Ogni giorno 200mila mq di pianura Padana sono coperti dal cemento




Sì avete letto bene!!! 200mila metri quadri ogni giorno mangiati dal cemento che avanza nel bacino del Po.
20 ettari di territorio che l’urbanizzazione ricopre ogni giorno, in un processo inesorabile che cancella quotidianamente aree grandi come 12 piazze del Duomo di Milano o, se preferite, 28 volte Piazza Maggiore di Bologna.

E’ questo il triste risultato del primo rapporto dell’Osservatorio nazionale sul consumo di suolo, presentato “Per colmare una grave carenza di dati nel paese del cemento facile”. Conoscere i dati del consumo di suolo in Italia è il primo passo necessario per sviluppare norme e politiche per la reale tutela del territorio.
Il primo rapporto sui consumi di suolo è lo strumento necessario per avviare nel nostro Paese la raccolta sistematica di dati necessari a conoscere le dimensioni di un problema ambientale, fortemente connesso al modo in cui si sviluppano le nostre città, ma fino ad oggi sostanzialmente inesplorato.
Su 20 regioni infatti, solo 6 hanno avviato la ricognizione delle trasformazioni del suolo nel tempo, e tra queste spicca la Lombardia con 288.000 ettari di superficie ormai ’sigillati’ dall’urbanizzazione. In Emilia Romagna invece, su un arco temporale esteso dal 1976 al 2003, il territorio urbanizzato è quasi raddoppiato, passando dal 4,8 al 8,5% della superficie regionale, mentre ancora maggiore è stata la perdita di aree agricole: ben 198.000 ettari, l’intera superficie media di una delle 9 province emiliano-romagnole.

Il lavoro dell’osservatorio non si è limitato a misurare il suolo ‘consumato’ dall’urbanizzazione, ma ha valutato anche le trasformazioni del suo uso: suoli agricoli che vengono abbandonati alla natura, zone umide bonificate o ripristinate, insomma una ‘fotografia’ delle mutazioni recenti del nostro paesaggio.
Anche per quanto riguarda il fenomeno preoccupante dell’erosione delle superfici agricole il protagonista resta l’urbanizzazione, responsabile di 2/3 delle perdite di suolo agricolo, con l’aggravante che ben difficilmente i suoli ’sigillati’ da cemento e asfalto potranno mai tornare ad essere produttivi: nelle regioni del Grana Padano e dei salumi ‘made in Italy’, Emilia Romagna e Lombardia, ogni giorno scompaiono 32 ettari di superfici agricole: le dimensioni di una media azienda cerelicola.
A tal proposito queste sono state le dichiarazioni di Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia: “seguendo l’esempio della Germania della Merkel, l’Italia deve darsi un piano nazionale di lotta al consumo di suolo, per questo i dati che descrivono la gravità del fenomeno sono indispensabili, sia per averne piena consapevolezza, sia per monitorare il raggiungimento di obiettivi di riduzione. La mancanza di dati attendibili sul consumo di suolo non giova a nessuno, se non a chi intende avere le mani libere per continuare a spalmare cemento sul territorio”.

Nel dettaglio, dalle aggregazioni provinciali emerge il primato della Lombardia: regione capofila, in Italia, nella produzione di valore aggiunto agrozootecnico, un settore che dipende strettamente dalla disponibilità di suolo agricolo. Ebbene, nel periodo 1999-2006 questa regione ha perso 26.778 ettari di superfici agricole, in gran parte (oltre 22.000 ettari) divenuti urbanizzati, quindi persi irreversibilmente, il resto abbandonati o perchè in aree montane o perchè ridotti a scampoli dove l’interesse a coltivare terreni è crollato.

Il risultato consolidato è quello di una regione in cui 288.000 ettari di superficie sono ormai ’sigillati’ dall’urbanizzazione: vuol dire che quasi il 14% dell’intera superficie regionale è urbanizzata ma, se ci riferiamo alle superfici della pianura (circa il 55% del territorio regionale), la Lombardia ha già consumato e coperto di cemento quasi un quarto dei suoi territori ad alta vocazione agricola. Perfino peggiori, se rapportati ad una regione che ha meno della metà della popolazione lombarda, sono i numeri dell’Emilia Romagna.
Qui i dati sono disponibili su un arco temporale più esteso, dal 1976 al 2003, nel corso del quale il territorio urbanizzato è quasi raddoppiato, passando dal 4,8 al 8,5% della superficie regionale. Ancora maggiore è stata la perdita di aree agricole: ben 198.000 ettari, l’intera superficie media di una delle 9 province emiliano-romagnole, ‘bruciati’ in un solo trentennio, anche se nel caso di questa regione l’abbandono di ampie superfici coltivate nell’area appenninica ha fornito un contributo determinante alla trasformazione dei suoli.

Arrestare la crescita del consumo di suolo non è dunque solo una grande sfida per la tutela del nostro paesaggio, ma anche una garanzia di presidio delle superfici agricole che da secoli sono state destinate a ‘nutrire il pianeta’.

Questi dati sono comunque destinati a peggiorare infatti, come tutti probabilmente saprete, il nostro governo ha appena varato il cosidetto “Piano Casa” con l’obiettivo di realizzare centomila alloggi nei prossimi 5 anni.
Ci vien da fare una domanda: “e delle abitazioni già realizzate e rimaste invendute… cosa ce ne facciamo???”.
In Emilia Romagna ci sono più di 55000 case rimaste invendute con una situazione gravissima a Reggio Emilia, considerata la Maglia Nera in regione dove resta senza acquirente 1 Immobile su 3. Un dato eclatante e indicativo anche di come in questi anni si sia costruito ben oltre il bisogno, di come l’offerta abbia superato la domanda.

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