LA CASTA DEI GIORNALISTI
http://www.cadoinpiedi.it/2012/09/27/la_casta_dei_giornalisti.html
La levata di scudi dell’associazione dei giornalisti e della politica tutta a difesa di Sallusti pone in evidenza come il mondo delle caste sia vivo e vegeto, a dispetto delle regole
Dopo la condanna definitiva della Corte di Cassazione, Sallusti si appresta a varcare le porte del carcere di Milano. O forse no. E' ritenuto infatti responsabile di un articolo falso e diffamatorio nei confronti di un giudice, un' articolo apparso qualche anno fa sul giornale da lui diretto. E puntualmente, sia il mondo del giornalismo che della politica, si sono mossi a difesa del direttore, sostenendo che è stata minata la libertà di stampa e di opinione, sostenendo che la pena ad oltre un anno di carcere è sproporzionata al danno arrecato.
Il risultato è che molto probabilmente Sallusti in carcere non ci andrà affatto. Proprio come accade a qualunque cittadino ritenuto colpevole. O forse no. Non sarà piuttosto che il tanto vituperato sistema delle caste, caro all'Italico suolo, ha funzionato a dovere anche in questo caso. Forse è vero che una legge di tal fatta, risalente al periodo del fascio, possa essere considerata antiquata ed inadeguata al moderno sistema dei media ma è altrettanto vero che la regola è chiara a tutti da oltre settant'anni appunto e che in tutte le normali democrazie chi infrange le regole deve essere sanzionato. Punto e basta.
Del resto in nessun paese del mondo esiste il diritto o la libertà di dichiarare il falso, tanto meno di scriverlo, e averlo fatto solo per fini diffamatori costituisce certamente un'aggravante. Del resto lo stesso Sallusti ha rifiutato più volte offerte di soluzioni alternative, offerte provenienti dallo stesso giudice che lo ha querelato. Il rifiuto ha uno scopo evidente; strumentalizzare la condanna per gettare discredito sulla magistratura, un tema tanto caro alla destra e alla politica dei "Batman". Non a caso il prode Cicchitto non ha perso tempo per attaccare la magistratura dimenticandosi, ipocritamente, che le leggi le fa il parlamento, i giudici si limitano ad applicarle, e dimenticandosi, altrettanto ipocritamente, che negli ultimi vent'anni proprio il suo partito ha governato il nostro paese.
"Salvare il soldato Sallusti" sembra quindi essere la parola d'ordine, purtroppo nessuno chiede invece di salvare le regole e la giustizia sociale, che salverebbero, in definitiva, la malconcia democrazia del nostro paese.
Il risultato è che molto probabilmente Sallusti in carcere non ci andrà affatto. Proprio come accade a qualunque cittadino ritenuto colpevole. O forse no. Non sarà piuttosto che il tanto vituperato sistema delle caste, caro all'Italico suolo, ha funzionato a dovere anche in questo caso. Forse è vero che una legge di tal fatta, risalente al periodo del fascio, possa essere considerata antiquata ed inadeguata al moderno sistema dei media ma è altrettanto vero che la regola è chiara a tutti da oltre settant'anni appunto e che in tutte le normali democrazie chi infrange le regole deve essere sanzionato. Punto e basta.
Del resto in nessun paese del mondo esiste il diritto o la libertà di dichiarare il falso, tanto meno di scriverlo, e averlo fatto solo per fini diffamatori costituisce certamente un'aggravante. Del resto lo stesso Sallusti ha rifiutato più volte offerte di soluzioni alternative, offerte provenienti dallo stesso giudice che lo ha querelato. Il rifiuto ha uno scopo evidente; strumentalizzare la condanna per gettare discredito sulla magistratura, un tema tanto caro alla destra e alla politica dei "Batman". Non a caso il prode Cicchitto non ha perso tempo per attaccare la magistratura dimenticandosi, ipocritamente, che le leggi le fa il parlamento, i giudici si limitano ad applicarle, e dimenticandosi, altrettanto ipocritamente, che negli ultimi vent'anni proprio il suo partito ha governato il nostro paese.
"Salvare il soldato Sallusti" sembra quindi essere la parola d'ordine, purtroppo nessuno chiede invece di salvare le regole e la giustizia sociale, che salverebbero, in definitiva, la malconcia democrazia del nostro paese.
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