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Energie rinnovabili, combustione zero

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L'UE METTE IN MORA L'ITALIA PER I CIP6

L'Unione Europea mette in mora l'italia per i CIP6. Questo e' avvenuto il 29 gennaio 2010 giorno in cui l'UE da due mesi di tempo per rispondere alla missiva in oggetto in cui il Governo italiano viene messo in mora, sulla base della procedura d'infrazione 2003/2246.
QUESTO E' UN PRIMO RISULTATO TANGIBILE ASCRIVIBILE ALLA VERTENZA IN CORSO CONTRO I SUSSIDI ALL'INCENERIMENTO PROMOSSA DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE, CON IL SUPPORTO DELLA RETE ITALIANA RIFIUTI ZERO.
In questo quadro, si preparano le giornate del 27 e 28 febbraio, di mobilitazione nazionale contro la truffa dei Cip6.
ADERITE, ADERITE, ADERITE!
Di seguito la notizia di agenzia completa.

Reuters
Energia, Ue mette in mora Italia su oneri nucleari e incentivi
mercoledi' 10 febbraio 2010
ROMA, 10 febbraio (Reuters) - La Commissione europea ha inviato al governo italiano una missiva in cui lo avverte che sta indagando sui rimborsi per il nucleare e gli incentivi alla produzione da fonti rinnovabili per incompatibilita' con il trattato Ue.
E' quanto e' scritto nel documento che Reuters ha potuto consultare e che e' stato inviato il 29 gennaio al presidente del Consiglio, al ministero dell'Economia, al ministero dello Sviluppo economico e al ministero degli Esteri. La lettera si apre con un necessario avvertimento: "La presente costituisce lettera di costituzione in mora inerente la procedura d'infrazione 2003/2246 concernente alcuni aspetti della tassazione dell'elettricita' in Italia". Una lettera a cui lo Stato italiano dovra' rispondere entro due mesi, fornendo, fra le altre, informazioni sull'entita' dei contributi raccolti con le tariffe e la quantita' di risorse versate ai produttori nazionali.
GLI INCENTIVI CIP6 SONO UN DAZIO Nel documento la Commissione compie una complessa ricostruzione dei rimborsi e degli incentivi, pagati in bolletta dagli italiani (con le componenti A2 A3 e A5), che lo Stato italiano ha deciso per alcune societa' elettriche dopo l'uscita dal nucleare concludendo che sia i primi sia i secondi, per motivi diversi, costituiscono una penalizzazione per le produzioni estere.
Il motivo e' semplice: i plus pagati in bolletta dagli utenti italiani per finanziare gli oneri dell'uscita dal nucleare e gli incentivi alle produzioni con fonti rinnovabili gravano su tutta l'energia elettrica, indipendentemente dal luogo di produzione. Ma non i rimborsi che, invece, vengono riconosciuti solo ai produttori italiani. In buona sostanza, e' il ragionamento della Ue, e' come se uno Stato decidesse una tassa, da far pagare ai propri cittadini, su di un certo prodotto a prescindere dal fatto se sia importato o meno. Poi decidesse un rimborso ai produttori, ma solo a quelli che producono in Italia. Una misura distorsiva che non puo' essere attuata nel mercato europeo.
E' il caso del notissimo Cip6, il provvedimento con cui si decise il sostegno alle fonti rinnovabili e assimiliate. Il finanziamento, si legge nella lettera, "assume la forma di acquisti garantiti di elettricita' da parte dello Stato ad un prezzo superiore a quello di mercato" per un periodo di 8 anni". La differenza, la pagano i consumatori con il sovrapprezzo della componente tariffaria A3, ma va solo ai produttori italiani.
Secondo, la Ue ad avvantaggiarsi sono 23 imprese, Enel (ENEI.MI) compresa, Edison EDS.MI, ERG (ERG.MI) Rosen Rosignano energia. Tanto per dare un'idea della distorsione che si crea nel mercato, la Ue ricorda che solo nel 2005 gli incentivi alle rinnovabili sono ammontati a 1,7 miliardi e alle assimilate a 4 miliardi. Soldi il cui prelievo o distribuzione dovra' essere ripensato se l'Italia verra' condannata dalla Ue.
RIMBORSI NUCLEARI TROPPO GENEROSI
I rimborsi decisi dallo Stato italiano in favore delle aziende che hanno dovuto interrompere la produzione di energia nucleare sono pero' anche troppo generosi secondo la ricostruzione che ne fa la Commissione. La Ue parte da due punti fermi. Primo: la "costruzione e lo smantellamento finale delle centrali nucleari fanno parte dei costi fissi che sono coperti durante il ciclo di vita dell'impianto dai rispettivi produttori e sono presi in considerazione nel momento in cui fissa il prezzo dell'energia elettrica". Secondo: in virtù del principio "chi inquina paga una quota di risorse finanziarie avrebbe dovuto essere messa da parte dagli operatori durante il ciclo produttivo degli impianti". La Ue non mette in discussione il rimborso per le centrali la cui costruzione e' stata bloccata dal referendum, come quella di Montalto di Castro, prima della loro entrata in funzione. Rileva pero' che "una parte dei costi inerenti alla gestione dei rifiuti avrebbe dovuto essere sostenuta dagli operatori nucleari prima della chiusura definitiva degli impianti" e che "in funzione dell'ampiezza del beneficio concesso agli operatori nazionali" la componente tariffaria non e' compatibile con l'articolo 30 e l'articolo 110 del Trattato.
AIUTI ALLA RICERCA
L'Unione europea chiede di essere informata anche sui finanziamenti alla ricerca del campo dell'energia elettrica per capire se anche per questa via non si sia creata una distorsione nel mercato. Ma anticipa che si tratta di una voce minore rispetto alle altre due partite.

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