“Puglia, sanità in rosso”: parola di Vendola

“Puglia, sanità in rosso”: parola di Vendola
di Rossano Foschini
Un conto è la virtualità della rete, un altro la nuda e cruda realtà. Il giornale Italia Terra Nostra ha inviato alla segreteria di Vendola in Regione ben 25 domande indirizzate espressamente al governatore (ricevute e protocollate). Argomento: sanità e San Raffaele del Mediterraneo di Taranto. Il 28 agosto, dopo 13 giorni, sul sito La fabbrica di Nichi sono apparse soltanto 24 risposte. Il quesito 25 è stato cassato d’ufficio. In effetti Vendola governa la regione dall’aprile 2005. In totale da 5 anni e 4 mesi, ma è come se l’Obama bianco iniziasse soltanto ora il suo cammino di potere, come se non ci fossero i debiti, le tasse vertiginose, gli sperperi finanziari, gli scandali giudiziari, i buchi neri economici, i manager superpagati e i malati in lista d’attesa. Valga un dato per tutti: l’Istat colloca la Puglia all’ultimo posto in Italia per qualità dei servizi sanitari e al primo posto per sprechi e sperperi; nel primo trimestre del 2010 la Puglia è l’unica regione italiana in cui la spesa farmaceutica è aumentata del 2,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2009. Vendola ma i conti sanitari sono in rosso? Risposta: «Sì, la gestione della sanità in Puglia, come in tutte le regioni italiane è strutturalmente in deficit per la necessità di assicurare i LEA (cioè i livelli essenziali di assistenza) a tutti i residenti in regione (cittadini e migranti a qualunque titolo), per alcune ragioni strutturali (rete ospedaliera obsoleta e troppo frammentata, dispersione burocratica amministrativa delle vecchie  Asl oggi finalmente riaccorpate,  per estesi livelli di inappropriatezza)…». Insomma, se i debiti si accumulano è colpa dei cittadini. Presidente a quanto ammonta esattamente il deficit attuale delle aziende sanitarie locali? «Il disavanzo 2009, completamente ripianato con fondi di bilancio regionale è stato di circa 340 milioni euro sostanzialmente in linea con il bilancio precedente». Vendola dà i numeri al lotto: infatti basta sfogliare la Relazione di bilancio di previsione regionale dell’anno 2010, per trovare l’esplicito riferimento a “un debito di bilancio pari a un miliardo di euro”. Non bruscolini. Nel 2009 il deficit del sistema sanitario pugliese ha superato i 500 milioni di euro. Lo dicono i dati di preconsuntivo che la Regione ha comunicato al ministero della Salute. Se la cifra fosse confermata al tavolo di verifica, a marzo, la Puglia avrebbe sfondato il tetto fissato dal nuovo Patto della salute (che è pari a circa 330 milioni). L’assessore Tommaso Fiore si dichiara ottimista, tuttavia il rischio di commissariamento esiste. E va considerato concreto. “Sanità: la regione Puglia ha sfondato il tetto” ha a titolato il quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno, senza smentite. “Secondo i primi dati nel 2009 il «rosso» della sanità pugliese si è attestato a 528 milioni di euro. Significa che rispetto al 2008 i conti sono peggiorati in tutte le Asl: quella di Bari, ad esempio, ha perso quasi 19 milioni in più rispetto a 12 mesi prima. In controtendenza, invece, il Policlinico di Bari (che migliora i suoi bilanci di circa 30 milioni), anche se questo dato va interpretato. MAQUILLAGE – Nel 2009, infatti, la Regione ha erogato agli Ospedali riuniti, al Policlinico e agli Irccs di Bari e Castellana Grotte 66 milioni in più rispetto al fondo sanitario regionale. È una posta straordinaria che quest’anno è destinata a sparire e che, contabilmente, ha un effetto di «abbellimento» sui bilanci: senza quei 66 milioni, insomma, il passivo sarebbe più pesante. ASSESTAMENTO – Il dato di preconsuntivo è molto indicativo ma non è la cifra definitiva. Nel deficit, ad esempio, non sono comprese voci di debito importanti come gli interessi di mora verso i fornitori e le ferie non godute per il personale, ma anche il saldo di mobilità (le cure fuori dai confini regionali). D’altro canto, però, la Regione può portare in compensazione altre voci di finanziamento disponibili e non ancora distribuite alle aziende: ed è quello che l’assessore Fiore dovrà fare se vorrà evitare il commissariamento. Anche perché, mancando quei 70 milioni straordinari, il deficit tendenziale per l’anno in corso sfiora i 600 milioni. E la Puglia non può contare sugli introiti provenienti dalle addizionali Irpef e Irap, che il parlamentino regionale ha appena cancellato. IL «PATTO» – La Finanziaria 2010 ha introdotto le regole del nuovo Patto per la salute. Il Patto prevede che se il disavanzo delle Regioni è superiore al 5% del finanziamento ordinario (che per la Puglia quest’anno vale 6,673 miliardi) oltre agli aumenti automatici di Irpef (+0,30%) e Irap (+0,15%), scatta la nomina di un commissario: il governatore o, in seconda istanza, un esterno. Tra le sanzioni per chi sfora il Patto, ci sono anche la decadenza automatica dei direttori generali delle Asl e dell’assessore regionale alla Sanità. Governatore  il patto di stabilità è stato sforato nel 2006 e nel 2008? La Corte dei Conti ha preso un abbaglio? «Lo sforamento del patto di stabilità non ha nulla a che vedere con il bilancio della sanità. Gli sforamenti del 2006, 2008 e 2009 sono stati dovuti sostanzialmente alla necessità di procedere agli impegni ed ai pagamenti indispensabili per il rispetto degli obbiettivi di spesa comunitaria…». Un triste primato: la Puglia è l’unica regione italiana a non aver rispettato il Patto di Stabilità per 3 annate; proprio per questa ragione restano bloccati a Roma circa 700 milioni di euro come quota integrativa del Fondo sanitario nazionale. La lettura di un comunicato stampa (21/07/2010, ore 11:40) dell’assessore al ramo Tommaso Fiore accentua le ombre: «probabilmente derivanti dalla impossibilità da parte dell’assessorato di fornire dati di dettaglio sulla manovra denominata “piano di rientro”». Ergo: i cittadini sono dei cretini patentati, incapaci a suo dire di interpretare i conti pubblici. Prosegue Fiore: «La Puglia ha sempre superato le verifiche dei suoi conti sanitari avendo di anno coperto gli eventuali deficit ricorrendo per due anni alla imposizione fiscale aggiuntiva e per gli altri a fondi derivanti dal Bilancio autonomo. Malgrado ciò per disposizioni contenute nelle leggi finanziarie ed in particolare in quella relativa al 2010, avendo la regione violato il patto di stabilità regionale, a motivo dell’impegno dei finanziamenti europei relativamente all’anno 2008,  la Puglia è costretta ad intervenire sulla spesa sanitaria. Se ciò non avvenisse, la penalizzazione prevista sarebbe di 500 milioni di euro in termini di competenza sul fondo sanitario 2010. Poiché il deficit storico degli ultimi anni è di poco inferiore ai 400 milioni di euro/anno, alla fine di quest’anno ci troveremmo con un deficit di circa 900 milioni di euro e saremmo costretti nel 2011 ad un piano di rientro non più legato al ribaltamento sulla sanità della violazione del patto di stabilità bensì a sfondamento dei conti sanitari». Governatore Vendola ha compreso ora la differenza non di poco conto? Conviene? Sarebbe opportuna un’ispezione da parte della Ragioneria generale dello Stato per accertare la reale situazione fallimentare delle aziende sanitarie locali.  Allora presidente chi ha imposto i manager delle Asl? «In base alla normativa nazionale è la giunta che procede alla nomina dei manager in modo assolutamente discrezionale. Per questa ragione, ho voluto una legge regionale, che purtroppo il governo ha impugnato alla Corte costituzionale… La procedura è attualmente in corso». Chi ha assemblato la giunta regionale nel 2005, piazzando alla sanità il Tedesco imbottito di conflitti di interessi, già noto ai tempi craxiani, graziato con un seggio al Parlamento?  