L'epoca del consumismo
di Anna Mulattieri
La nostra è l'epoca del Consumismo... e della poca sensibilità. Basta guardarsi intorno, quando si va a fare la spesa nel supermercato o in giro per le strade dello shopping: sempre di corsa, alla ricerca dell'acquisto migliore, quello che darà più soddisfazione. Si finisce così a rincorrere gli oggetti del desiderio sempre con maggiore avidità e a comperare senza pensare, preferendo la velocità invece del ritmo dell’uomo, ed è così che ci si ritrova ad avere a che fare con lo shopping compulsivo...
Ed è proprio nel periodo natalizio che la nostra scelleratezza consumistica ha maggiore sfogo. Si è accantonato il senso del focolare domestico come punto di ritrovo ed incontro per amici e parenti, sostituendolo con la gara agli acquisti che punta tutto sull’ultima novità appena sfornata appositamente per l'occasione. E’ un’assurdità e come tale, essendo degenerata all’inverosimile, non è più accettabile. Come si è potuto accettare tutto questo?
E' la società oggi ad essere compulsiva, prendendo sempre più le distanze dalla misura dell'uomo. La filosofia del consumismo, che ci obbliga a comprare sempre di più e con frequenza sempre maggiore, guarda più alla produzione che all’utilizzo. Un oggetto diventa vincente se può essere cambiato spesso. Dagli oggetti costruiti per durare, siamo passati alla realizzazione di apparati sempre più sofisticati ma spesso con tempi di vita brevissimi e da cambiare con “frequenza”. Senza parlare poi di tutti gli oggetti "usa e getta" di cui siamo soliti fare un largo uso: tutte queste cose ci rendono la vita sicuramente più comoda, ma per contro si creano montagne di rifiuti col rischio di compromettere la sostenibilità del pianeta.
Anni fa i carrelli dei supermercati erano molto più piccoli di quelli odierni, eppure più li riempiamo e più abbiamo voglia di farlo: questo aspetto ci trasforma da “distratti fruitori” a “sofferenti compulsivi”. Nella nostra società fondata sul mito della bellezza e del benessere ma soprattutto sul consumismo sfrenato sono in molti a sentirsi inadeguati. Ci si ritrova a rincorrere oggetti per stare al passo con gli altri e ritagliarsi un posto nella società, in base a ciò che si possiede. Non saranno solo le nostre tasche a svuotarsi, ma questo meccanismo porterà un senso di frustrazione e di vuoto interiore. Non c'è dubbio: il consumismo è uno tra i mali del secolo. Questo tipo di società, continuamente suggeritoci dai media e dalle mode, ci divide, incentivando la solitudine e la competizione, portandoci alla sordità nei confronti dei veri valori di cui curarsi (sensibilità, affettività, intelligenza). La fretta, il non avere tempo, sono la giusta metafora della società compulsiva... tutta presa a sprecare il suo tempo in mille modi e dietro mille frastuoni pur di non fermarsi ed ascoltare.
Proviamo a riavvicinarci al senso del sociale e del bene comune, riappropriandoci dei nostri ritmi reali, delle nostre vere emozioni, nel rispetto del nostro corpo, della mente e del cuore: solo così potremo ritrovare il giusto equilibrio tra noi, gli altri e il mondo intorno.
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