Moni Ovadia: diritti, le battaglie civili che ci attendono


«Papà, cos’è la felicità?», chiedevano le figlie a Karl Marx. E lui rispondeva: «Felicità per me è lottare». Con questo aneddoto Moni Ovadia, poliedrico artista col merito di aver portato nel nostro Paese la cultura klezmer, invita gli italiani a reagire allo squallore del panorama politico italiano: «E’ catastrofico, difficile immaginare qualcosa di peggio. La democrazia italiana è bloccata, c’è un’eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona». Finché questa situazione perdura, non ci sono vie d’uscita.

Regista, attore, cantante e scrittore di fama internazionale, Ovadia è stato intervistato da Benedetta Guerriero su “Peacereporter” per fornire Moni Ovadiaun’analisi della situazione politica italiana. «Non è possibile che il presidente del Consiglio possieda anche tre reti televisive. Finché questo sistema non cambia e l’influenza di questo personaggio non viene limitata, il Paese è sotto scacco. Non ha importanza che si chiami Berlusconi, potrebbe anche avere un altro nome, ma il problema rimarrebbe. L’esecutivo è appiattito sul premier e le voci discordanti non vengono tollerate. Il caso di Gianfranco Fini è emblematico».

Come se non bastasse, dolenti note giungono anche dal fronte opposto: «L’opposizione è debole, non ha un programma. Balbetta, invece di parlare», dice Moni Ovadia. «La sinistra non è più capace di far sognare, ha esaurito le scorte. La destra a suo modo riesce ancora a proporre dei sogni: tossici, televisivi, che per me sono degli incubi, ma che piacciono alla gente». E’ la politica ad avvelenare l’Italia? «I politici hanno delle grandi responsabilità. I meccanismi mafiosi continuano a funzionare inesorabilmente».

Secondo Ovadia, «gli arresti dell’ultimo periodo» che hanno interrotto la latitanza di alcun boss mafiosi sono più che altro «dimostrativi», perché «riguardano personaggi che erano già stati tagliati fuori dal mondo della criminalità organizzata». E mentre la corruzione «non era così diffusa nemmeno ai tempi di Mani Pulite», i continui tagli alla cultura, alla scienza e alle nuove tecnologie «non fanno che aumentare il deficit italiano rispetto alle altre nazioni». Non investire nella ricerca «significa ipotecare il futuro».

«Provo una pena infinita per i giovani, subiscono la bancarotta fraudolenta e fradicia della nostra generazione», aggiunge Moni Ovadia. «Bisogna reagire, lottare, ma non una volta ogni tanto. Sempre. Fermiamo il dilagare della volgarità e dell’ignoranza crassa, pensiamo ad altro». Per esempio? «Bisogna mettere in pratica grandi progetti in ogni ambito. Le soluzioni sono Amnesty International, Terra Madre, Emergency».

Queste organizzazioni per i diritti, spiega Ovadia, «hanno dimostrato che portando avanti grandi battaglie civili, i politici sono costretti a prenderne atto». Non bisogna mai stancarsi di lottare: «Quando Martin Luther King pronunciò il suo famoso discorso “I have a dream”, nessuno pensava che il sogno si sarebbe realizzato. Oggi il presidente degli Stati Uniti è Barack Obama. I cambiamenti partono sempre dal basso, non dall’alto» (info: www.peacereporter.net).

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