Risposta semplice: Vendola. Dunque, chi ha indicato i manager se non i suoi aficionados? Ad onore di cronaca: la legge regionale in materia risale soltanto al 25 febbraio 2010. E prima? Questi manager caduti dal cielo in un contesto di galoppante crisi economica hanno deciso di aumentarsi i compensi, arrivando a percepire fra i 12 mila (i direttori amministrativi) e i 15 mila euro al mese (i direttori generali). Sempre a tale proposito, il consigliere regionale del PD, Antonio Maniglio ha dichiarato pubblicamente: «L’altro tema in campo, quello degli aumenti di questi giorni dei manager è il frutto delle decisioni della giunta regionale che, in data 15 gennaio, approvando il disegno di legge omnibus sulla sanità, inserì l’art. 29, poi diventato art. 26 nella legge regionale 4/2010, con il quale si stabilivano i nuovi trattamenti economici per i manager della sanità». Governatore complessivamente in soldoni pubblici, dal 2005 ad oggi, quanti quattrini la regione Puglia ha versato alle istituzioni sanitarie private? «La regione ha ereditato una complessa e mai censita rete di istituzioni sanitarie private, che fino al 2005 hanno operato con controlli frammentari e non omogenei sul territorio regionale. Il mio Governo ha, faticosamente, condotto un censimento delle strutture, avviato le procedure di accreditamento istituzionale con verifiche che, in alcuni casi, hanno già portato, per la prima volta, ad alcune revoche dell’autorizzazione e imposto finalmente tetti di spesa invalicabili per tenere la spesa sotto controllo. Il totale della spesa sanitaria in favore di strutture private è di poco superiore al 20% del fondo sanitario regionale». In altri termini: a domanda non risponde. Presidente la regione Puglia finanzia anche il Vaticano? «Nella nostra Regione, come in tutte le regioni italiane, operano da decenni alcune strutture ospedaliere ecclesiastiche. Anche loro sono naturalmente sottoposte alle nuove regole che descrivevo prima». Risposta elusiva, in classico politichese. Governatore in Puglia sono ancora aperti alcuni manicomi di proprietà della Santa Sede, in violazione della legge 180/1978 (legge Basaglia), foraggiati dall’ente Regione, vale a dire utilizzando fondi pubblici? «Non è così. La grande struttura della “Divina Provvidenza” di Bisceglie non ricovera, ovviamente, dal 1978 ed è attiva per il settore “ortofrenico”, oltre che per attività riabilitative». Ancora menzogne Vendola. Si rilegga quanto scoperto, scritto e pubblicato dal settimanale Diario della Settimana (16/03/2007, “I poveri matti del Vaticano”, con un foto e documenti), a firma di Gianni Lannes; e magari dia pure un’occhiata alle interrogazioni parlamentari successive ed ai procedimenti giudiziari conseguenti. Presidente la Fondazione San Raffaele di Milano è una compagine no profit? «Le fondazioni di diritto italiano sono regolate dal codice civile, che non prevede la possibilità di redistribuzione ai soci di utili e profitti e impone il reinvestimento nelle attività della fondazione degli eventuali avanzi di esercizio al netto delle imposte. La fondazione San Raffaele non fa eccezione». Strano: il Consiglio di Stato (sezione VI), ha stabilito (sentenza numero 3897 del 16/06/2009): «La Fondazione san Raffele del Monte Tabor svolge attività economica, esercita dunque un’attività di carattere imprenditoriale nell’ambito sanitario». Andiamo al sodo. Signor governatore sa che il suo amico don Verzé è socio d’affari di Berlusconi? «No». Possibile? Berlusconi e Vendola hanno ricevuto dalle mani del reverendo Verzé il medesimo premio, ovvero il “cedro d’oro”. Presidente Vendola l’operazione San Raffaele del Mediterraneo cela una speculazione finanziaria ed immobiliare? «Naturalmente no, è invece la più importante sperimentazione in campo sanitario della sanità meridionale». Ma davvero? E’ il classico gioco delle tre carte. Mai sentito nominare i 250 appartamenti della Fintecna? Silenzio tombale. Governatore c’entrano qualcosa la Molmed (Berlusconi) e la Fintecna