ESPROPRIO PROVINCIALE
http://www.cadoinpiedi.it/2013/07/27/esproprio_provinciale.html#anchor
Dovevano sparire. Il Governo Letta ne ha
garantito la sopravvivenza almeno
fino alla riscrittura della Carta
Costituzionale.
Ma le ha svuotate di tutti i poteri.
Gettate dalla finestra dal decreto Monti dopo
anni di discussioni
sulla possibilità di abolizione, rientrate
dalla porta grazie alla
Corte Costituzionale, le Province sono
ricomparse in un
disegno di legge del Governo Letta,
sia pure con
notevoli limitazioni. Ma la sopravvivenza è
garantita almeno fino alla riscrittura della
Carta Costituzionale, che visto l'andazzo
potrebbe avere tempi non propri brevissimi.
L'esperienza del Governo Monti è servita da lezione:
abolire le Province da mattino a sera non si può, perché
sono iscritte nella Costituzione. E allora l'esecutivo guidato
da Enrico Letta si è limitato a svuotare gli enti praticamente
di tutti i loro poteri, in vista della riforma
dell'architettura dello Stato.
L'Upi, unione delle Province Italiane, torna sulle barricate,
ma è difficile che serva.
Il provvedimento è stato approvato venerdì 26 luglio in
Consiglio dei ministri (Cdm) e prevede che "le province
diventino enti territoriali di secondo livello" il che significa
per prima cosa non ci saranno elezioni. La riforma deve
essere approvata dalla Conferenza Unificata per poi tornare
in Cdm per l'ok definitivo.
Se l'iter fosse concluso entro la fine di quest'anno,
si riuscirebbero a evitare le elezioni 2014, con un
risparmio immediato di 600-700 milioni di euro.
Se tutto va come previsto, dal primo gennaio del
prossimo anno le Province coesisteranno con le
città metropolitane, laddove già previste dalla legge del 1990
finora inapplicata, ovvero Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna,
Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria.
La città metropolitana di Roma Capitale
avrà una disciplina parte.
Nel frattempo i presidenti o i commissari delle attuali Province
hanno tempo fino alla fine di agosto 2013
per convocare i sindaci dei comuni
del territorio e dare vita ad un ente
di secondo grado semplificato,
con un presidente - inizialmente il sindaco del capoluogo -
un'assemblea di sindaci, che in seguito
eleggerà il presidente,
e un organo più ristretto di sindaci, il Consiglio provinciale,
con compiti di indirizzo. Tutti a titolo gratuito.
Alle Province sono rimaste le funzioni di
pianificazione su territorio,
ambiente, trasporto, rete scolastica e la
gestione diretta delle
strade provinciali. Il disegno di legge
ha incentivato poi le
unioni tra piccoli e piccolissimi comuni,
che avranno diritto
a partecipare ai consigli provinciali.
Dal primo luglio 2014,
inoltre, le città metropolitana sostituiranno
le Province,
definitivamente soppresse, sperando
che nel frattempo
sia arrivata la riforma costituzionale.
anni di discussioni
sulla possibilità di abolizione, rientrate
dalla porta grazie alla
Corte Costituzionale, le Province sono
ricomparse in un
disegno di legge del Governo Letta,
sia pure con
notevoli limitazioni. Ma la sopravvivenza è
garantita almeno fino alla riscrittura della
Carta Costituzionale, che visto l'andazzo
potrebbe avere tempi non propri brevissimi.
L'esperienza del Governo Monti è servita da lezione:
abolire le Province da mattino a sera non si può, perché
sono iscritte nella Costituzione. E allora l'esecutivo guidato
da Enrico Letta si è limitato a svuotare gli enti praticamente
di tutti i loro poteri, in vista della riforma
dell'architettura dello Stato.
L'Upi, unione delle Province Italiane, torna sulle barricate,
ma è difficile che serva.
Il provvedimento è stato approvato venerdì 26 luglio in
Consiglio dei ministri (Cdm) e prevede che "le province
diventino enti territoriali di secondo livello" il che significa
per prima cosa non ci saranno elezioni. La riforma deve
essere approvata dalla Conferenza Unificata per poi tornare
in Cdm per l'ok definitivo.
Se l'iter fosse concluso entro la fine di quest'anno,
si riuscirebbero a evitare le elezioni 2014, con un
risparmio immediato di 600-700 milioni di euro.
Se tutto va come previsto, dal primo gennaio del
prossimo anno le Province coesisteranno con le
città metropolitane, laddove già previste dalla legge del 1990
finora inapplicata, ovvero Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna,
Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria.
La città metropolitana di Roma Capitale
avrà una disciplina parte.
Nel frattempo i presidenti o i commissari delle attuali Province
hanno tempo fino alla fine di agosto 2013
per convocare i sindaci dei comuni
del territorio e dare vita ad un ente
di secondo grado semplificato,
con un presidente - inizialmente il sindaco del capoluogo -
un'assemblea di sindaci, che in seguito
eleggerà il presidente,
e un organo più ristretto di sindaci, il Consiglio provinciale,
con compiti di indirizzo. Tutti a titolo gratuito.
Alle Province sono rimaste le funzioni di
pianificazione su territorio,
ambiente, trasporto, rete scolastica e la
gestione diretta delle
strade provinciali. Il disegno di legge
ha incentivato poi le
unioni tra piccoli e piccolissimi comuni,
che avranno diritto
a partecipare ai consigli provinciali.
Dal primo luglio 2014,
inoltre, le città metropolitana sostituiranno
le Province,
definitivamente soppresse, sperando
che nel frattempo
sia arrivata la riforma costituzionale.
Commenti
Posta un commento