La beffa di Eutelia, condannati i lavoratori
Tre mesi di carcere o 7600 euro di multa per i dipendenti che hanno occupato la sede. Samuele Landi, fondatore dell'azienda e ora latitante a Dubai, aveva denunciato i suoi ex impiegati
Condannati. Solo che gli ultimi a sporcarsi la fedina penale non sono i manager che hanno spolpato Eutelia, lasciato senza lavoro migliaia di persone e che si sono intascati milioni di euro di commesse. Ma i dipendenti che, nei mesi in cui venivano ignorati dai loro datori di lavoro (distratti da quella che i magistrati romani hanno definito una frode “colossale”), hanno protestato occupando la sede romana dell’azienda. A dodici di loro è stata appena notificata la sentenza del Tribunale penale di Roma: tre mesi di reclusione convertiti in una pena pecuniaria di 7.600 euro a testa. Cioè quanto ognuno di loro prende di cassa integrazione in un anno. Il delitto? Aver “invaso arbitrariamente, al fine di occuparlo, l’immobile di proprietà della società Eutelia”. E visto che erano in gruppo, scatta automaticamente anche il concorso di persone.
La giornata incriminata è stata al centro delle cronache nazionali per ben altri motivi: in molti ricorderanno l’irruzione con piede di porco del fondatore della società, Samuele Landi, all’alba del 10 novembre 2009 nell’edificio di via Bona. Con lui diciassette vigilantes, arruolati per sgomberare il presidio dei lavoratori. Questi ultimi sono stati condannati per “sostituzione di persona”, ma dovranno pagare una somma inferiore di 100 euro a quella dei dipendenti ex Eutelia: 7.500 euro a testa. Il giudice per le indagini preliminari Roberta Palmisano ha dunque accolto le richieste del pm, Fabio Santoni, emettendo un decreto penale secondo cui spacciarsi per poliziotti, svegliare i lavoratori con torce puntate in faccia e chiedere loro i documenti senza alcuna autorità sia meno grave che presidiare un’azienda mentre viene distrutta dai suoi proprietari.
A denunciare i 12 lavoratori di Agile, la società venduta per un euro da Eutelia a Omega, è stato proprio Samuele Landi, ancora latitante a Dubai. Che poi è l’unico della famiglia a non aver pagato per la bancarotta fraudolenta (il fratello Isacco è finito in manette). Dagli Emirati Arabi deve aver avuto tempo, tra un lancio e l’altro col paracadute, sua grande passione, di seguire l’esito della vicenda. Ma i 12 lavoratori non sapevano neppure di essere sotto inchiesta, l’hanno scoperto solo l’altroieri a condanna notificata (procedura prevista per alcuni reati lievi, tipo la guida in stato di ebbrezza).
Fabrizio Potetti della Fiom, che da oltre due anni segue le vicende di Eutelia, sta già lavorando con gli avvocati del sindacato per opporsi (hanno tempo 15 giorni). E spiega al Fatto che “la cosa grave è che i ragazzi in presidio non hanno mai impedito a nessuno di continuare a lavorare, tanto che, quando i poliziotti veri sono arrivati dopo l’irruzione di Landi, non hanno ordinato a nessuno di sgomberare”.
Intanto i 12 lavoratori vivono un paradosso: dopo mesi senza stipendio e 890 euro al mese di cassa integrazione, se questa condanna venisse confermata andrebbero definitivamente in rovina. “Io preferirei andare in galera tre mesi piuttosto che finire per strada – dice Luigi Civita, uno di loro – non ho mai avuto così tanta paura in vita mia. Sono più angosciato di quando ho perso il posto: perché sono uno che rispetta le regole, che non ha mai fatto nulla di male. Siamo stati noi a essere derubati. Truffati dall’azienda, ingannati dalle istituzioni e, adesso, traditi anche dalla legge”.
Da Il Fatto Quotidiano del 24 marzo 2011
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