AVERE TEMPO
VERSO UNA VITA CREATIVA
Abbiamo già visto che nei paesi in cui le masse sono controllate c’è sempre un alto livello di stress. Come nelle sette a controllo mentale, uno dei perni centrali per massimizzare la manipolazione emotiva dei membri è che devono essere sempre tenuti occupati a fare qualcosa, senza avere abbastanza tempo per organizzarsi diversamente. Quindi, se vogliamo un certo livello di libertà, dobbiamo impegnarci a favorire degli stili di vita in cui viene garantito un sufficiente spazio a qualsiasi attività non pianificata, anche quelle non produttive. Nel mondo moderno si vive di corsa nella paura di perdere il modello di vita imposto dalla propaganda. Il possesso del superfluo diventa una fonte di tensione, figuriamoci dunque quale forza possono avere le pressioni mentali subite dalle persone che stanno nei gradini più indifesi della società, quelli che non hanno certezze nemmeno sui beni primari.
Il consumo è direttamente collegato al guadagno economico e quindi su larga scala al potere politico e mediatico. Infatti, la preoccupazione maggiore di chi ha interessi estesi a livello mondiale è che possa diminuire il consumo e quindi il potere di controllare il sistema. I Mass Media influenzati da gruppi privati, quindi, ci abituano fin da piccoli che la soluzione a tutti i nostri mali sociali è essere positivi e consumare di più. Lo schema in cui siamo immersi è quello del “Fare”: Diventiamo sempre più efficienti nell’ottimizzare i tempi, pianifichiamo e ci specializziamo senza però avere colto il senso profondo delle nostre azioni. Non abbiamo più la serenità di affrontare i problemi collettivi con una visione d’insieme perché la nostra principale preoccupazione è avere una sicurezza economica personale sempre più stabile e non essere tagliati fuori dal sistema. Ci sacrifichiamo così a fare un lavoro che non ci piace, sopportiamo pressioni psicologiche trascurando il nostro riposo e la nostra salute.
Più viviamo in una situazione di urgenza e stanchezza e più le azioni che facciamo sono approssimative e senza troppa riflessione. Per noi è prioritario lavorare sempre di più, magari a condizioni sempre peggiori, piegandoci in nome dell’urgenza di reperire sufficiente denaro. La necessità di guadagnare viene utilizzata come la maggiore forma di ricatto per gestire le masse sotto una linea uniforme. In una situazione di paura i valori sbiadiscono e, chi riesce a rimanere a galla, anche sfruttando le persone più deboli, non viene esageratamente condannato. Le enormi tensioni e i disagi accumulati vengono sfogati incolpando chi è meno efficiente o chi non si sacrifica come abbiamo dovuto fare noi. In questa maniera contribuiamo a fare il gioco di chi vuole manipolarci, incoraggiando una vita misera e incompleta. L’energia che deriva dalla cooperazione viene ridotta al minimo determinando l’ambiente migliore per sfruttare le masse: quello del “tutti contro tutti”.
CONSUMIAMO MENO
Come si risolve questo problema? Prima di tutto ripristiniamo le condizioni sociali che ci permettono di affrontarlo. Dobbiamo diffondere il consenso ad avere una parte consistente della nostra vita libera dalle occupazioni. E’ di fondamentale importanza ritagliarsi un tempo ben definito che non sia invaso da pressioni esterne. E, a meno che non facciamo parte di una classe sociale veramente agiata, questo spazio non può essere ricavato senza lavorare di meno. Alleggeriamoci del superfluo e Impariamo a spendere molto meno di quanto gli standard della vita sociale vorrebbero imporre. Allentiamo la morsa innaturale degli impegni e riprendiamo confidenza verso ritmi più naturali e consoni all’uomo. Nessuno si sforzerà per fornirci tale spazio, siamo noi che dobbiamo fermarci e costruircelo andando contro corrente e accettando quella dose di “rischio” che deriva dal non uniformarsi nelle consuetudini sociali.
Finché non affrontiamo la vita con il cuore e la mente calmi non ci daremo la possibilità di valutare la situazione d’insieme e organizzarci verso un cambiamento definitivo. Non possiamo uscire dalla routine in cui siamo immersi se ogni parte della nostra vita è già pianificata e ogni piccola deviazione dai binari la viviamo come un peso. Solo quando la mente non è occupata ci diamo la possibilità di affrontare la vita nella sua totalità, rivalutandone anche le basi, se necessario. Non è facile smettere di avere la mente piena delle certezze che ci hanno inculcato, ma quando accade, in quei momenti possiamo trovare qualcosa che ha più valore di un’intera vita passata a produrre: Possiamo uscire dal vecchio schema mentale e scoprire per la prima volta qualcosa di veramente nuovo, imprevisto e creativo.
