Mobilità sostenibile: l'Italia resta ferma al palo

TrafficoChe l’Italia non fosse un Paese particolarmente lungimirante sul fronte dellamobilità sostenibile non lo scopriamo certo oggi, tuttavia se negli anni scorsi potevamo segnalare miglioramenti (seppur poco significativi) di alcuni importanti indicatori, per l’anno in corso assistiamo invece ad un vero e proprio quadro recessivo del panorama nazionale per quanto riguarda quasi tutte le soluzioni di trasporto alternativo all’auto privata.
A rivelarcelo è il rapporto 2011 di Euromobility, pubblicato qualche giorno fa, dove emerge una situazione decisamente al di sotto delle aspettative e dagli scenari tutt’altro che positivi. I numeri sono sconfortanti: su tutti il trasporto pubblico locale (ancora inefficiente nella maggior parte delle città italiane) e soprattutto le auto private che continuano a fare la parte del leone nei centri urbani, responsabili, si evince dal rapporto, di più di ottomila morti anno per le polveri sottili (soltanto 13 città su 50 sarebbero in regola con le emissioni di PM10).
A preoccupare, oltre a questi aspetti, sono le sfide per il futuro, quelle stesse sfide che in altre parti d’Europa si stanno rivelando vincenti mentre qui si dimostrano essere degli autentici fallimenti. Il car sharing per esempio i cui numeri erano e rimangono striminziti: 113 auto a Torino, 105 a Roma, 86 a Milano, 73 a Genova, 47 a Venezia, 36 a Palermo. A Bruxelles, giusto per fare una comparazione ci sono 227 auto per 140.000 abitanti, a Brema 167 auto per 547.000 abitanti, a Monaco 345 auto per 841.000 abitanti.

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Ma anche per quanto riguarda l’utilizzo della bicicletta il confronto con altre realtà non regge: a Bruxelles per esempio ci sono 2.500 bici collettive con 180 stazioni, a Parigi oltre 20.000 bici con 1.800 stazioni, a Lione 4.000 con 340 stazioni, a Barcellona oltre 6.000 bici con 428 stazioni, a Siviglia 2.500 bici con 250 stazioni, a Londra oltre 6.000 bici con 400 stazioni.
In Italia, giusto per capirci, solo Milano dispone di un numero significativo di mezzi con due ruote: 1.400 bici, il resto sono cifre esigue. Ma anche a livello di pianificazione il quadro è preoccupante: il Mobility Manager, ovvero la figura professionale, ufficialmente obbligatoria per legge, che avrebbe dovuto curare l’aspetto della mobilità alternativa a livello urbano, continua a latitare: il numero degli stessi infatti non aumenta rispetto all’anno precedente; sono ancora parecchie infatti le città che non se ne sono ancora dotate all’interno della propria pubblica amministrazione.
Il rapporto esamina anche la qualità dell’aria delle città italiane per quanto riguarda le polveri sottili. Ancona ha registrato il maggior numero di superamenti (140 rispetto ai 35 consentiti), seguita da Torino (131). La media annuale di PM10 più elevata si è registrata a Torino (50 microgrammi al metro cubo, superiore al limite consentito di 40), seguita da Ancona (48,4) e Napoli (48.0). L’aria più buona si respira invece a Genova, dove si sono registrati solo 5 superamenti, e a Potenza, che ha una media annuale di 22 microgrammi al metro cubo.
Ovviamente sono questi ultimi dei dati da prendere con le pinze, nel senso che le città più esposte al vento e vicino al mare indipendentemente dalle misure adottate in tema di mobilità, fanno ovviamente registrare i valori migliori. In questa guerra fra poveri infine segnaliamo Torino come vincitrice di questa speciale classifica; magra consolazione per la città piemontese leader italiana, ma ancora troppo distante come potrete osservare dalrapporto, dagli standard di altre città d’Europa.
Via | Euromobility.org
Foto | Flickr

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