LA TAV SERVE SOLO A FAR CASSA

Intervista a Luca Rastello 

Opera inutile, costosa e infattibile. Partire coi lavori serve alle aziende coinvolte per fatturare subito e alla politica per muovere fiumi di danaro. La stampa? Troppo spazio agli scontri. Nessuno parla delle motivazioni valide e articolate che spingono il movimento no Tav.

LA TAV SERVE SOLO A FAR CASSA
Luca Rastello La Tav in Val di Susa, il Ponte sullo Stretto, la Gronda di Genova. Opere considerate, dai più, inutili e costose. E allora perché vogliono farle?

C'è la necessità, da parte di molte aziende, di fatturare in fretta, di fatturare adesso. La necessità di amministrazioni politiche di movimentare denaro. Non credo che dietro ci sia l'utilità di queste opere infrastrutturali. Personalmente conosco bene soltanto il caso Tav, ma sono sicuro che è legato a un modello logistico desueto su una linea che non ha volumi di traffico tali da rendere necessaria un'opera come questa. Del resto sono convinto che
l'opera non si farà per ragioni tecniche. L'importante è avviare i lavori con grave impatto ambientale per permettere a chi ha gli appalti di fatturare immediatamente.

E i soldi da dove li prendono?


Si spera molto nel finanziamento europeo, i meccanismi sono particolarmente complicati perché il finanziamento europeo in realtà è un vincolo di impegno a cofinanziare, quindi significa un onere enorme sulle casse delle amministrazioni locali. Inoltre c'è il meccanismo non chiaro del finanziamento per cui sono previsti prestiti da istituti bancari i cui interessi, però, vanno
a carico delle amministrazioni pubbliche per cui apparentemente ci sono finanziamenti privati, ma i cui oneri maggiori sono a carico del pubblico.

Progettano grandi opere costosissime e dall'altra parte rimettono il ticket sanitario, vogliono allungare l'età pensionabile, tassano il risparmio privato. Ma tutto questo che senso ha?
Nessunissimo senso. L'indagine che si dovrebbe fare adesso è sugli argomenti a favore del Tav perché è impressionante la differenza di tono nell'argomentazione, al di là delle prassi materiali e politiche che possono essere condannabilissime, ma la differenza di tono nell'argomentazione: da una parte contro il progetto ci sono
argomenti articolati di natura logistica, ambientale e quant'altro, dall'altra parte ci sono enunciazioni di principio del tutto strette che passano nel senso comune grazie al coro unanime di informazione politica, ma che non hanno nessuna articolazione obiettiva e non si parla di come vengono reperiti i soldi, non si parla dell'utilità dell'opera, non si parla della fattibilità reale dell'opera, non ci sono indicazioni di nessun tipo, non c'è nessun senso se non quello di fare cassa subito!

Fanno cassa subito e poi la Tav non si farà...


Il che non vuole dire che non faranno danni alla Valle, che non faranno danni alla comunità locale facendo perdere di valore tutte le attività economiche locali impostando anni e anni di cantieri inutili che però finiranno nella cattedrale nel deserto che tutti si aspettano...


Tu sei un giornalista. Come giudichi il comportamento della stampa nel caso Tav?

Non voglio giudicare affrettatamente ma la mia percezione è molto brutta, credo che ci sia stata un'incapacità di muoversi davvero su tutti i fronti dell'inchiesta, non si parla della condizione, non si è parlato quasi mai della situazione locale, non si è parlato dei termini economici e logistici e si tende molto invece a privilegiare la sensazione provocata dalle forme di scontro.

Perché? Ci sono interessi?
No, non penso che si tratti di interessi, non credo a complotti o a cose del genere, penso soltanto a una certa approssimazione, una buona dose di pregiudizio e una certa soggezione alle rappresentanze politiche che sono compattissime invece nel fronte a favore.

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