Chi sta sparando sulla Croce Rossa Italiana?
di Monica Soldano
Non sparate sulla Croce Rossa! Questo l’appello, in ogni lingua, che dalla fine dell’800 si ripete per il rispetto delle convenzioni internazionali e per il soccorso dei malati e dei feriti, anche se nemici, nelle zone di guerra.
Eppure, in Italia, la Croce Rossa, eretta ad ente morale il 30 maggio 1884, rischia di diventare altro: un carrozzone di raccomandati e amici degli amici, con i militari a terra, a far finta di partire per missioni di soccorso impossibili e trasferiti senza diritto di replica, se sollevano troppo lo sguardo.
Qualcosa che non va, c’era da tempo, ma oggi la situazione rischia di precipitare. Controllata da tre ministeri: Finanze, Difesa e Salute, ossia Tremonti, La Russa e Sacconi, in verità, qualche mese fa si era pensato di smantellarla, riconducendo tutto sotto il grande ombrello della Protezione civile Spa, che ne avrebbe deviato anche i finanziamenti. Poi, in sede di approvazione del cosiddetto decreto emergenze, lo scandalo del G8 ed i primi colpi alla Spa di Stato hanno stralciato alcuni articoli. E la Croce Rossa è tornata a sventolare dov’era. Apparentemente.
Commissariata otto volte, fin dal 1982 , dal 30 ottobre scorso è governata dal neo commissario straordinario, l’avvocato Francesco Rocca, già in scadenza di mandato. Ed i conti? Non si vedono, i bilanci sono fermi al 2005 e qualcosa scricchiola. I soldati del corpo militare denunciano il declino, vedono gli sprechi, lamentano l’assenza di democrazia.
Le prime segnalazioni sul pessimo stato di salute risalgono all’estate del 2008, quando gli ispettori delle Finanze indagarono, da qui il commissariamento. Gli ispettori se la presero con il corpo militare, e avanzarono una valutazione più politica che contabile: struttura vecchia e obsoleta, regole desuete. Così i vertici militari fecero le loro controdeduzioni e chiamarono gli ispettori della Difesa. Aprendo una querelle tra la sciagurata gestione del Comitato centrale, di nomina politica, ed il corpo militare, ausiliario, dipendente dalle Forze armate.
In occasione dell’ultima emergenza internazionale, il terremoto di Haiti, la Croce Rossa Italiana non ha potuto portare neanche una tenda. I 40 milioni di euro che ogni anno il ministero della Difesa stanzia per il corpo militare non erano mai stati spesi, inghiottiti dai debiti del bilancio, con esposizioni bancarie in media, fino a 50 milioni di euro. Tuttavia, la bandiera è arrivata. Atterrata sull’isola una folta rappresentanza, una ventina di persone, al seguito dell’avvocato Francesco Rocca. Quattro giorni e poi tutti a casa. Attività di facciata.
Gli esempi e le voci iniziano a levarsi da più regioni. Dalla Sicilia, dove un non più giovane riservista, lamenta di non essere stato più chiamato, perché vengono inseriti solo i raccomandati, amici, cugini di ogni sorta, senza alcuna attenzione al precorso né uno straccio di curriculum.
Eclatante e quasi incredibile, poi, la situazione di un vero e proprio kamikaze della Croce Rossa, il maresciallo Lo Zito, che ormai è inarrestabile. Chiede dal suo blog di oltre 35 mila devoti, di incontrare un magistrato, perché nessuno vuole interrogarlo sulle malefatte denunciate della presidentessa della Cri abruzzese Maria Teresa Letta?
L’on Maurizio Turco (PD) si muove. Presenta tre interrogazioni parlamentari. In quella del 1 marzo, a risposta scritta, chiede a quattro ministeri (Innovazione, Lavoro, Salute, Difesa) come mai un maresciallo della Croce Rossa in servizio ad Avezzano, Vincenzo Lo Zito, pur malato, sia trasferito ad Assisi ed oggetto di richiami disciplinari per aver denunciato illeciti amministrativi commessi dalla presidente della Croce Rossa della Regione Abruzzo, Maria Tersa Letta. Che invece di essere richiesta di spiegazioni, scrive una lettera, con tanto di firma al superiore di Lo Zito, con tono imperioso chiedendo che le venga restituito l’analogo favore reso, cioè di trasferire lontano il ficcanaso? Ed ancora l’on Turco, ricorda che il 14 marzo 2008 alcuni ispettori dei revisori dei conti verificano i documenti contabili della Cri di Avezzano, restando stupefatti di quanto trovato. Il verbale è trasmesso a tutti i ministeri competenti e alla Corte dei conti il 14 marzo 2008. Nessuna conseguenza.
Di certo, ad Avezzano, ad oggi, non è cambiato nulla, mentre Vincenzo Lo Zito è al secondo richiamo disciplinare e dal suo blog sembra sfidare il vento: “Che mi convochi pure un magistrato, uno qualsiasi, così potrò fargli vedere tutto!”, ma nessuno lo chiama.
Il 23 marzo scorso, dopo l’inchiesta su l’Espresso, anche il senatore dell’Italia dei Valori, Vito Lannutti, ricordando quanto denunciato dal settimanale, che, ad esempio 17 milioni di euro destinati alla Difesa per le esigenze del corpo militare non sono mai stati spesi per le loro finalità, domanda nero su bianco, al ministero della Salute, delle Finanze e della Difesa, se il commissariamento della Croce Rossa continuerà o se non sia il caso di procedere all’assemblea e alla nomina del presidente, restituendo a questo Ente l’esercizio ordinario, democratico?
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