Greenpeace: "tutti rinunciano al nucleare in Romania. Tranne Enel"
Greenpeace: “Enel ha un debole per il nucleare di qualunque tipo esso sia”
Cernavoda è nata da un viaggio del dittatore Nicolae Ceausescu in Canada, nel 1980. Il progetto fu fermato dalla rivoluzione del 1989 e da allora, dei cinque reattori previsti, ne sono stati costruiti solamente due ma il quinto non potrebbe comunque essere realizzato perché non c'è abbastanza acqua per il raffreddamento del reattore. Nel 2004, la Romania ha deciso di costruire gli altri due reattori: un modello, CANDU 6, instabile come quello di Cernobyl, ad alta emissione di trizio radioattivo e con standard di sicurezza insufficienti.
Per la realizzazione di Cernavoda 3 e 4 è stata creata una società, EnergoNuclear, con partecipazioni del gigante energetico rumeno Nuclearelectrica (51%), ENEL, RWE, GdF/Suez/Electrabel e la ceca CEZ, tutte con il 9,2%, e Iberola e Acelor-Mittal Galati, ognuna con il 6,1 %. CEZ aveva già anticipato la sua fuoriuscita dal gruppo, cedendo lo scorso novembre le sue quote a Nuclearelectrica.
"Dopo l'uscita di scena della maggior parte degli investitori, tutti ci chiediamo - commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace - quanto tempo ci metteranno ENEL e Arcelor a scappare. Ma non è detto: ENEL ha un debole per il nucleare di qualunque tipo esso sia".
Enel, infatti, vuol costruire un elettrodotto per portare in Italia 150 megawatt dalla discussa centrale (in zona sismica) di Krsko, in Slovenia. Altro progetto di ENEL è il completamento (costosissimo) della centrale nucleare di Mochovche, in Slovacchia, dove il Comitato di Conformità (Compliance Committee) della Convenzione di Aarhus ha formalizzato le accuse per l'assenza di trasparenza e di adeguata consultazione del pubblico nel processo di costruzione di due nuovi reattori.
Greenpeace
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