Inquinamento e salute in Italia: dove ci si ammala di più?

A quali rischi per la salute vanno incontro gli abitanti di siti inquinati? Sono stati recentemente pubblicati i risultati dello studio SENTIERI, condotto al fine di verificare in che misura e per quale tipo d’inquinamento ambientale ci si ammala e si muore con una probabilità più alta.

di Lucia Russo


inquinamento
A quali rischi per la salute vanno incontro gli abitanti di siti inquinati?
Quanto è alto il rischio per la salute degli abitanti di siti inquinati? Il luogo in cui viviamo influisce sulla nostra salute e sulla possibilità di una morte precoce?
Con la sigla Sin (Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche) si identificano le aree in cui l’inquinamento industriale degli anni '50-'70, pur destando la preoccupazione del Ministero dell’Ambiente, non ha portato a seri interventi di risanamento radicale: questi luoghi, in altre parole, non sono stati bonificati. Delle 57 aree individuate sul territorio italiano, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ne ha selezionati 44 (21 al Nord, 8 al Centro, 15 al Sud) ed ha commissionato l’analisi delle mortalità in eccesso per 63 diverse cause in 298 comuni esistenti all’interno di queste aree.
SENTIERI (Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento) è il nome del progetto finanziato dal Ministero per la Salute nell’ambito del Programma strategico nazionale “Ambiente e salute”, condotto con la coordinazione dell’Istituto superiore di sanità sull’analisi di tali aree per gli anni compresi tra il 1995 e il 2002, per asserire scientificamente dove, in che misura e per quale tipo d’inquinamento ambientale ci si ammala e si muore con una probabilità più alta.
Il Progetto SENTIERI, per obiettivi, disegno e metodi, rappresenta uno strumento descrittivo che verifica, in prima istanza, se e quanto il profilo di mortalità delle popolazioni che vivono nei territori inclusi in aree d’interesse nazionale per le bonifiche si discosti da quello delle popolazioni di riferimento, e la popolazione residente al Censimento 2001 nei SIN studiati costituisce approssimativamente il 10% della popolazione italiana. Iniziato nel 2007, lo studio è stato completato nel mese di dicembre 2010 e i risultati sono stati recentemente pubblicati in due supplementi della rivista Epidemiologia & Prevenzione.
inquinamento ambientaleLo studio SENTIERI ha riscontrato che nei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche il tasso di mortalità è più alto
Le popolazioni interessatesono quelle residenti in prossimità di una serie di grandi centri industriali attivi o dismessi, o di aree oggetto di smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, esposte al rischio di contaminazione ambientale di tipo chimico, petrolchimico e raffineria, siderurgia, centrale elettrica, miniere e/o cave, area portuale, amianto o altre fibreminerali, discarica e inceneritore. Sono state prese in considerazione per i loro accertati effetti sulla salute anche le esposizioni da inquinamento dell’aria, fumo di tabacco attivo e passivo, assunzione di alcol, esposizioni professionali e stato socioeconomico.
Il risultato è che, purtroppo, c’è un’evidenza epidemiologica dell’associazione tra 63 cause di morte e le fonti di esposizioni ambientali presenti nei SIN. In altre parole, sì, in queste aree si muore di più (vedi tabelle 2 e 3 dello studio SENTIERI) e le osservazioni sono state riferite a tutte le età, tre alla classe di età “minore di un anno”, sei alla classe di età “0-14 anni”. Riguardo alle malformazioni congenite in tutte le classi di età - condizioni morbose di origine perinatale (0-1 anno), malattie respiratorie acute (0-14 anni) e asma (0-14 anni) - alcune di queste cause restano di diagnosi incerta o incompleta per le malformazioni congenite o le condizioni perinatali.
Nell’insieme dei siti oggetto del Progetto SENTIERI è quindi emersa una sovra-mortalità per tutte le cause di morte, con una media di oltre 1200 casi annui.
I dati ritenuti più attendibili sono quelli sulle correlazioni tra inquinamento ambientale e decessi. Per ogni possibile causa di mortalità è stato stabilito se le prove accumulate finora a livello internazionale siano sufficienti, limitate o inadeguate, e sono state considerate solo le prime due categorie. I risultati, distinti per uomini e donne, tengono conto della struttura per età e delle condizioni socio-economiche. Anche fumo, alcol e occupazione sono considerati fattori di rischio utili a stabilire come possano influenzare le diverse cause di morte.
gelaA Gela e Porto Torres, siti di raffinerie e poli petrolchimici, si muore di più per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali
Tra le 63 cause di mortalità, la presenza di amianto (o di fibre asbestiformi a Biancavilla) ha fatto riconoscere sei SIN (Balangero, Emarese, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla), in ciascuno dei quali (con l’esclusione di Emarese) si sono osservati incrementi della mortalità per tumore maligno della pleura e in quattro siti, i dati sono coerenti per entrambi i sessi. Nel periodo 1995-2002 nell’insieme dei dodici siti contaminati da amianto sono stati osservati un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto alle attese.
Quando gli incrementi di mortalità riguardano patologie con cause multifattoriali, e si è in presenza di siti industriali con molteplici ed eterogenee sorgenti emissive, rapportare il profilo di mortalità a fattori di rischio ambientali risulta più complesso. Tuttavia in alcuni casi l’esposizione ambientale associata alle emissioni di impianti specifici (raffinerie, poli petrolchimici e industrie metallurgiche) è stata riconosciuta come causa.
È il caso di Gela e Porto Torres, dove si muore di più per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, per via delle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici. Analogamente a Taranto e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese nei decessi giocano un ruolo importante le emissioni degli stabilimenti metallurgici. E ancora, a Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres eccessi di mortalità per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali a causa dell’inquinamento ambientale; a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel Basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese, le patologie del sistema urinario, s’ipotizzano causate principalmente dai metalli pesanti, IPA e composti alogenati.
Non sono da sottovalutare le malattie neurologiche in aumento, per le quali si sospetta un forte ruolo giocato dalla presenza di piombo, mercurio e solventi organoalogenati e che sono stati osservati rispettivamente a Trento Nord, Grado e Marano e nel Basso bacino del fiume Chienti, mentre di linfomi non-Hodgkin si muore di più a Brescia, dato correlato alla contaminazione diffusa da PCB.
Uno dei risultati più allarmanti dello studio è che alcuni di questi siti continuano a essere inquinati da decenni nonostante la chiusura degli stabilimenti inquinanti. Anche le operazioni di contenimento degli inquinanti sono insufficienti. Senza interventi complessivi di risanamento ambientale, i residenti continuano ad essere esposti ad un maggiore rischio di malattia e morte prematura.
Per tale motivo, il Gruppo di lavoro SENTIERI sostiene la necessità di continuare lo studio per una più approfondita comprensione dell’impatto sanitario dei siti contaminati e una migliore individuazione delle priorità negli interventi di risanamento ambientale.

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