Abbiamo già visto che nei paesi in cui le masse sono controllate c’è sempre un alto livello di stress. Come nelle sette a controllo mentale, uno dei perni centrali per massimizzare la manipolazione emotiva dei membri è che devono essere sempre tenuti occupati a fare qualcosa, senza avere abbastanza tempo per organizzarsi diversamente. Quindi, se vogliamo un certo livello di libertà, dobbiamo impegnarci a favorire degli stili di vita in cui viene garantito un sufficiente spazio a qualsiasi attività non pianificata, anche quelle non produttive. Nel mondo moderno si vive di corsa nella paura di perdere il modello di vita imposto dalla propaganda. Il possesso del superfluo diventa una fonte di tensione, figuriamoci dunque quale forza possono avere le pressioni mentali subite dalle persone che stanno nei gradini più indifesi della società, quelli che non hanno certezze nemmeno sui beni primari.
Il consumo è direttamente collegato al guadagno economico e quindi su larga scala al potere politico e mediatico. Infatti, la preoccupazione maggiore di chi ha interessi estesi a livello mondiale è che possa diminuire il consumo e quindi il potere di controllare il sistema. I Mass Media influenzati da gruppi privati, quindi, ci abituano fin da piccoli che la soluzione a tutti i nostri mali sociali è essere positivi e consumare di più. Lo schema in cui siamo immersi è quello del “Fare”: Diventiamo sempre più efficienti nell’ottimizzare i tempi, pianifichiamo e ci specializziamo senza però avere colto il senso profondo delle nostre azioni. Non abbiamo più la serenità di affrontare i problemi collettivi con una visione d’insieme perché la nostra principale preoccupazione è avere una sicurezza economica personale sempre più stabile e non essere tagliati fuori dal sistema. Ci sacrifichiamo così a fare un lavoro che non ci piace, sopportiamo pressioni psicologiche trascurando il nostro riposo e la nostra salute.
Più viviamo in una situazione di urgenza e stanchezza e più le azioni che facciamo sono approssimative e senza troppa riflessione. Per noi è prioritario lavorare sempre di più, magari a condizioni sempre peggiori, piegandoci in nome dell’urgenza di reperire sufficiente denaro. La necessità di guadagnare viene utilizzata come la maggiore forma di ricatto per gestire le masse sotto una linea uniforme. In una situazione di paura i valori sbiadiscono e, chi riesce a rimanere a galla, anche sfruttando le persone più deboli, non viene esageratamente condannato. Le enormi tensioni e i disagi accumulati vengono sfogati incolpando chi è meno efficiente o chi non si sacrifica come abbiamo dovuto fare noi. In questa maniera contribuiamo a fare il gioco di chi vuole manipolarci, incoraggiando una vita misera e incompleta. L’energia che deriva dalla cooperazione viene ridotta al minimo determinando l’ambiente migliore per sfruttare le masse: quello del “tutti contro tutti”.
CONSUMIAMO MENO
Come si risolve questo problema? Prima di tutto ripristiniamo le condizioni sociali che ci permettono di affrontarlo. Dobbiamo diffondere il consenso ad avere una parte consistente della nostra vita libera dalle occupazioni. E’ di fondamentale importanza ritagliarsi un tempo ben definito che non sia invaso da pressioni esterne. E, a meno che non facciamo parte di una classe sociale veramente agiata, questo spazio non può essere ricavato senza lavorare di meno. Alleggeriamoci del superfluo e Impariamo a spendere molto meno di quanto gli standard della vita sociale vorrebbero imporre. Allentiamo la morsa innaturale degli impegni e riprendiamo confidenza verso ritmi più naturali e consoni all’uomo. Nessuno si sforzerà per fornirci tale spazio, siamo noi che dobbiamo fermarci e costruircelo andando contro corrente e accettando quella dose di “rischio” che deriva dal non uniformarsi nelle consuetudini sociali.
Finché non affrontiamo la vita con il cuore e la mente calmi non ci daremo la possibilità di valutare la situazione d’insieme e organizzarci verso un cambiamento definitivo. Non possiamo uscire dalla routine in cui siamo immersi se ogni parte della nostra vita è già pianificata e ogni piccola deviazione dai binari la viviamo come un peso. Solo quando la mente non è occupata ci diamo la possibilità di affrontare la vita nella sua totalità, rivalutandone anche le basi, se necessario. Non è facile smettere di avere la mente piena delle certezze che ci hanno inculcato, ma quando accade, in quei momenti possiamo trovare qualcosa che ha più valore di un’intera vita passata a produrre: Possiamo uscire dal vecchio schema mentale e scoprire per la prima volta qualcosa di veramente nuovo, imprevisto e creativo.
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