Quanto costa?

I costi dell’energia. Mi rifaccio ad un serissimo studio pubblicato dall’Università di Chicago, sotto il titolo “The economic future of Nuclear Power”. E’ del 2004. Lo studio compara fra di loro diversi metodi o modelli di calcolo.
Una delle difficoltà per ragionare sui numeri è che ci sono troppe “assunzioni” soggettive. In particolare: tassi di sconto, tassi di interesse, tempi di costruzione, vita utile dell’impianto, tasse governative e ammortamenti, e, soprattutto, la quantità di capitale da impiegare nella costruzione dell’impianto. A questa lista io aggiungerei per lo meno altre due o tre variabili: a) rischio politico b) costo del combustibile c) rischio di incidenti.
Quindi i numeri che seguono, a mio avviso, non solo sono altamente … opinabili. Sono l’output di studi dove le variabili delle equazioni risentono di “assunzioni”, cioè di previsioni di esperti (es: prezzo dell’uranio nel 2065), che, se lasciate ad un mago Otelma in forma, magari si rivelebbero più precise di quelle dei Chicago Boys.
Passiamo ai numeri. Si fa riferimento a quello che viene definito Levelized Cost of Electricity (LCOE).  Cioè al prezzo che bisognerebbe pagare ex factory (o, come si dice in gergo, at the busbar) per avere il pareggio fra entrate e costi operativi più ammortamenti.
Modello GenSim. Non si fa riferimento a tecnologie nucleari specifiche. Si prende in considerazione un costo di capitale per il nucleare pari a 1 853 dollari per KW di potenza installata (piuttosto basso). Il tasso di sconto del capitale è assunto fra il 10 e il 15%. Costo del MWh di origine nucleare: da 51 a 83 dollari. Carbone: da 37 a 48 dollari. Ciclo combinato a gas: da 35 a 40 dollari. Turbine a gas: da 56 a 68 dollari. Il fotovoltaico ed il solare termico sono assai più cari. L’eolico, ma solo in aree particolari, si avvicina a quello del ciclo combinato. Quindi il nucleare è più caro. Fra il 25 ed il 50%.
Altro modello, il SAIC. Qui si prendono in considerazione tecnologie specifiche della Gen IV, la prossima generazione di reattori nucleari. MWh di origine nucleare: da 39 dollari per l’Helium Reactor fino ai 77 con le tecnologie attuali. Per il Pebble Bed Reactor avremmo costi fra 43 e 49 dollari, dello stesso ordine di grandezza del carbone. Ciclo combinato a gas: da 38 a 40 dollari.  In questo modello, a seconda della tecnologia, il  nucleare potrebbe essere anche più competitivo di altre forme. E questo è uno degli scopi della Gen IV nucleare.
Modello di Scully. Trattasi di un modello più finanziario che tecnologico. Comparando diversi piani di finanziamento del nucleare, e ottimizzando l’aspetto finanziario, si arriverebbe, sempre per MWh prodotto, a costi fra i 36 e 44 dollari. Diventerebbe più conveniente il nucleare. Lo “storico”, cioè il passato, dice che, invece, il carbone è costato, in media, 38 dollari per MWh ed il nucleare fra 63 e 68. Ma, parafrasando una nota pubblicità: ci sono cose che non hanno prezzo. Esempio: salvare il pianeta dal global warming. Quindi, la scelta del nucleare dovrebbe essere fatta a prescindere dei costi dell’energia prodotta.

Perché non si sono costruite più centrali nucleari. Non credo che i numeri di cui ho parlato siano significativi. Ripeto: il mago Otelma ha le stesse probabilità di indovinare di quante ne hanno i professori di Chicago.
La ragione è semplice. La vita utile di un impianto di generazione di energia è, semplicemente, troppo lunga ( da 40 a 60 anni). Mettendo oggi in funzione una nucleare, la manderò fuori servizio nel 2070. Quindi le “previsioni” valgono quanto quelle degli aruspici dell’antichità che scrutavano le interiora di animali per conoscere l’esito della battaglia imminente.
Non potrò mai prevedere quanto costerà un chilo di uranio fra 35 anni. Come evolveranno i salari fra 28. Quale sarà il costo del denaro nel 2060. Come si modificherà il quadro normativo. Quanto mi costerà il de-commissioning nel 2070. Quanto costerà rimediare ad un, seppur improbabile, incidente.
Last but not least. Three Mile Island e Chernobyl hanno dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che l’isteria ambientalista ha sufficiente potere per impedire, ritardare, mettere al bando una tecnologia o la costruzione di una centrale nucleare.
Quindi la risposta alla domanda è semplice: non si sono costruite più centrali (in pratica) perché l’investimento iniziale è tanto grande ed il quadro normativo e politico talmente complesso e rischioso che nessuno se la sente di spendere 3 miliardi di euro per costruire una centrale nucleare, quando bastano 700 milioni per costruirne una a ciclo combinato di pari potenza.

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