Processo breve, un’amnistia anche per le morti sul lavoro

Cara MicroMega.net - Lettere alla redazione

Mi chiamo Marco Bazzoni, ho 35 anni e sono un Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di un'azienda metalmeccanica fiorentina. Da anni sto conducendo una battaglia perchè ci sia più sicurezza nei luoghi di lavoro. Ho scritto praticamente ovunque, tanto che molte mie lettere, articoli, interviste, sono uscite su molti mezzi d'informazione e su vari blog.
Insomma, il classico "rompiscatole". E' così che mi vedono diversi mezzi d'informazione, anche se c'è chi apprezza il mio lavoro di sensibilizzazione su un tema così importante come quello della sicurezza sul lavoro.
Si può considerare un paese civile, quello dove ogni anno ci sono 1200 ammazzati sul lavoro?
Perchè io le chiamo così, basta con chiamarle con il termine "morti bianche". Un termine che andrebbe abolito subito e i primi a farlo dovrebbero essere i mezzi d'informazione. Le dovrebbero chiamare, come le chiamavano negli anni 60, cioè "OMICIDI SUL LAVORO". Termine molto forte, è vero, ma sicuramente più realistico.
Basta con il prendere in giro i familiari con il termine "morti bianche". Cosa c'è di bianco in una morte sul lavoro, cosa? Le chiamano così, perchè l'aggettivo bianco, allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'evento. Invece la mano responsabile c'è sempre, più di una.

Adesso l'Inail dirà che nel 2008 ci sono stati 1120 morti sul lavoro, e che per il 2009 da poco concluso c'è ne saranno ancora meno, ma anche l'Inail ha dovuto ammettere che una buona parte di questo calo, era dovuto alla crisi economica.
Il 3 Agosto 2009 è stato firmato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Dlgs 106/09, un decreto correttivo al Testo Unico per la sicurezza sul lavoro (Dlgs 81/08) voluto dall'allora Governo Prodi.
Un decreto correttivo di ben 240 pagine (alla faccia del decreto correttivo) che ha praticamente smantellato il Dlgs 81/08.
Questo Dlgs 106/09 è stato firmato nel silenzio più assoluto dei mezzi d'informazione.
Io, insieme ad un mio amico, ci siamo permessi di criticare su Liberazione questo decreto e la firma da "flash gordon" del Presidente della Repubblica.
Che ci ha risposto tramite il suo ufficio stampa, dicendoci che lui ha a cuore la sicurezza sul lavoro, che aveva esaminato approfonditamente questo decreto, che era profondamente diverso dallo schema originario, approvato dal CdM il 27 marzo 2009.
Allora non mi sono perso di coraggio e consapevole che in questo decreto ci sono alcuni articoli che violano direttive europee e alcuni che sono addirittura incostituzionali, ho deciso di fare una denuncia alla Commissione Europea, per quelli che violano le direttive Europee.
La denuncia è possibile leggerla qui.
La Commissione Europea sta esaminando la mia denuncia e sto aspettando una risposta, che spero arrivi a breve, che ovviamente spero sia l'apertura di una procedura d'infrazione contro l'Italia per violazione delle direttive europee in materia di sicurezza su lavoro.
Per quanto riguarda gli articoli incostituzionali, un cittadino non può rivolgersi direttamente alla Corte costituzionale italiana. Lo può fare in via "indiretta" cio nel corso di un giudizio incidentale: detto così perchè la questione di legittimità di una legge italiana viene posta nel corso di un normale processo civile o penale (detto giudizio principale o "a quo"), da uno degli avvocati delle due parti. Se il giudice ritiene che la questione di legittimità posta rilevante e non infondata, deve sospendere il processo e rimettere la questiona alla Corte costituzionale. La soluzione della questione di legittimità deve servire per risolvere la causa dalla quale si originata. Dopo che la Corte costituzionale emette la sentenza, il giudice "a quo" può ripendere il processo e decidere anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale. Dunque in questo caso se un cittadino volesse contestare la legittimità di una legge italiana dovrebbe prima instaurare un processo e nel corso del processo sollevare la questione alla Corte costituzionale.
L'unica possibilità sarebbe stata che il Presidente della Repubblica avesse inviato questo Dlgs 106//09 alla Corte Costituzionale, ma purtroppo le cose sono andate diversamente.
Passiamo ai mezzi d'informazione, che purtroppo parlano pochissimo di infortuni e morti sul lavoro, per essere precisi, quasi nulla.
E quando lo fanno, li relegano nelle notizie brevi, tant'è che fai fatica ad accorgerti della notizia.
Ne parlano sono quando ci sono grandi stragi sul lavoro, quando dovrebbero parlare quasi tutti i giorni di questo bollettino di guerra.
L'Osservatore Romano, qualche anno fa, definì questa emergenza nazionale delle morti sul lavoro, come la "strage nell'indifferenza". Mai parole furono più vere.
I mezzi d'informazione dovrebbero dedicare più spazio agli infortuni e alle morti sul lavoro, perchè queste stragi sul lavoro non siano dimenticate.
Concludo questa mia lettera con il processo breve, che se diventerà legge, provocherà un amnistia generalizzata per le morti sul lavoro. Un'altra vergogna targata Berlusconi.
Chissà se Napolitano, dato che dice di essere per la sicurezza sul lavoro, firmerà pure quella?
Non ci resta che aspettare...

Marco Bazzoni - Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, Firenze

(26 gennaio 2010)

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