La banda suona faccetta nera


Il corteo degli insulti: Bonino è la morte, Di Pietro è il matto e Santoro è fascista. Nella hit le toghe al primo posto

Il partito dell'amore si materializza nello slogan dei corpulenti ragazzi del Fuan. Il messaggio è chiaro: "Mettitela nel c.., la sentenza mettitela nel c...". Sentenze, pandette, fascicoli, giudici e giustizia. Nella hit parade degli slogan ritmati nel corteo dei militanti amorosi le "toghe" occupano il primo posto. Segue a ruota Antonio Di Pietro. Odiatissimo. I militanti della "Giovane Italia" hanno deciso di raffigurare con i tarocchi i loro nemici. Tonino è la carta del matto. Gli è andata bene, perché Emma Bonino è la morte. Ma se poi lo sguardo si sposta qualche metro più indietro ecco apparire uno striscione: "Più Borsellino meno Di Pietro". E non si capisce se è un macabro auspicio per Di Pietro o un apprezzamento per il giudice siciliano ucciso in via D'Amelio. Michele Santoro non poteva mancare in piazza. Lui non c'è, ma un cartello lo richiama: "Di Pietro mafioso. Santoro fascista". Amore ce n'è poco. Quale sia il sentimento che anima quel militante che sventola un vessillo della "X Mas", l'organizzazione dei torturatori fascisti, rimane un mistero. Anziani signori piemontesi e giovani ragazze, bomber neri e tacchi a spillo, facce di ex democristiani e di sinceri fascisti. Giubbotti da finto aviatore e jeans firmati. Cappellini bianchi con i nomi dei candidati nei consigli regionali e le divise della banda musicale che intona "Faccetta nera", quella di "bella abissina".

I bengalesi che occupano i marciapiedi dell'Appia da dove parte uno dei due cortei, ascoltano e non capiscono. Meglio la discomusic che un bus turistico, di quelli a due piani con l'ultimo aperto, spara a palla. Non ci sono i turisti giapponesi col naso all'insù a rimirare Roma antica, ma belle ragazze fasciate dalle toghe. Sono quelle dei magistrati nei Tribunali, ma non sono tutte nere, alcune sono rosso fuoco. "Per dimostrare che c'è una giustizia vera e una rossa, quella che ci perseguita, quella che vuole toglierci la libertà di voto", dice la ragazza che ne indossa una. Il cronista è salito sul "bus dell'amore". Tutti giovani romani che si muovono al ritmo di sambe e ritmi da discoteca. Il più anziano di loro chiede inutilmente che il dj metta "Meno male che Silvio c'è". Inutile. La piccola folla di ragazzi e ragazze si anima solo all'altezza del civico 400 e passa dell'Appia. Succede l'incredibile, dai balconi di un palazzo la gente si dà da fare per esporre qualcosa di rosso. Una bella ragazza incastra la tenda rosso vermiglio del suo salotto al balcone per farla sventolare, un ragazzo espone i cuscini del divano. Partono grida "buffoni, invidiosi, ci odiate".

Più avanti va peggio, dal balcone di un altro palazzo sette ragazzi sventolano un bandierone rosso di "Rifondazione". Le toghe sul bus sono state tiepide con i "comunisti" di prima e allora intervengono quelli del "Fuan". E partono saluti romani e dita media ben esposte verso quel vessillo nemico. Partito dell'amore. E della confusione. Il socialista Stefano Caldoro arriva e stringe mani, quelle di baldi giovanotti con il simbolo della "Fiamma" sul giubbotto. Gli striscioni dei napoletani che invocano il "nuovo" in Campania si incrociano con quelle dell'Udeur di Clemente Mastella proprio mentre la colonna sonora propone Renato Zero: "Lui chi è? Come mai l'hai portato con te?...". Le bandiere dei cattolicissimi di "Militia Cristi" si mescolano a quelle del "Movimento per l'Italia " della Santanché. Chissà se a quelle gentili e anziane signore che sognano le crociate qualcuno ha detto che la signora sottosegretario vuole trasformare i soppalchi di bar e ristoranti in moderni bordelli. Tutti uniti "dall'amore". Per il popolo Viola cui è dedicato un simpatico cartello, "Famoli viola". Per Marco Travaglio in coppia con la candidata del centrosinistra nel Lazio: "Bonino Travaglio mettetevi il bavaglio".

Pochi slogan, il corteo ha lunghi momenti di afasia, eppure gli organizzatori sono stati efficienti e hanno distribuito fogli con le parole d'ordine. "Stasera mi buccio, mi buccio con te": la voce di Rocky Roberts sovrasta tutti. Si arriva a San Giovanni e sui volti dei militanti si legge un po' di delusione. Insomma, la piazza non è poi così piena. Dal palco Ignazio La Russa, stratega e ministro della Difesa, cerca di entusiasmare la folla. "Eppure dovevamo essere in pochi, così aveva detto la sinistra. Guardate le immagini sul maxischermo, stanno arrivando da via Labicana, c'è un Tricolore lungo un chilometro". E inizia una disputa sulla lunghezza del bandierone: centinaia di metri, no, 540.... Gli speaker dal palco danno i numeri. "Meno male che Silvio c'è". L'inno finalmente conquista la scena. Il palco comincia a riempirsi, ci sono i ministri e i notabili. Nicola Cosentino ha fatto tardi e corre inseguito da un poliziotto in borghese. Non è la Dia, ma la sua scorta.

La calabrese Jole Santelli (tubino nero e tacchi che più a spillo non si può) è all'altezza della metro Manzoni mentre a San Giovanni già cominciano a presentare il meglio del Pdl. Michele Iorio, l'uomo degli sperperi in Molise, e Denis Verdini, autore di una scandalosa "lettera agli abruzzesi", la Santanché e la Polverini che ballano sulle note di "Un'avventura" di Lucio Battisti. L'eterno governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, spalla a spalla con Giuseppe Scopelliti, il sindaco di Reggio, l'uomo che vuole rinnovare la Calabria ma che si è accorto tardi che le liste che lo appoggiano sono inzeppate di personaggi in odor di 'ndrangheta. E' la piazza di Berlusconi. Oggi un po' meno affollata, un po' più triste.

Da il Fatto Quotidiano del 21 marzo

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