Le discariche del Lazio chiudono. L'emergenza in mano ai prefetti
di Fabio Carosi
I prefetti di Roma, Rieti, Latina, Viterbo e Frosinone sono stati avvisati nel tardo pomeriggio di ieri. Identica comunicazione alla presidente della Regione, Renata Polverini, al presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma, Giovanni Alemanno alle organizzazioni sindacali e alle Aziende Sanitarie locali. Il Lazio è come la Campania: ormai è emergenza rifiuti.
Quasi cinque milioni di cittadini dalla prossima settimana non sapranno più dove mettere i rifiuti e questo perché il “terzo ultimatum” dei gestori delle discariche scadrà il prossimo martedì 28, giorno in cui i Comuni pieni di debiti che hanno scelto la via di non pagare, troveranno i cancelli chiusi. E i camion dovranno riprendere la via di casa.
L'esperienza napoletana insegna che, vista anche la stagione calda e le temperature che superano abbondantemente i trenta gradi, la capacità di resistenza sarà al massimo di 48 ore. Ciò significa che da giovedì l'intera regione sarà sommersa dai rifiuti che ci accumuleranno davanti ai cassonetti, dando vita a scene come quelle napoletane che hanno fatto il giro del mondo.
Il braccio di ferro in atto da mesi si conclude con l'attuazione di quella che prima era una minaccia. Le aziende che gestiscono il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti nelle discariche regionali, hanno provato a forzare la mano annunciando la chiusura nella speranza di sedersi ad un tavolo di trattativa con la Regione per negoziare innanzitutto il rientro del debito stratosferico accumulato dai Comuni e poi una trattativa al rialzo per le tariffe, ormai vecchie di decenni. Dopo l'inutile attesa, questo il comunicato ufficiale con il quale l'associazione dei “monnezzari” riuniti sotto l'ombrello della Federlazio è passata dalle minacce all'attuazione della protesta: “Preso atto che al 22 giugno il richiesto incontro non è stato ancora convocato né messo in calendario dall’Organo regionale richiesto; che nessuna iniziativa specifica è stata assunta dalla Regione Lazio circa il problema dei ritardati pagamenti da parte dei Comuni e la connessa inoperatività dell’art. 10 della legge regionale n. 31 del 24 dicembre 2008, tant’è che il debito accumulato ammonta ad oltre 250 milioni di Euro” spingono il Lazio verso il baratro, annunciando che a mezzi provenienti dai Comuni morosi alla data del 1 aprile, verrà impedito l'accesso nelle discariche. E se per caso la “mossa del cavallo” dovesse essere usata come ritorsione nei confronti delle imprese, specificano chiaramente che “i Comuni hanno regolarmente incassato dai cittadini le tasse” ma che si sono ben guardati dal rispettare gli impegni contrattuali. Dunque, i sindaci sono i responsabili diretti di quanto accadrà e non le imprese che sono state costrette a ricorrere alle banche per chiedere l'anticipazione delle fatture.
E giù l'elenco dei Comuni morosi per i quali si apre l'emergenza. Tra questi spiccano il Comune di Roma, ma anche Latina, Terracina e persino Pisoniano, microscopico comune della provincia di Roma che ha dato i natali a Manlio Cerroni, l'avvocato proprietario della discarica di Malagrotta. Un paradosso che la dice lunga sulla tensione nata dai 250 milioni di euro che le amministrazioni locali non hanno pagato e che hanno costretto i gestori a gesti disperati. Come appunto quello di chiudere i cancelli e di mettere la vicenda in mano ai prefetti. Saranno loro, infatti, che dovranno dare una soluzione immediata per gestire l'emergenza e per evitare la napoletanizzazione dell'intera regione. Le imprese dal canto loro prima hanno tenuto con l'aiuto delle banche, quando puoi gli istituti di credito hanno smesso di dare fiducia ai Comuni e alla Regione e hanno chiuso i rubinetti, si sono trovate di fronte ad un bivio: o il gesto eclatante della chiusura oppure aprire le prime procedure di fallimento.
Da valutare, infine, l'effetto che la protesta avrà sul nuovo Piano dei Rifiuti attualmente in discussione al Consiglio regionale.
