La Padania non esiste. E’certificato

Eseguono il Va’ Pensiero prima delle partite di calcio della squadra di Bobbio (Piacenza). Riempiono di Rose delle Alpi (alias di simboli della Lega Nord) la scuola di Adro, nel Bresciano. Eccetera eccetera.
Ma i fans del Carroccio non dispiegano i vessilli della padanità in circostanze e luoghi altamente incongrui per orgoglioso celodurismo. Il contrario, anzi.
I leghisti fanno così perché cercano di riempire con tele di ragno un pauroso abisso: la loro Padania non ha un denominatore comune e non rappresenta alcuna identità collettiva. Lo dice il Rapporto annuale della Società geografica italiana.
La terra dei sogni leghisti, insomma, non è nemmeno un’ “espressione geografica”, la definizione con cui il cancelliere austriaco von Metternich bollò l’Italia poco prima dei moti risorgimentali del 1848.
Secondo la Società Geografica Italiana infatti non c’è “il” Nord, ma ci sono piuttosto “i” Nord: “un insieme poco coerente di sistemi territoriali e di pratiche istituzionali a scala regionale”, una macroregione “segmentata in una moltitudine di luoghi e caratterizzata da logiche divergenti e deboli sinergie”.
Ovvero, i sedicenti padani sono in realtà un’accozzaglia incongruente di piccole minoranze. Esattamente come sono minoranze gli zingari e gli stranieri che essi guardano con sospetto.
La mancanza di un’identità propria li spinge ad invidiare le identità altrui fino ad aggredirle e a pretendere che vengano annullate. Ma non solo.
E’ inevitabile che quando si vuole creare ed ostentare un’identità inesistente si commettano errori tali da sconfinare nel masochismo. Nella scuola di Adro hanno messo il Sole delle Alpi fin sugli zerbini. E non li ha neanche sfiorati il pensiero di aver fatto un gustosissimo autogol.

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