L'USO POLITICO DELLA RAI

L'ultimo episodio sconcertante è l'invettiva di Giuliano Ferrara ai danni di Beppe Grillo

Claudio Messora
Credo che sia importante capire cosa significa servizio di radiodiffusione pubblica per un paese membro dell'Unione Europea. Non tutti sanno che il Trattato di Amsterdam (poi un po' superato bruscamente dal Trattato di Lisbona) stabilisce che alla base del contratto triennale che il Ministero delle telecomunicazioni stipula con la RAI, il servizio pubblico radiotelevisivo ha l'obbligo di assolvere alle esigenze democratiche, sociali e culturali della società, soddisfacendo il diritto dei cittadini all'informazione e alla diffusione della cultura. Il suo finanziamento, il canone RAI, può essere accordato solo ai fini dell'adempimento di tali obblighi e in questo senso c'è anche una sentenza della Corte Costituzionale che è la 284 del 26 giugno 2002.
Cosa significa in parole povere? Che ogni paese è libero di organizzarsi come crede, però fondamentalmente se ha un servizio pubblico di televisione deve essere finalizzato alle esigenze di informazione della gente e ci deve essere un organo istituzionale che controlla che effettivamente la società che ha l'appalto (che in questo caso da noi è la RAI), si comporti in questa maniera.
La RAI deve presentare, come in tutti i paesi dell'Unione Europea, un rapporto semestrale all'Agicom in cui dice tutti i programmi che sono stati fatti e in quale categoria. Da una ricerca semplice che avevo fatto, è banale anche verificarlo, oltre i 2/3 dei programmi RAI, in realtà non agevolavano il processo di informazione e di approfondimento democratico dei cittadini, in realtà approfondivano e lanciavano soltanto spot governativi, come le Frecce Tricolore, pubblicità per gli incarichi ministeriali, pubblicità per il governo e per oltre 2/3 addirittura dava lo spazio a una sola confessione religiosa che è quella dello Stato Vaticano.
Partiamo da questo presupposto per dire che quindi la RAI deve assolvere alle nostre esigenze dei cittadini e quindi non deve assolvere alle esigenze del governo, della politica che lo controlla. Siamo noi i veri destinatari, siamo noi che usufruiamo del servizio, siamo noi che tra l'altro dovremmo anche in qualche maniera farci sentire, cercare di indirizzare la comunicazione che a noi viene rivolta, perché se non ci piace, dobbiamo avere la forza, il coraggio di dire: questa televisione pubblica non va bene.

In quale modo la politica influenza nel nostro paese la RAI?

In un modo assolutamente feudale, ormai la RAI è, questo sfonda un luogo comune, lottizzata, partitica, viene decisa a tavolino, se la spartiscono come se fossero topi con pezzi di formaggio, mettono cariche, le tolgono, decidono loro cosa deve essere detto, cosa deve essere fatto. Un esempio: c'è una ricercatrice che ha fatto una denuncia fortissima nei giorni scorsi, stava partecipando a un programma di RAI Radio 1, doveva parlare dei referendum, doveva spiegare ai cittadini cosa si sarebbe votato. E' arrivata una circolare interna della RAI che impediva a tutte le trasmissioni di parlare del referendum a qualsiasi titolo. Perché? La scusa ufficiale è che ovviamente non si è ancora presa una decisione su come fare in modo che ci sia la par condicio. Ma non vogliono prendere questa decisione, la vogliono tirare per le lunghe perché evidentemente c'è una volontà governativa di imporre dei paletti, di fare lo sgambetto al quorum.

E' giusto pagare il canone Rai?

Pagare il canone RAI è una cosa che funziona e accade in molti paesi europei. Si paga il canone anche in Inghilterra, anche se c'è un tasso di evasione incredibile, si parla di circa 500 milioni di sterline, 750 milioni di Euro. Si paga il canone anche e abbastanza salato in Germania, nonostante là in Germania le televisioni non siano tutte sotto un unico referente gestore come la RAI, ma siano spezzettate anche per garantire il pluralismo in diversi editori. Il punto è: a cosa serve pagare il canone RAI? Secondo i dati dell'ultimo bilancio disponibile, nel 2009 la RAI grazie al canone ha incassato 1.654.000 di Euro, di cui 15,7 milioni di riscossione coattiva, cosa vuole dire? Che è andata dalla gente che non pagava e si è fatta dare i soldi. Questi soldi di per sé dovrebbero essere sufficienti a garantire che i cittadini vengano rappresentati. Ma la RAI ha a disposizione questo budget per fare programmi che servano a informare e a solvere i diritti democratici dei cittadini e tutto il resto, e se con questo canone la RAI non fa quello che deve fare, i cittadini sono legittimati a fare disobbedienza civile e a non pagare il canone. Pagare il canone è un qualcosa che si può fare ma se in realtà il cittadino ha un servizio di ritorno. I cittadini dovrebbero rendersi conto che questo servizio non ce l'hanno, smettano di pagarlo e a questo punto diano lo scossone affinché ci sia un cambio di tipo strutturale, intrinseco nel mondo in cui la RAI affronta il tema dell'informazione.