I prefetti di Roma, Rieti, Latina, Viterbo e Frosinone sono stati avvisati nel tardo pomeriggio di ieri. Identica comunicazione alla presidente della Regione, Renata Polverini, al presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma, Giovanni Alemanno alle organizzazioni sindacali e alle Aziende Sanitarie locali. Il Lazio è come la Campania: ormai è emergenza rifiuti.
Quasi cinque milioni di cittadini dalla prossima settimana non sapranno più dove mettere i rifiuti e questo perché il “terzo ultimatum” dei gestori delle discariche scadrà il prossimo martedì 28, giorno in cui i Comuni pieni di debiti che hanno scelto la via di non pagare, troveranno i cancelli chiusi. E i camion dovranno riprendere la via di casa.
L'esperienza napoletana insegna che, vista anche la stagione calda e le temperature che superano abbondantemente i trenta gradi, la capacità di resistenza sarà al massimo di 48 ore. Ciò significa che da giovedì l'intera regione sarà sommersa dai rifiuti che ci accumuleranno davanti ai cassonetti, dando vita a scene come quelle napoletane che hanno fatto il giro del mondo.
Il braccio di ferro in atto da mesi si conclude con l'attuazione di quella che prima era una minaccia. Le aziende che gestiscono il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti nelle discariche regionali, hanno provato a forzare la mano annunciando la chiusura nella speranza di sedersi ad un tavolo di trattativa con la Regione per negoziare innanzitutto il rientro del debito stratosferico accumulato dai Comuni e poi una trattativa al rialzo per le tariffe, ormai vecchie di decenni. Dopo l'inutile attesa, questo il comunicato ufficiale con il quale l'associazione dei “monnezzari” riuniti sotto l'ombrello della Federlazio è passata dalle minacce all'attuazione della protesta: “Preso atto che al 22 giugno il richiesto incontro non è stato ancora convocato né messo in calendario dall’Organo regionale richiesto; che nessuna iniziativa specifica è stata assunta dalla Regione Lazio circa il problema dei ritardati pagamenti da parte dei Comuni e la connessa inoperatività dell’art. 10 della legge regionale n. 31 del 24 dicembre 2008, tant’è che il debito accumulato ammonta ad oltre 250 milioni di Euro” spingono il Lazio verso il baratro, annunciando che a mezzi provenienti dai Comuni morosi alla data del 1 aprile, verrà impedito l'accesso nelle discariche. E se per caso la “mossa del cavallo” dovesse essere usata come ritorsione nei confronti delle imprese, specificano chiaramente che “i Comuni hanno regolarmente incassato dai cittadini le tasse” ma che si sono ben guardati dal rispettare gli impegni contrattuali. Dunque, i sindaci sono i responsabili diretti di quanto accadrà e non le imprese che sono state costrette a ricorrere alle banche per chiedere l'anticipazione delle fatture.
E giù l'elenco dei Comuni morosi per i quali si apre l'emergenza. Tra questi spiccano il Comune di Roma, ma anche Latina, Terracina e persino Pisoniano, microscopico comune della provincia di Roma che ha dato i natali a Manlio Cerroni, l'avvocato proprietario della discarica di Malagrotta. Un paradosso che la dice lunga sulla tensione nata dai 250 milioni di euro che le amministrazioni locali non hanno pagato e che hanno costretto i gestori a gesti disperati. Come appunto quello di chiudere i cancelli e di mettere la vicenda in mano ai prefetti. Saranno loro, infatti, che dovranno dare una soluzione immediata per gestire l'emergenza e per evitare la napoletanizzazione dell'intera regione. Le imprese dal canto loro prima hanno tenuto con l'aiuto delle banche, quando puoi gli istituti di credito hanno smesso di dare fiducia ai Comuni e alla Regione e hanno chiuso i rubinetti, si sono trovate di fronte ad un bivio: o il gesto eclatante della chiusura oppure aprire le prime procedure di fallimento.
Da valutare, infine, l'effetto che la protesta avrà sul nuovo Piano dei Rifiuti attualmente in discussione al Consiglio regionale.
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