Schifani e la Mafia, parla David Lane, dell'Economist




23 novembre 2009
di Alessandro ?Ferrucci

“Pronto? Sì, mi dica”. Scusi, la chiamo per porle qualche domanda su Renato Schifani: non so se ha letto l’inchiesta di Marco Lillo, pubblicata venerdì, sul coinvolgimento del presidente del Senato in una vicenda legata ad alcuni capi della mafia. “Certo, ma c’è poco sa stupirsi...”. Cosa? “Ha presente che paese è diventato l’Italia?”. Già. Così parliamo con David Lane per avere un occhio “neutro” sul nostro paese: lui, da trent’anni vive nello Stivale, inviato dell’Economist, scrittore e autore di importanti inchieste sul malaffare, come L’ombra del potere. Ci risponde con una calma serafica. La calma di chi sa, e ha le prove.

Quindi...

Semplice, quest’inchiesta si inserisce perfettamente in un clima politico marcio, dove nessuno si prende le sue responsabilità. Figurarsi le dimissioni.


In particolare a cosa si riferisce?

Forse non ve ne rendete più conto, ma in Italia uno degli opinionisti di punta si chiama Giulio Andreotti. Se non sbaglio è stato accusato, ed è andato a processo, per concorso esterno in associazione mafiosa. Eppure quanto ci parlate”.


Bè, “Il Divo” non è l’unico caso...

No. Vogliamo “toccare” Silvio Berlusconi? Mi spiega in quale altro paese democratico un primo ministro può rifiutarsi di rispondere alla magistratura? Le rispondo io: nessuno.


Cosa sarebbe avvenuto in Inghilterra?

Escluso, politicamente finito. Gli sarebbero state imposte le dimissioni, a lui e a quelli come lui. Compreso Schifani.


Un esempio?

1963: John Dennis Profumo (di origini italiane, ndr) si dimette dall’incarico di segretario di Stato alla guerra, per le bugie su una sua relazione con una showgirl, sentimentalmente coinvolta anche con un funzionario dell’ambasciata sovietica.


E dopo l’addio alla politica, cosa ha fatto Profumo?

Scomparso dalla vita pubblica. Bandito. Per trent’anni ha svolto solo ruoli legati al sociale: una sorta di lento cammino verso la riabilitazione pubblica. Qui da voi basta andare in televisione per recuperare la faccia. Attenzione però, parlo di tutta la politica italiana, mica solo di quella governativa.


Allora un esempio legato all’opposizione...

D’Alema e Bertinotti: sono stati loro a segare le gambe a Prodi, a causare lo sfascio del centrosinistra. A fare danni. Ma sono comunque andati avanti.


Come è cambiata l’Italia in questi ultimi trent’anni?

In peggio. Sotto ogni punto di vista, anche rispetto a “tasti” pratici come il traffico o la pulizia delle strade.


Come mai?

È un problema culturale legato alla Chiesa: qui tutto si può confessare, tanto poi c’è qualcuno che ti assolve.


Questa classe politica è l’espressione dei suoi elettori?

Purtroppo sono tanti gli italiani che ammirano le furbizie, che preferiscono vivere a margine della legalità, delle regole.


Allora torniamo all’Inghilterra: è il Parlamento a “educare” i suoi cittadini; o sono quest’ultimi a “vigilare” chi li governa?

No. Esiste la stampa libera. Qualche tempo fa, un quotidiano conservatore, il Daily Telegraph, ha pubblicato un’inchiesta sui costi della politica. La reazione è stata di disgusto, totale. E nessuno ha permesso alla “casta” di fare lobby.


Quindi il problema è l’informazione...

In Italia manca la televisione. La tv di stato inglese, la Bbc, dà le notizie, informa, potrei anche dire che educa. Da voi no. Non riesco a vedere il Tg1 né il Tg2. Qualche volta mi concedo il Tg3


Basta? Non vede nient’altro?

Non mi perdo mai le previsioni meteorologiche: sono le uniche affidabili.


da Il Fatto Quotidiano del 22 novembre 2009

Commenti

Post popolari in questo blog

il dolore di vivere come esseri umani

La truffa dell'equiparazione europea degli stipendi parlamentari: seppure ci fosse, sarebbe irrilevante

Il BOOM