaggiatore contemporaneo che i circuiti integrati (prenotazione on line, voli low cost, servizi globali a destinazione) assistono da un punto all’altro del globo alla ricerca del benessere e della conoscenza della civiltà dei luoghi. Tanto che si parla di questo viaggiatore come “di abitatore temporaneo dei luoghi”.
Perché questo tipo di viaggiatore sceglie mare e campagna della Puglia ? Cosa induce la sua domanda nel processo economico e nel modello di sviluppo ? Quanta ricchezza e nuova occupazione essa può generare? Basta girare per le aree marine protette o per i parchi naturali per cogliere che quel viaggiatore cerca benessere nella sua accezione più semplice di aria salubre a Pechino o Tokio “vive” con la mascherina antismog). E che attratto da mare e sole poi scopre la campagna , la masseria storica , il frantoio ipogeo, la chiesa rupestre, il sito archeologico. Di questo nuovo sistema la locomotiva è il nostro patrimonio enogastronomico, riscoperto e riorganizzato nella sua distintività.
Sempre più quel viaggiatore decidere di investire, di comprare le dimore tipiche del paesaggio rurale e del piccolo centro storico nel Capo di Leuca. O addirittura di intraprendere nella attività multifunzionale agroturistica. In Puglia e nel Sud la figura nuova attorno a cui ruota questa offerta integrata di beni primari, di servizi avanzati è costituita da giovani e donne che ereditano e modernizzano le vocazioni della generazione precedente. Essi coltivano, trasformano, commercializzano, fanno ospitalità rurale. Parlano inglese e usano internet. E costruiscono qui - forse per la prima volta - il loro futuro, anziché emigrare. A questo modello ha giovato la qualificazione del sistema aeroportuale in primis. Ma ancora molto c’è da fare nei collegamenti interni o nel nuovo segmento del cicloturismo. Per non dire di quello che c’è da impiantare sul piano di servizi essenziali nelle aree turistiche prese d’assalto dai flussi estivi.
Commenti
Posta un commento