Ricostruzione Abruzzo. Odore di mafia negli appalti
Gli avvoltoi, dopo essersi alzati in volo nell'Aprile scorso, ora scendono in picchiata.
di Matteo Giuli
Denunciate quattro ditte edili
L'AQUILA - Sono tutti interessati al vorticoso giro d'affari per la ricostruzione dell'Abruzzo, specialmente quei gruppi senza scrupoli legati alle organizzazioni mafiose. Parliamo infatti di 8 miliardi di euro finora stanziati. Le infiltrazioni sospette stanno a poco a poco emergendo grazie al rapporto elaborato dalla Dia e finito direttamente nelle mani del Procuratore dell’Aquila Alfredo Rossini.
Lo zampino della mafia era nell'aria già da tempo, tanto che ieri nel capoluogo abruzzese è giunta una delegazione della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Giuseppe Pisanu.
D'altra parte le illecite operazioni per la ricostruzione dell'Abruzzo sono state agevolate grazie soprattutto ad un decreto del governo stesso, il quale ha allargato le possibilità di subappaltare a ditte edili terze fino al 50% della categoria prevalente in deroga alle legge 163 del 2006 del codice dei contratti pubblici, che invece è pari al 30%. E il tutto senza alcun bando e sulla base esclusiva di un rapporto fiduciario.
Intanto, le Forze dell'ordine proprio sotto la spinta della Direzione investigativa antimafia, hanno scovato e denunciato già 4 ditte collegate alla mafia. Si tratta esattamente di 4 cantieri inseriti nel progetto C.a.s.e., cioè Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili. Due ditte appaltanti una lombarda e l'altra campana e altre due, la prima dall'Umbria e la seconda dalla Campania che lavorano in subappalto. Le indagini sono in corso ma dietro a queste aziende sospette è certo ci sia lo zampino dei clan mafiosi.
Tra queste imprese la Igc, Impresa Generale Costruzioni di Gela che nel cantiere di Bazzano esequì lavori per 159.300 euro, direttamente collegata alla famiglia dei Rinzivillo a sua volta vicina al capomafia Piddu Madonia. La Edimal, che ha vinto gli appalti anche per la nuova metropolitana milanese e nella Tav ed è riuscita in Abruzzo ad aggiudicarsi lavori per circa 55milioni di euro che ha poi affidato ad altre ditte minori. Anche la ditta Fontana costruzioni spa avrebbe dovuto far parte dell'operazione "ricostruzione" ma nel settembre scorso si scoprì che l'impresa aveva rapporti diretti con la famiglia di Michele e Pasquale Zagaria della famiglia dei casalesi. E sempre a settembre scorso il prefetto dell'Aquila bloccò un'altra impresa , la “Di Marco srl” di Carsoli che aveva vinto l'appalto per la ricostruzione dell'Aquila, ma poi si scoprì che l'amministratore unico della società era Dante Di Marco, socio fondatore anche di un’altra impresa con Achille Ricci arrestato per aver riciclato una parte dei soldi di Don Vito Ciancimino in un villaggio turistico a Tagliacozzo.
di Matteo Giuli
Denunciate quattro ditte edili
L'AQUILA - Sono tutti interessati al vorticoso giro d'affari per la ricostruzione dell'Abruzzo, specialmente quei gruppi senza scrupoli legati alle organizzazioni mafiose. Parliamo infatti di 8 miliardi di euro finora stanziati. Le infiltrazioni sospette stanno a poco a poco emergendo grazie al rapporto elaborato dalla Dia e finito direttamente nelle mani del Procuratore dell’Aquila Alfredo Rossini.
Lo zampino della mafia era nell'aria già da tempo, tanto che ieri nel capoluogo abruzzese è giunta una delegazione della Commissione parlamentare antimafia presieduta da Giuseppe Pisanu.
D'altra parte le illecite operazioni per la ricostruzione dell'Abruzzo sono state agevolate grazie soprattutto ad un decreto del governo stesso, il quale ha allargato le possibilità di subappaltare a ditte edili terze fino al 50% della categoria prevalente in deroga alle legge 163 del 2006 del codice dei contratti pubblici, che invece è pari al 30%. E il tutto senza alcun bando e sulla base esclusiva di un rapporto fiduciario.
Intanto, le Forze dell'ordine proprio sotto la spinta della Direzione investigativa antimafia, hanno scovato e denunciato già 4 ditte collegate alla mafia. Si tratta esattamente di 4 cantieri inseriti nel progetto C.a.s.e., cioè Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili. Due ditte appaltanti una lombarda e l'altra campana e altre due, la prima dall'Umbria e la seconda dalla Campania che lavorano in subappalto. Le indagini sono in corso ma dietro a queste aziende sospette è certo ci sia lo zampino dei clan mafiosi.
Tra queste imprese la Igc, Impresa Generale Costruzioni di Gela che nel cantiere di Bazzano esequì lavori per 159.300 euro, direttamente collegata alla famiglia dei Rinzivillo a sua volta vicina al capomafia Piddu Madonia. La Edimal, che ha vinto gli appalti anche per la nuova metropolitana milanese e nella Tav ed è riuscita in Abruzzo ad aggiudicarsi lavori per circa 55milioni di euro che ha poi affidato ad altre ditte minori. Anche la ditta Fontana costruzioni spa avrebbe dovuto far parte dell'operazione "ricostruzione" ma nel settembre scorso si scoprì che l'impresa aveva rapporti diretti con la famiglia di Michele e Pasquale Zagaria della famiglia dei casalesi. E sempre a settembre scorso il prefetto dell'Aquila bloccò un'altra impresa , la “Di Marco srl” di Carsoli che aveva vinto l'appalto per la ricostruzione dell'Aquila, ma poi si scoprì che l'amministratore unico della società era Dante Di Marco, socio fondatore anche di un’altra impresa con Achille Ricci arrestato per aver riciclato una parte dei soldi di Don Vito Ciancimino in un villaggio turistico a Tagliacozzo.
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