Ferrara e gli insulti a Beppe Grillo.

Purtroppo non guardo Giuliano Ferrara perché faccio parte di quel 1.600.000 persone che da quando Ferrara ha cominciato il suo programma, hanno smesso di bazzicare dalle sue parti. I dati Auditel relativi al mese di aprile dicono: il Tg1 il primo di aprile aveva fatto 5.638.000 persone e "Qui Radio Londra" 4.326.000, perdendone 812 mila. Alla fine del mese di aprile, parliamo del 27, il Tg1 ha fatto 6.472.000 e Ferrara ne ha fatti 1.648.000 di meno, quindi ha raddoppiato il numero degli ascoltatori che alla fine del Tg1 cambiano canale, questi sono dati che già da soli credo la dicano lunga sulla popolarità del suo spettacolo.
L'attacco che Ferrara ha fatto a Beppe Grillo, l'ho visto pochi secondi fa grazie a You Tube, quindi ancora una volta grazie alla Rete. Devo dire che è una contraddizione interna, lui accusa Grillo di essere "buffone che fa politica" e per demonizzarlo fa il buffone lui stesso, si toglie la cravatta, la camicia... è un attacco evidentemente strumentale alla lottizzazione partitica di cui parlavamo prima.
Ma questo ci fa capire che Beppe Grillo fa paura, fa paura perché qui a Milano addirittura le proiezioni del suo candidato sindaco Mattia Calise lo danno al 5%, più del terzo polo dell'Udc. E nonostante ciò non viene assolutamente mai invitato. Ovviamente è invisibile per gli organi di informazione, ma non per la Rete. La Rete che è l'unica che non riceve finanziamenti pubblici, nonostante faccia molta più informazione o perlomeno ci provi, perché voi viene cassata anche per quanto riguarda la struttura tecnologica. L'innovazione, la banda larga: i dati sono terrificanti. Continuano a togliere soldi: prima danno 100 milioni per la banda larga, poi li prendono, li ridirezionano sul digitale terrestre. Promettono 800 milioni per la banda larga poi li tolgono tutti, li devono dare al ponte sullo stretto. Poi però fanno un decreto e dicono che 100 milioni di incentivi per chi compra le lavatrici, ci saranno solo però soltanto se li comprano attraverso Internet. Sono di un confusionario incredibile. Sulla Rete però ci stanno facendo perdere un sacco di soldi perché banda larga non significa andare tutti su Facebook, banda larga significa anche innovazione, strategia aziendale, crescita. Il recente studio che ha fatto commissionare Google sul Pil che una buona banda larga produce in un paese, ha evidenziato dati strepitosi, impressionanti. Si potesse sviluppare anche in Italia, entro il 2015 varrebbe qualcosa come 12/18% dei punti di Pil. I soldi alla rete non si danno, ma si tolgono sempre poi per colpa di Romani. Romani è un grande imprenditore televisivo e adesso fa il Ministro per il governo Berlusconi e decide queste politiche. Berlusconi è un imprenditore televisivo. Loro hanno il concentramento non soltanto politico, ma anche un concentramento economico, perché tutta la pubblicità in Italia finisce nelle mani di Mediaset e la pubblicità che potrebbe finire nei siti di informazione on line viene incassata a monte. Gli investitori stessi hanno paura ovviamente, paura poi di non essere più accettati nel circuito, è tutto un grande conflitto di interessi da cui deriva il tarpamento delle aree della rete che non significa solo tarpare le ali all'informazione, ma anche creare un danno economico al Pil e alle possibilità di crescita del paese.

Per finire su Ferrara dico soltanto che ha fatto un'opera di disinformazione bestiale. L'intervento di Grillo sul mio blog è disponibile tutto, mentre lui ha messo dei piccoli punti tra cui quello del doppio mandato di Formigoni che ne ha fatti 4 e teoricamente non potrebbe superare il secondo. Diceva Grillo la Regione si è permessa di non recepire una legge che dice che non si possono avere più di due mandati consecutivi e che sarebbe come se un cittadino si permettesse di non recepire una multa quando gli arriva a casa. Tutti sappiamo che se non la recepisci ti vengono a fare la riscossione coatta, ma è una cosa estremamente di buonsenso, è una cosa estremamente cara e vicina ai cittadini. Non c'è niente di demagogico perché la politica deve essere ormai messa in mano ai cittadini, che la fanno sulla base della proprie esigenze, sulla base di quello che veramente significa il bene comune e non sulla base della lottizzazione, di gente che va lì soltanto per distribuire prebende, di gente che va lì perché è andata lì perché ce l'hanno mandata i costruttori, gli imprenditori, quelli che devono fare l'Expo, quelli che devono fare i grandi appalti. Questo è tutto il mondo che non vogliamo più e è questo tutto il mondo che difende Ferrara perché è il mondo che lì Ferrara ce l'ha messo, questo deve essere chiaro a tutti!

 

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