L'Italia ingrigisce: 100 campi da calcio al giorno


Nei prossimi anni la copertura di terreni verdi o agricoli con asfalto e cemento per costruire case, capannoni, industrie, strade, superstrade, autostrade arriverà a 75 ettari al giorno. Dossier Fai-Wwf. Con una road map per evitarlo.



Spariranno 75 ettari al giorno di verde in Italia. Oltre 100 campi da calcio al giorno che da verdi diventano grigi, coperti da strade, capannoni spesso sfitti, palazzi di periferia. E' quanto rischia di accadere se l'edificazione selvaggia proseguirà. L'allarme si basa sui dati raccolti e presentati dal Fai (Fondo ambiente italiano) con il dossier 'Terra rubata-viaggio nell'Italia che scompare'. La stima emerge da un'indagine condotta in undici regioni italiane, rappresentative del 44% della superficie del territorio italiano: Umbria, Molise, Puglia, Abruzzo, Sardegna, Valle d’Aosta, Lazio, Liguria, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia. 
 
Consumo del suolo. Alcuni numeri
Secondo il dossier Fai-Wwf l'area urbana in Italia negli ultimi 50 anni si è moltiplicata di 3,5 volte ed è aumentata dagli anni '50 ai primi anni del 2000 di quasi 600mila ettari. I nuclei urbani continuano a ampliarsi nonostante migliaia di residenti scelgano ogni anno di andare a vivere altrove: per ogni abitante perso la città grigia cresce invece di 800 metri quadrati. In Emilia Romagna tra il 1954 e il 2008 sono spariti 9 ettari di suolo al giorno. In Sardegna l’incremento di terreno urbanizzato è cresciuto del 1.154% rispetto agli anni Cinquanta. Poi ci sono alcune piaghe, come le cattedrali nel deserto, l'abusivismo edilizio e le cave, tipicamente italiane. I progetti attualmente in corso di grandi infrastrutture mettono a rischio 84 aree protette, 192 siti di interesse comunitario e 64 International bird area. Dal 1948 a oggi, sono stati 4,5 milioni gli abusi edilizi: 75mila l'anno e 207 al giorno. Tre i condoni negli ultimi 16 anni (1985, 1994 e 2003). Le cave, solo nell'anno campione 2006, hanno mutilato il territorio escavando 375 milioni di tonnellate di inerti. Dal 2000 al 2010 si è registrata in agricoltura una diminuzione della superficie dedicata dell'8% e della superficie utilizzata del 2,3%, mentre il numero delle aziende agricole e zootecniche è diminuito nello stesso periodo del 32,2%. Circa il 70% dei Comuni è interessato da frane che, tra il 1950 e il 2009, hanno provocato 6439 vittime tra morti, feriti e dispersi. Allarma, infine, anche il rischio desertificazione: il 4,3% del territorio italiano è considerato "sensibile a fenomeni di desertificazione" e il 12,7% come 'vulnerabile'". Per questo, secondo gli esperti riuniti a convegno a Milano, il consumo del suolo è il primo problema che abbiamo in Italia, perché raggruppa problemi di sicurezza, come l'assetto idrogeologico, di legalità come l'abusivismo edilizio, problemi ambientali di tutela come quelli paesaggistici e naturalistici, commerciali, di turismo. 
 
Terra rubata. Viaggio nell’Italia che scompare
E' il titolo del dossier del progetto svolto dall’Università degli studi dell’Aquila e promosso dal Fondo ambiente italiano (Fai) e dal Wwf. Durante la presentazione a Milano il 31 gennaio Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onorario del Fai, ha sottolineato la necessità di "affrontare il domani e non solo l’emergenza, perché poi si paga se nell’emergenza si è agito nella maniera sbagliata. Mi auguro che il governo Monti, che pure ha dovuto affrontare emergenze che risalgono all’epoca dei nostri padri fondatori, consideri anche il domani che seguirà alle sue scelte". "Il territorio è sottoposto a una minaccia spaventosa - ha ribadito il presidente onorario del Wwf Fulco Pratesi - di cui pochi si rendono conto". "In Italia non si può tracciare un cerchio del diametro di 10 km senza intercettare un nucleo urbano", ha precisato Costanza Pratesi, responsabile ufficio Ambiente e paesaggio del Fai. Una crescita a macchia di leopardo e senza pianificazione, che non è più legata a un contesto storico particolare, come lo era nel dopoguerra, ma che procede costantemente senza essere guidata: alcune leggi vigenti risalgono al 1942.
 
Le proposte Fai e Wwf
- Moratoria delle nuove edificazioni su scala comunale in attesa di nuovi, più severi limiti all'urbanizzazione nei piani regolatori
- Censimento degli effetti dell’abusivismo edilizio su scala comunale
- Priorità al riuso dei suoli anche utilizzando la leva fiscale per penalizzare l’uso di nuove risorse territoriali e favorire il cambio di destinazione d’uso di un terreno se coerente con le scelte in materia di ambiente, paesaggio, trasporti e viabilità
- Indirizzare in via prioritaria le nuove edificazioni negli ambiti urbani consolidati e nel recupero delle aree dismesse
- Rafforzare la tutela delle coste, estendendo da 300 a mille metri dalla linea di battigia il margine di salvaguardia
- Difendere i fiumi non solo attraverso il rispetto delle fasce fluviali, ma con interventi di abbattimento e delocalizzazione degli immobili situati nelle aree a rischio idrogeologico. Questo potrebbe anche evitare esiti tragici del dissesto, come quelli dell'autunno 2011 nelle Cinqueterre in Liguria.
- Imitare esempi virtuosi come Inghilterra, Francia e Germania che, attraverso la programmazione e tassazione, sono riusciti a scoraggiare l'occupazione di suoli agricoli.

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