Furia Polverini a Genzano, poi ammette: “Ho reagito in maniera troppo violenta”

 
Premessa doverosa: Vergogna, si. Vergogna per non tutelare i cittadini ed aver autorizzato l’ampliamento di una discarica esaurita con 500.000 nuovi metri cubi di immondizia in un territorio dove le sole donne muoiono il 20% in più. Vergogna per aver fissato al 60% il livello di raccolta differenziata nell’ultimo scandaloso piano rifiuti, livello soltanto di facciata, ad hoc per non ricevere procedure di infrazione dall’UE ma irraggiungibile dal Lazio nel solo 2011 e con nuovi inceneritori autorizzati. Vergogna perchè la giunta Polverini sostiene quello che desiderava la giunta Marrazzo: il vergognoso e tumorale inceneritore dei Castelli Romani. Tutto questo mentre la governatrice ha asfaltato la sanità di un bacino territoriale di oltre 400.000 persone ed ha rallentato la costruzione del Policlinico dei Castelli Romani. A tutto questo, si, vergogna cara governatrice.
(Fonte: Il Corriere della Sera, clicca qui). La contestazione, i pugni chiusi, i saluti romani. E la Polverini che, dal palco di Genzano, risponde con veemenza ad un gruppo di contestatori altrettanto veementi. Un pomeriggio di alta tensione, ai Castelli. Con uno scontro verbale durissimo tra la governatrice, arrivata nella cittadina laziale per sostenere la candidatura a sindaco di Vittorio Barbaliscia (Pdl) alle prossime amministrative, e una quarantina di simpatizzanti di sinistra. Appena la presidente ha preso la parola, i contestatori hanno urlato «Vergogna, vergogna». E la presidente è diventata una furia. Dal palco, ha cominciato anche lei ad inveire: «Questa è la democrazia – ha gridato – e ve ne dovete fare una ragione. La democrazia è un comportamento, un modo di agire. Fatela finita, aspettate lì, che quando scendo discutiamo noi». Ma i toni non si sono placati. Anzi, tutt’altro. La Polverini si è rivolta direttamente ad un contestatore: «Con me caschi male. So’ della strada come te, le manifestazioni le organizzavo quando tu c’avevi i calzoni corti. Non mi faccio mettere paura da una zecca come te». Zecca, per chi non lo sapesse, è il termine dispregiativo per identificare gli attivisti di sinistra. I contestatori, in particolare, ce l’avevano col gassificatore di Albano.
La Polverini ha insistito: «Questi sono quelli che difendono chi ha fatto 25 miliardi di debiti: in sei anni non è stato fatto nulla, noi invece abbiamo fatto un piano rifiuti serio perché con la mafia non voglio avere nulla a che fare». E poi: «Quindi fatemi il ca… di piacere, andatevene a casa. A chi pensate di mettere paura: questa è la giunta Polverini, non ho paura nemmeno del diavolo». Tra i contestatori, ce n’era uno che riprendeva con la videocamera: «Riprendi, riprendi. Lo sai che ci faccio con quella? Mò scendo e te lo dico». Finita? Macché. I contestatori hanno gridato «fascista, fascista», e a fine comizio hanno prima cantato l’inno di Mameli col pugno chiuso e poi intonato «Bandiera rossa» e «Bella ciao». E alcuni sostenitori della Polverini hanno risposto col saluto romano.
Finita la manifestazione, la Polverini si è calmata: «Forse ho reagito in maniera troppo violenta, ma queste persone non possono pensare di inveire contro tutti. È inaccettabile: sono mestieranti. Se interrompono di continuo, urlando e dicendo cattive parole, ho il dovere di reagire». Lì vicino, sempre a Genzano, c’era anche Enrico Gasbarra (Pd) per un altro comizio. E l’ex presidente della Provincia ha espresso «solidarietà alla Polverini. Noi siamo diversi, non dobbiamo contestare le istituzioni ma battere la presidente democraticamente».
(Fonte Castellinews, clicca qui). È diventata una furia Renata Polverini, ieri a Genzano per la presentazione del candidato sindaco di centrodestra Vittorio Barbaliscia. «Io so’ de strada», «non ho paura neppure del diavolo», «non ho paura delle zecche come voi»: ai contestatori che le gridavano «fascista» la Presidente della Regione Lazio ha risposto con un vero e proprio show. Toni roventi da entrambe le parti. Al «vergogna, vergogna» degli anti-polveriniani, arrabbiati in particolare contro l’inceneritore di Albano, Renata Polverini ha risposto con un «Aò, io so’ de strada, le manifestazioni le organizzavo quando tu c’avevi i calzoni corti». Uno dei contestatori riprende la scena, e Polverini risponde «Riprendi, riprendi, ma lo sai che ci faccio con quella? Mo’ scendo e te lo dico». Qualche sostenitore fa il saluto fascista, quelli del centrosinistra passano da «Bandiera rossa» a «Bella ciao». «Mi dovete far parlare – grida la governatrice – perché questa è la democrazia, ve ne dovete fare una ragione». «Vattene!», «Andatevene voi!». Nella rissa verbale si è scagliato anche il candidato sindaco, Vittorio Barbaliscia, medico, che a un contestatore pare abbia detto «Spero non debba capita’ che te ricucio io, ma se capita te smonto e manco te rimonto».
Alla fine del comizio la tensione si allenta e Polverini ammette: «Forse ho reagito in maniera troppo violenta, ma queste persone non possono pensare di inveire contro tutti. Se interrompono di continuo devo reagire». La governatrice ha ricevuto solidarietà dai suoi compagni di partito, e anche dall’ex presidente della Provincia Enrico Gasbarra, Pd, in quelle stesse ore a Genzano per un altro comizio. La coalizione di centrosinistra genzanese, con un comunicato del candidato a sindaco Flavio Gabbarini, ha fatto sapere di ritenere «gravissimo quello che sta succedendo in questi giorni. Il Pd perde i pezzi, ma il Pdl perde la testa». La contestazione di qualche giorno fa, sempre a Genzano, al ministro Meloni, e quella di ieri alla Polverini, secondo Gabbarini sono il segno di «quanto i cittadini siano stufi di questa situazione, quanto la gente sia stanca di veder arrivare i “capi” da Roma e farsi spiegare come vanno le cose. La gente – ha detto il candidato sindaco – ha compreso bene lo stato delle cose, è stanca dei giochi di potere e di questa situazione, adesso è arrivato il momento di cambiare».

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