Salviamo il soldato Berlusconi





Forse l’Italia è l’unico paese al mondo dove non c’è un limite a tutto. Infatti, mentre passa anche lo scudo fiscale al falso in bilancio, qualcuno rilancia una vecchia proposta (datata 2002) di assegnare a Silvio il Nobel per la pace. Il piduista di Arcore dopo aver ridotto la democrazia italiana – grazie ad un’opposizione balbuziente – un involucro vuoto la spara ancora grossa: “Con il voto dell’intero Parlamento in Afghanistan e nei vari teatri di azione restiamo per contribuire alla pace e alla lotta al terrorismo internazionale”. Ne prendiamo atto. Ma che strano in Guerra non c’è la progenie del presidente Berlusconi, dei membri del governo e dei parlamentari. Perché gli onorevoli italiani non mandano i propri figli a combattere? Potrebbero arruolarsi e andare laggiù nei “teatri di azione”, a dare un a mano. La casta avrebbe dovuto spedire gli affezionati pargoli per primi, giusto per dare il buon esempio. Non vi pare? Allora, incoraggiamo gli onorevoli. Se sono per la guerra, la sostengano concretamente. In realtà sono quasi sempre i figli del Sud a trovarsi regolarmente in trincea quando c’è da difendere a costo della propria vita i privilegi del sistema. Poveri diavoli. indossano la divisa per tirare a campare e tutelano i privilegi dei potenti. Dopo il funerale della giustizia eccoci a quello delle notizie. Una delle caratteristiche fondamentali della dittatura è il monopolio dell’informazione. Ormai se una cosa non appare in tv non esiste. “Disobbedienti invece che pacifisti” ordina l’unto del signore al 90 per cento dei media tricolore. E poi come potente arma di distrazione di massa funziona sempre il calcio (da qualche stagione a pagamento). E lì in tanti maschietti a rincoglionirsi definitivamente. Allora aveva ragione il maestro Enzo Biagi: Berlusconi è un politico d’accatto” e merita un premio.

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