Perchè la gente non reagisce davanti alle ingiustizie?
Vi è mai capitato di vedere un film come “Shindler’s list” dove i prigionieri venivano sterminati a sangue freddo? Perchè la gente non reagiva? Vi siete mai chiesti perchè non tentavano di strappare la pistola dalle mani del loro assassino? Perché anche davanti alla morte, la rassegnazione era talmente alta da non tentare nemmeno un ultima e disperata fuga? Perchè a volte l’uomo davanti alle ingiustizie si sente totalmente impotente e si rassegna? Come siamo arrivati a questa rassegnazione generale e a questa apatia, che consente ai poteri corporativi di manovrare la politica e l’economia in maniera così disumana?
Un caso famoso di impotenza appresa è quello dell’esperimento carcerario di Stanford di Philip Zimbardo. In questo esperimento, un gruppo di volontari venne diviso in due gruppi ai quali venne chiesto di immedesimarsi nelle parti rispettive di guardie e di prigionieri. Questo esperimento è stato fermato al 6º giorno a causa dei cambi eccessivi che si registrarono nelle personalità dei volontari. Le guardie si erano trasformate in sadici aguzzini, mentre i prigionieri si erano rassegnati a sopportare qualsiasi sopruso. Uno stato di rassegnazione e di impotenza era stato indotto.
Praticamente il ripetersi di un fallimento porta a pensare in maniera pessimistica di non essere in grado di risolvere il problema, quindi ci si arrende e si aprono le porte ad un fallimento certo.
Se pensiamo solo per un secondo al bombardamento mediatico al quale siamo sottoposti costantemente, non è così difficile comprendere in che maniera vengono utilizzati questi studi ed in che maniera chi li usa ne trae vantaggi… Sottoponendo una persona ad un senso di angoscia e frustrazione costante, si può indurla a pensare che non può fare niente per cambiare la propria condizione e quindi la si conduce verso uno stato di apatia e di sopportazione di qualsiasi malefatta. Comprendere come funzionano questi meccanismi può aiutare a capire come reagire positivamente alle avversità. Una volta si diceva che leggere una rivista di moda per 15 minuti abbassava l’autostima del 30%, oggi, la guerra all’autostima è stata estesa su tutti i fronti: radio, tv, giornali, pubblicità per le strade, internet e social network, che ti seguono ovunque. Immagina quindi quello che può provocare una vita intera sentendosi ripetere costantemente che qualcosa non va bene nella tua vita. Che la tua macchina è vecchia, che il tuo guardaroba è fuori moda, che i tuoi denti non sono bianco scintillante, che hai la cellulite ecc… In parole povere attraverso la frustrazione, l’autostima scende sotto terra e in questa maniera la strada è stata spianata per accettare con rassegnazione e apatia qualsiasi soluzione che generalmente viene offerta da chi ha causato il problema.
Ovviamente esiste la soluzione a questo pessimismo indotto ed è l’ottimismo indotto. Gli stessi studi di Martin Seligman lo portarono a formulare nuove teorie sulla psicologia positiva e su come vivere più felici. In effetti la psicologia, come dice Seligman, si è sempre occupata dell’aspetto patologico, tralasciando la prevenzione e la promozione. La psicologia positiva, invece, si occupa di studiare, con l’investigazione scientifica, quei processi che sono alla base delle emozioni e delle qualità positive dell’essere umano. Uno strumento in aiuto dei “pessimisti”, che se vengono aiutati a riprendere fiducia in se stessi, possono uscire dallo stato di rassegnazione e riappropriarsi della propria felicità. È un pò come quando nasce un bambino che, al momento della nascita è totalmente impotente ma, crescendo acquisisce sempre più fiducia in se stesso perdendo poco a poco l’impotenza.
Per approfondire il tema: Società italiana di psicologia positiva.
Commenti
Posta un commento