IL CONSORZIO DALLE UOVA D'ORO



 
IL CONSORZIO DALLE UOVA D'ORO
Pasqualino D'Aniello (Il Gazzettino Vesuviano; Terra Campania)
IL CASO. L'Ente di bonifica nell'Agro nocerino sarnese e l'opera di ingegneria idraulica risalente al regno borbonico.
Vengo invitato dalla signora Lucia Lombardo, residente a Sant'Antonio Abate, che si è distinta alla scorse elezioni amministrative abatesi per aver presentato una candidatura a sindaco di protesta con una lista composta da venti casalinghe. All'incontro ho il piacere di conoscere Santa Cascone, presidente dell'associazione di Pompei "Territorio Libero", che opera da anni per denunciare la situazione di degrado del territorio, ed in particolare la storia abominevole del Consorzio di Bonifica dell'Agro Nocerino Sarnese. Le due donne iniziano a mostrarmi una mole di documenti e di mappe cartografiche, da cui prendo atto con meraviglia di quanto loro conoscono il problema e delle "competenze idrauliche" che hanno assunto nel corso degli anni.
Il problema che si vuole denunciare è che il rapporto del cittadino con l'ente consortile è, a dir poco, del tipo "cornuto e mazziato". Questo perché da un lato i cittadini sono ancora oggi costretti a pagare al Consorzio un tributo annuale, mediante cartella esattoriale, dall'altro lato l'ente in questione non solo continua a non fare nulla per giustificare il tributo escusso al cittadino ma, addirittura impedisce allo stesso di esercitare i suoi sacrosanti diritti di rappresentanza, che dovrebbe poter esprimere mediante l'elezione degli organi di gestione. Inoltre l'ente opera da anni un'allegra e non trasparente gestione, con accumulo di personale e di costi, che puntualmente ricadono sulle bollette del cittadino.
Il Consorzio nasce nel 1952, dall'accorpamento di quattro enti similari che insistono su territori contigui, e ha lo scopo di gestire e fare manutenzione dell'assetto idrogeologico del territorio di competenza. Territorio già risanato in epoca borbonica mediante importanti interventi di bonifica. Il consorzio comprende 62 mila ettari e 42 comuni. I consorziati sono quindi i proprietari che si costituiscono in associazione, eleggono democraticamente gli organi elettivi, con periodicità quinquennale esprimono una partecipazione diretta alla gestione e si assumono l'obbligo di contribuire alle spese occorrenti per garantire la salvaguardia del territorio.
Nel nostro caso, però, il consorzio ha due specifiche caratteristiche: non nasce dall'esigenza di bonificare un territorio, ma ha solo il compito di mantenere la struttura idraulica preesistente, realizzata dalla bonifica agraria borbonica del 1800. è inoltre anomalo nella gestione. Di fatto lo Stato prima, e la Regione Campania poi, hanno tollerato l'assoluta esclusione dalla gestione del consorzio dei proprietari, i quali per decenni hanno pagato una "tassa del Sarno" a fronte di non si sa cosa, e da sempre sono stati spogliati del loro diritto di partecipare alla gestione del Consorzio.
Infatti, relativamente a quest'ultimo punto, in attesa che fossero costituti gli organi elettivi, la gestione inizia con un commissario dotato di poteri ordinari e straordinari. Tale attesa "purtroppo" dura circa un ventennio.
La prima elezione fu indetta nel 1966 e rinviata al 1970 per errori procedurali. Gli "eletti" e sempre gli stessi durano in carica circa un ventennio. Poi il consorzio viene commissariato nel 1992. Pare gli sia stata contestata proprio la mancata partecipazione dei consorziati, perché non erano state più indette elezioni alle scadenze dei mandati. Quindi la regione si sostituisce nella gestione, con un commissariamento che dura fino ad oggi. Proprio questo è il periodo in cui il consorzio comincia a diventare esoso, con una gestione che non apporta nessun miglioramento visibile sul territorio e una situazione debitoria notevole, come rileva la corte dei conti nel 2002, finché nel 2003 la regione Campania sembra che decida di mettere ordine in questa materia.
A proposito di gestione e situazione debitoria, vale la pena di fermarsi un attimo per ricordare che subito dopo la costituzione, il consorzio si butta a capofitto nella progettazione di una "grande opera": la centrale ortofrutticola di Nocera-Pagani. Qualcuno si chiederà: "che 'cavolo' centra con la sicurezza del territorio?". Io non lo so! Ma sappiamo che è costata 70 miliardi di lire e successivamente la Regione ha stanziato altri 149 mila euro per il suo completamento. Oggi parte di essa è un'autorimessa e l'altra un'area fieristica. Ad iniziare dal 2003 il Consiglio regionale della Campania si è pronunciato varie volte in materia di Consorzi di bonifica, ad iniziare dalla legge n. 4 del 25 febbraio 2003, per proseguire con vari emendamenti successivi, fino ad arrivare a quelli della finanziaria 2009. Tuttavia, ad oggi non è ancora successo nulla, a parte un intervento del commissario Marotta in una televisione privata, avvenuto qualche giorno addietro, nel quale si annunciano le elezioni consortili nel 2010.
Intanto in detto periodo la Giunta regionale ha approvato diversi atti con delibera commissariale del consorzio, quali i bilanci di previsione e i conti consuntivi, che seppure rivestono carattere di ordinarietà amministrativa, non sono affatto ordinari per contenuti ed obiettivi. Ad esempio, dal 2004 ad oggi i dipendenti del nostro consorzio sono passati da circa 90 agli attuali circa 170 (di cui 100 a tempo indeterminato, 70 stagionali ed un direttore amministrativo ad interim), tutti con assunzioni dirette, come da poteri del consorzio stesso. Il tutto con un deficit finanziario di "appena" 32 milioni di euro. Beh, la solita storia del paese dei cachi.
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