Immobiliare srl (il governo Berlusconi)? «Assolutamente no». Superfluo il commento: Berlusconi controlla l’indebitata fondazione  di don Verzé. Secondo lei presidente è tutto a norma di legge? «Il mio governo ha la sua bussola nella difesa delle legalità a qualunque livello. Anche in questo procedimento sono state e saranno seguite scrupolosamente tutte le regole vigenti, non potrebbe essere diversamente». Perché non ha proceduto con una regolare gara d’appalto? «La sperimentazione di sinergia pubblico-privata messa in campo è regolata dalla legge che prevede espressamente la possibilità dei protocolli adottati. La Fondazione messa in piedi in Puglia è a maggioranza pubblica e il bene a realizzarsi di proprietà pubblica, affidato in gestione al San Raffaele…». Le dispiace illustrare – e pubblicare – ai suoi sostenitori il contenuto integrale dell’atto notarile stipulato dal notaio Vinci nella sede della cittadella Carità, da lei sottoscritto in nome e per conto di 4 milioni di ignari pugliesi? «L’atto è pubblico, dopo la registrazione notarile e la sua trasmissione alla Regione sarà possibile prenderne visione a richiesta». Dunque, dopo tre mesi questo documento non è ancora noto a noi pugliesi e all’opinione pubblica nazionale. Perché non è stata resa di dominio pubblico la Delibera di Giunta regionale numero 1154 del 2010? «Tutte le nostre delibere sono pubblicate sul sito della Regione. La delibera in oggetto, in particolare, è citata nella sezione “trasparenza” del sito www.regione.puglia.it. Al rientro dalle ferie del personale preposto, sarà anche pubblicata nella apposita sezione bollettino del portale istituzionale regionale». La delibera è stata varata l’11 maggio 2010, non secoli fa. Sono interminabili le ferie dei dirigenti dell’ente Regione. Anche altri atti aministrativi non risultano accessibili. E meno male che prevale la trasparenza (a parole) e non la segretezza (in vigore). Don Verzé – o comunque i suoi sodali – ha per caso sostenuto economicamente la sua ultima campagna elettorale? «No. Ad ogni modo, la scelta dell’Ospedale del Mediterraneo è molto più risalente nel tempo, è strategica e non risponde ad alcun interesse di bottega economico o elettorale». Esilarante: comunque non tiriamo sulla croce rossa. Governatore è preferibile prevenire le patologie tumorali e la malformazioni nei bambini causate dall’inquinamento ambientale, oppure è meglio appaltare l’affare pseudo-curativo al privato don Verzé o chi per esso nei secoli dei secoli? «Noi proviamo a fare tre cose, senza facile demagogia: rimuovere le cause delle patologie tumorali, con un’attività di ambientalizzazione del ciclo industriale pugliese che è cominciata,dopo trent’anni di nulla, nel 2005 subito dopo il mio insediamento. La vittoria sulla diossina, gli ultimi dati Ilva ci indicano il rispetto pieno del limite di 0,4 nanogrammi per metro cubo fissato dalla nostra legge regionale, è un primo significativo passo; avviare la più grande campagna di prevenzione antitumorale di tutto il mezzogiorno d’Italia, cosa che abbiamo già fatto e che rifaremo costantemente, dopo trent’anni di nulla creare un polo di eccellenza per la cura e la ricerca, portando in Puglia il meglio dell’esperienza Italia, l’Ospedale del Mediterraneo appunto». Presidente in media 40 mila malati l’anno solo nell’area jonica: sono un boccone appetibile per gli squali sanitari in circolazione nel Belpaese che spacciano cure miracolose? «Sono una priorità per la nostra programmazione sanitaria, che abbiamo deciso di affrontare non ricorrendo agli stregoni ma al polo di eccellenza italiano nella cura e nella ricerca. Si tratta di fatto oggettivo, certificato e non contestabile». Governatore perché la Regione non ha avviato una riconversione delle industrie inquinanti a Taranto, invece di autorizzare l’ulteriore inquinamento come nel caso recente della Cementir (Aia, giugno 2010)? «Abbiamo fatto esattamente il