Le dieci catastrofi naturali più gravi dovute ad eventi meteorologici estremi sono costate, nel 2021, ben 170 miliardi di dollari.
Una cifra in deciso aumento rispetto ai 150 miliardi dell’anno precedente.
A spiegarlo è il rapporto annuale dell’organizzazione non governativa britannica Christian Aid, secondo il quale ad aggravare sempre più la situazione è il peso dei cambiamenti climatici.
Il rapporto sottostima il totale, poiché considera solo i beni assicurati
Si tratta, inoltre, di dati assolutamente parziali, poiché i danni prese in considerazione sono unicamente quelli patiti da beni assicurati.
È evidente che, se conteggiassero anche gli altri costi, le cifre reali sarebbero ben più alte.
Inoltre, proprio a causa della metodologia, il rapporto si concentra soprattutto su eventi che hanno colpito nazioni ricche, nelle quali molte persone hanno stipulato polizze per assicurare, ad esempio, immobili o automobili.
In questo senso, la stessa Christian Aid sottolinea che “alcuni tra i peggiori eventi meteorologici estremi del 2021 hanno colpito in realtà paesi poveri”.
Basti pensare al Sud Sudan, nel quale le inondazioni hanno colpito circa 800mila persone ma i cui costi non sono stati calcolati a causa della porzione particolarmente bassa di beni assicurati.
Il documento spiega quindi che sono state almeno 1075 le vittime, sempre per i dieci eventi considerati.
Mentre le persone costrette ad abbandonare le loro case e le loro terre sono state più di 1,3 milioni.
Al primo posto nella classifica delle catastrofi di Christian Aid c’è l’uragano Ida
Nello specifico, la catastrofe più costosa secondo il rapporto è stato l’uragano Ida, che ha provocato inondazioni a New York, provocando danni per 65 miliardi di dollari.
Al secondo posto, con 43 miliardi di dollari, le piogge torrenziali che hanno colpito Germania e Belgio nel mese di luglio.
Segue quindi la tempesta invernale Uri che ha provocato, soprattutto in Texas, gravi danni alla rete elettrica (il totale dei costi è stato stimato in 23 miliardi di dollari).
Lo studio cita quindi le inondazioni di luglio nella provincia di Henan, in Cina (17,6 miliardi), quelle che si sono concentrate a novembre nella Columbia Britannica, in Canada (7,5 miliardi).
E ancora l’ondata di freddo tardiva in Francia ad aprile (5,6 miliardi), che ha colpito numerosi vigneti, il ciclone Yaas in India e Bangladesh (maggio, 3 miliardi) e il tifone In-Fa in Cina (luglio, 2 miliardi).
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