contrario, avviando un programma di ambientalizzazione del ciclo industriale mai pensato nella nostra regione e vincolando i finanziamenti alle imprese a verifiche rigide in tema di eco compatibilità. Ciò varrà anche nel caso Cementir, che ha proposto di ricostruire completamente il suo impianto, obsoleto ed inquinante, con tecnologie meno impattanti». Vendola ha omesso di riferire un dettaglio: la regione ha recentemente elargito alla Cementir ben 20 milioni di euro. A proposito di diossine: perché la Regione da lei presieduta ha varato una legge truffa? Intendeva fare un regalo all’industriale Riva? «La legge regionale ha abbattuto la diossina dell’Ilva da nove nanogrammi per metro cubo a 0,4. Parliamo di dati oggettivi, certificati da Arpa e pubblicati. La domanda è demenziale». Replica il giornalista Carlo Vulpio: «Il governo regionale e il suo ex-neo-presidente Nicola Vendola continuano (su tutte le tv, e dove se no?) a vendersi” la storiella della legge regionale pugliese approvata a dicembre 2008 per adeguare i limiti di emissione delle diossine alle norme europee. Peccato che quella legge sia di fatto una legge-truffa. Nel libro La città delle nuvole, vi ho dedicato un intero capitolo. Qui dirò soltanto che quella legge venne “ritoccata” (e taroccata) tre mesi dopo la sua approvazione in alcuni punti, uno dei quali, essenziale. Questo: non solo non prevede il campionamento in continuo, cioè il controllo delle emissioni 24 ore su 24, ma stabilisce che la “campagna” di controlli durante l’anno avvenga a periodi alterni e che, in ogni caso, non avvenga di notte. Già. La notte no. Ma guarda un po’ quando si dice il caso. Proprio di notte quando gli impianti vanno al massimo e sforano (come dimostrano le immagini di Fabio Matacchiera), ogni regola, ogni norma, ogni limite. Questa è Taranto by night, bellezza, con le sue grida manzoniane adattate all’era (post)-industriale, con i suoi tassi di inquinamento industriale che sono i più alti d’Europa, con il record italiano di tumori. E con i suoi bambini, le vittime privilegiate della diossina, che si ammalano di leucemia e muoiono come mosche». Presidente nel nuovo ospedale cattolico San Raffaele del Mediterraneo a Taranto, sarà possibile praticare l’aborto (sancito da una legge dello Stato Italiano)? «Ovviamente sì, la domanda è pleonastica». Governatore i gay saranno accettati senza problemi in questo nosocomio controllato dal reverendo Verzé? «Ovviamente sì, la domanda è demenziale». Sicuramente Vendola soffre di amnesie, poiché non ha letto bene gli accordi con don Verzé e finge di ignorare il modus operandi della fondazione san Raffaele del Monte Tabor. Presidente Vendola perché teme un confronto alla luce del sole con il giornalista Gianni Lannes, a cui ha espresso pubblicamente solidarietà per gli attentati subiti e al quale ha riconosciuto grande capacità professionale e correttezza deontologica? «Ovviamente non temo alcun confronto, come dimostrano queste risposte. Gianni Lannes sa che lo conosco bene, che non ho mancato di difenderlo, ma sa anche che poiché lo conosco bene io non ne ho una grande stima». La parola al giornalista Lannes: «Se conosci Vendola lo eviti. Non mi ha mai difeso: non ne ho bisogno; ha semplicemente diramato il 14 dicembre 2009, un comunicato stampa. E’ un demagogo della peggior specie. A Nichi non affiderei nemmeno la spazzatura di casa. Vendola non ha il coraggio di affrontarmi a viso aperto in un confronto dialettico. Il governatore ormai è nudo». Dulcis in fundo, il quesito numero 25, ossia: Che lei sappia governatore Vendola, l’ospedale San Raffaele di Milano (annessi e connessi in Italia e nel mondo) produce rifiuti nucleari trasferiti nella provincia di Taranto o in Puglia? Dove si “smaltiscono” le scorie sanitarie radioattive e chimiche dei nosocomi e laboratori del presidente don Verzé? Troppe ovvietà, perché Vendola mente?

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